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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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La Roma liquida la pratica Bologna in ventisei minuti di gioco e la “manita” finale lascia i felsinei, mestamente, al terz’ultimo posto in classifica. Tre punti in sei partite, sedici goal al passivo (2,66 goal subiti di media a match), peggio dei rossoblu solo il Sassuolo dello 0-7 con l’Inter. C’è poco da raccontare, al primo affondo la Roma passa. Anzi, non affonda nemmeno, il tap-in di testa di Florenzi post bordata da fuori area è un assist al bacio di “Paperoga” Curci, nella domenica no, come da rigoroso calendario. La difesa non è da meno. Antonsson e Mantovani sono due piloni piantati nel manto erboso dell’Olimpico. Malissimo lo scandinavo, il raddoppio di Gervinho è tutto sul suo groppone e nella classe dell’ivoriano. Ancora la premiata ditta Curci-Centrali confeziona il tris. Angolo regalato ai capitolini, Benatia lo marco io e zac…pratica nel congelatore. Il Bologna? Non pervenuto, Diamanti è agonizzante per virus intestinale (con febbre), sfiora la rete della bandiera, il resto è noia. Imbarazzante Antonsson sulla doppietta del colored romanista. Ubriacato dallo scatto africano, rantola a terra e non si rialza più. Highway to Hell come canterebbero gli AC/DC, l’autostrada per l’inferno è spalancata per Stefano Pioli e per un Bologna tenero come il tonno che si taglia con un grissino. Chiaramente il divario tecnico tra le due compagini è improponibile ma la batosta è pesante, pesantissima. Il Bologna brancola al buio e la percezione, da video, è che Pioli non conosca antidoto. La squadra è scollata tra i singoli reparti, mancano idee e la condizione fisica non appare delle migliori. Psicologicamente, otto reti in tre giorni pesano sulla tenuta ermetica della seconda peggiore difesa del torneo. Gli spettri aleggiano sui cieli bolognesi. C’è poco altro da aggiungere, un filino di imbarazzo, un orgoglio necessariamente sopito. Domenica prossima il crocevia va in scena al Dall’Ara. Un Bologna-Verona vietato ai deboli di cuore, una partita da dentro o fuori. I felsinei hanno un solo risultato a proprio favore contro la rivelazione scaligera griffata Mandorlini, neopromossa in serie A. Compagine quadrata, settimo posto in griglia a quota dieci lunghezze (pari alla Lazio). Nove reti subite, nove realizzate. Uno zoccolo duro forgiato tra i cadetti lo scorso anno e qualche innesto di qualità per l’urto alla categoria. Spicca il nome altisonante di Luca Toni in attacco ma è la velocità degli esterni e la coesione della linea mediana a salvaguardare l’impresa gialloblu. Ricorda, vagamente e con il dovuto rispetto, l’impatto del Bologna di Ulivieri al ritorno in serie A. Una cooperativa del goal, sette marcatori diversi a referto per nove preziosi sigilli. Entusiasmo da vendere. L’Odissea di Mandorlini sotto alle Due Torri è legata ad una comparsata in serie B con annesso esonero. Fatalmente, molti anni dopo, la rivalsa del tecnico ravennate giunge nel momento più delicato della gestione Pioli. Vincere per respirare, pareggiare o perdere per aprire l’inevitabile crisi di Governo. Un’altra. Ahimè, sarà la stagione.

Mattia Grandi     

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