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Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Ci vorrebbe, ogni tanto, il coraggio di fermarsi. Invece, il carrozzone del calcio non conosce soste, troppi interessi gravitano attorno al Dio Pallone. Ci vorrebbe un bel reset totale e mica solo nel pianeta della palla di cuoio a scacchi. Il calcio è lo specchio della nostra moderna società dove etica, educazione, rispetto e coerenza vanno giornalmente a farsi benedire. Tutto è lecito, tutto è permesso. La decadenza parte dall’alto con una classe politica, di destra, sinistra o centro che non perde occasione per alimentare l’esempio di consapevole scelleratezza, incompetenza e declino. Tutti indignati dalle immagini che giungono da Salerno. Tutti moralizzatori. Gente come Lotito, Mezzaroma, ci sarebbe da scrivere un’enciclica. Il derby della vergogna, Salernitana-Nocerina non è più una semplice partita di calcio. E’ la punta dell’iceberg di un sistema da tempo al collasso. Salernitana-Nocerina è un vergognoso ed attuale spaccato della nostra società, della nostra epoca. Una comunità in balia di un manipolo di bagordi che decide di boicottare, con tanto di preavviso, il giochino domenicale. Minacce, intimidazioni, terrore, è una sfida a qualcosa di più grande del calcio. Non è possibile nemmeno catalogare l’accaduto come un’esclusiva del Sud d’Italia o della Lega Pro, terza serie professionistica del palcoscenico pallonaro nazionale. Ho letto con grande attenzione sul web una bella intervista del collega Zagnoli all’ex bandiera atalantina Fabio Gallo. In procinto di accettare il ruolo di vice allenatore del Brescia in serie B (capo allenatore Marco Giampaolo), l’ex capitano della Dea viene raggiunto da una decina di esponenti della curva bresciana portatori di un prezioso “consiglio”. Gallo, nonostante le rassicurazioni del presidente Corioni, rinuncia alla sottoscrizione di un anno di contratto come vice mister delle Rondinelle. Oggi si occupa di consulenza assicurativa nel campo della sanità e della previdenza in provincia di Verona. Il fatto di Brescia non ha avuto l’eco mediatico della bufala all’Arechi di Salerno ma racchiude il medesimo intrinseco segnale. C’è qualcosa che non va. Se tutto questo rappresenta la criminosa azione di una minoranza, perchè in Italia non isoliamo questi branchi di deficienti punendoli adeguatamente? C’è qualcosa di più sotto? C’è una responsabilità diretta delle società sportive o sono loro le vittime di uno pseudo sistema tifo? E’ un dilemma vecchio come il mondo sfociato anche in episodi di violenza assurda. Morti, feriti, in taluni casi un bilancio da guerriglia. Solo che alla soglia del 2014, io, francamente, mi sarei anche un pochino rotto le palle. La risposta dello Stato e dei Ministeri la conosciamo. Tutti schedati, tutti catalogati, identificati. Tessera del tifoso, divieto di trasferta, la morte di uno spettacolo che poteva essere goduto con l’acquisto di un biglietto dieci minuti prima del fischio d’inizio. Per colpa di qualche mela marcia ci rimettono tutti. Come alle scuole superiori. A causa dei soliti noti (che tanto si conoscono bene) non si parte per la gita scolastica. Noi, al tempo, un rimedio lo trovammo. Isolammo i cretinoni, gli voltammo le spalle, smettemmo di dedicare loro sorrisi ed attenzioni. La società ha nelle proprie mani le chiavi del cambiamento in ogni direzione. Ognuno ha il dovere di portare il proprio mattoncino per salvaguardare il diritto di godere serenamente di un momento di giubilo. Poi è chiaro che personaggi del calibro di Lotito, O’Scornacchiato De Laurentis, Conte e compagnia cantante non agevolano l’operazione ripulisti. Allora una pausetta non farebbe affatto male. Una pausa di riflessione, come fanno i fidanzati quando tira aria di crisi. Ma qui sono utopico io e me ne rendo conto. E torniamo alla premessa, il calcio non si ferma davanti a niente. Fino a quando si ripartirà la domenica successiva con un meno tre in classifica o un 3-0 a tavolino sarà il calcio e saremo noi a perdere. Di giornata in giornata, di anno in anno. Sempre.

Mattia Grandi      

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