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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 27 Ott

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16 – L’Angelo che fece decollare il Bologna

“..Fu il palleggio sicuro di Schiavio ad agevolare la sua azione di centravanti di sfondamento. Camminava e correva ondeggiando lievemente, sì che l’avversario non sapeva più da che parte prenderlo. Lo scatto pronto, autoritario.. L’azione potente e veloce. Aveva un dribbling stretto, secco, imperioso. Il suo tiro era una fucilata”.

Così scriveva Bruno Roghi, maestro del giornalismo sportivo, introducendo il libro sui centravanti scritto da Emilio Violanti. Così una delle penne più illuminate raccontava in poche battute quell’Angelo che all’improvviso si mise a volare nel cielo del Bologna. Iniziò a farlo nel 1922, ad appena diciassette anni, e andò avanti fino al 1937. Sempre con una sola maglia, quella rossoblù. Sempre da “dilettante”, perché la sua filosofia era quella di farsi bastare i proventi di un’azienda di famiglia solida, lasciando che il calcio restasse pura passione. Nonostante lui ne fosse uno dei grandi interpreti, in Italia e nel mondo.

In qualche modo hanno anche provato a portargli via la leggenda che si era cucita addosso. Sui sacri testi del calcio gli vengono assegnate 108 reti in carriera, tutte segnate nella massima serie, e tutte col Bologna. Ma quella è soltanto la punta dell’iceberg. Perché nei manuali i conti si fanno a partire dalla stagione 1929-30, la prima con la formula del girone unico. La realtà di Angelo Schiavio, però, è un’altra: lui di reti per il suo Bologna ne ha segnate più del doppio, esattamente 254 se si comincia a contare dal 1922. In vita, non ne fece mai un dramma, né se ne lamentò. Lui non teneva conti al dettaglio, sapeva semplicemente  quanto valeva e i suoi primati nessuno avrebbe mai potuto toglierglieli.

Il destino a volte si diverte a giocare coi nomi. Forse è normale che uno come lui, così attaccato ai colori del cuore, diventasse in un amen “Anzlèin” per tutti i tifosi. Riprendendo l’affettuoso diminutivo con cui qualche anno prima era stato “rinominato” Angelo Badini, altra bandiera, altro pezzo fondamentale della storia rossoblù. Che tra l’altro aveva allevato Schiavio, giovane talento “nidiata” che avrebbe portato in pochi anni il Bologna ai vertici del calcio italiano.

Angelo Schiavio nasce il 15 ottobre 1905,  in una agiata famiglia borghese. E’ il sesto figlio di papà Angelo, da cui eredita il nome, commerciante di origini venete che ha avviato da tempo una già rinomata rivendita di tessuti, e di Teresa Stoppani. I fratelli si chiamano Raffaele, Marcello, Venanzio, Giustina e Giuseppina. Lui cresce e presto si innamora del pallone, giocando soprattutto in strada. Ha talento e si fa notare. Lo segue il Bologna, infatti, e a un certo punto lo mette in campo tra gli Allievi. Ma in famiglia c’è il primo veto: giocare a pallone è divertente, ma non sufficiente. Bisogna studiare, prima di tutto. Angelo lo fa: prende la licenza tecnica e studia ragioneria all’Istituto Tecnico Superiore. A sedici anni è in negozio con suo padre, e intanto per non smarrire la vena gioca con la Fortitudo. Ma ben presto riallaccia strettamente i contatti con la società rossoblu e capisce che quella è la strada, per divertirsi, per esprimersi. Va avanti, stavolta.

Nel 1922 è tornato alla grande, gioca e segna nella squadra riserve. E Felsner lo nota, perché i due parlano la stessa lingua, quella universale del pallone. Succede che Cesare Alberti, il bomber incontrastato, sia alle prese con il problema al menisco che lo tiene già fermo, e presto lo porterà verso il Genoa. Perin e Baldi sono out, manca persino il capitano Della Valle, impegnato in Nazionale. Allora “il mago” pensa a Schiavio, e lo manda in campo. Impossibile dimenticare la data: è l’ultimo dell’anno del 1922. C’è l’amichevole contro l’Ujipest, che alla fine sarà vinta dagli ospiti. 1-0, niente reti per Angelo, ma la sua prestazione lascia impressionato Felsner, che lo ributterà nella mischia in campionato, contro lo Spezia, il 14 gennaio del 1923. Debutto sfortunato e vittoria dei toscani per 2-1, ma da quel giorno, Schiavio diventerà una pedina inamovibile dell’attacco rossoblu.

Anzléin brucia le tappe. Approda alla Nazionale già a vent’anni, proprio mentre il Bologna sta per mettere in bacheca il suo primo scudetto. Ed è un debutto alla sua maniera:  doppietta nel 2-1 rifilato alla Jugoslavia all’Appiani di Padova. E’ onorato di rappresentare l’Italia (e farlo come sa: alla fine in Nazionale saranno 15 reti in 21 presenze…), e ogni volta lo rende felice tornare a Bologna, che è casa.

Sette gol nell’anno del debutto, la stagione 1922-23, sono un bel biglietto da visita per un diciassettenne. Nell’anno del primo scudetto saranno il doppio. E ancora siamo soltanto all’inizio della storia…

(16 – continua)

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