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Bologna

Alé Bulåggna! – Al sintîr dla memòria – 13 set

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Al sintîr dla memòria

(Il percorso della memoria)

Sâbet indrî, per non restare un intero weekend senza BFC, abbiamo partecipato ad una bella e meritoria iniziativa del Centro di Coordinamento Bologna Clubs, il percorso della memoria rossoblù. Guidati dal motto «S’al se stianca al fîl dla arcurdanza biåggna sänper fèri un gråpp», a sän andè in Zartåua,  non nel senso di andèr a truvèr Brèa, l’ottocentesco guardiano del cimitero che ha dato il nome ad uno dei tanti modi di dire bolognesi per finire all’altro mondo, ma con un biglietto andata e ritorno. 

Abbiamo così potuto vedere la nostra Certosa sotto una luce diversa e tra lómm e scûr l’effetto è stato di grande suggestione. Incorniciate dai bellissimi portici neoclassici del sacrario ai Caduti della Grande Guerra, abbiamo visto o rivisto foto e filmati dell’epoca in cui è nato il mito del nostro grande Bologna. Abbiamo imparato a riconoscere il volto di Angelo Badini, di Cesare Alberti e tanti altri, ascoltando le storie narrate dai giornalisti bolognesi, come quella di Faele Sansone, capitato qui in una buia notte degli anni trenta e poi diventato bolognese di adozione, senza trascurare ovviamente i nostri campioni dl ûltum scudàtt  stuzzicati sul tema sesso e sport da Pier Paolo Pasolini in una celebre intervista.

Passeggiando fra le lapidi abbiamo poi ascoltato la storia di “Teresina” Muzzioli, delle diatribe della strana coppia Pirén Genovesi, al pchèr, e Geppo Della Valle, l inżgnîr. E i pestoni rifilati ad Anżlén Schiavio da loschi figuri bianconerovestiti. Corsi e ricorsi storici.

Al sacrario dei partigiani abbiamo incontrato Dozza, un sindaco che non solo sapeva in che serie giocava il BFC, cosa che ai tempi era tutto sommato scontata, ma sapeva perfino chi erano i giocatori e in quale ruolo giocavano, permettendosi anche qualche frecciatina polemica con di canpión che…a in avéssen infén ch’an s câsca äli uràcc’.

Bei tempi!

Ed infine due personaggi antitetici del Bologna della fine degli anni ‘30, scomparsi in guerra a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Da una parte Dino Fiorini detto al bóffel, il bufalo, terzino di bella presenza che vinse col Bologna 4 scudetti, terminò con addosso la divisa della RSI la propria vita sopra le righe in uno scontro a fuoco con i partigiani. O forse no, perché il mancato ritrovamento del corpo ha dato adito a ipotesi più romanzate.

Dall’altra cal vèg mazacròc di Walter Stefani, piccola mascotte di quella travolgente squadra rossoblù, poi combattente nella brigata del comandante Lupo e fucilato dai tedeschi in vicolo del Falcone, int i Mirasûl, dove ancora è ricordato dalla lapide posta dai compagni del rione.

Uscendo edificati da questa bella serata, ci sono tornati alla mente, come risposta armonica al motto iniziale, i versi di Orazio Non omnis moriar…

Mé a mur-rò, mo brîa dal tótt. Un pzulén d mé, ba cén,

schivarà Brèa…

E così, anche all’ombra dei cipressi lo spirito del Bologna è ben vivo e trae nutrimento da quelle storie che vivono ancora nella nostra passione.

 Alé Bulåggna !!!                                                                         

13 ed setàmmber 2013

Gallo

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