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Alé Bulåggna: Vén, Meżvén e Tarzanèl -23 Mag-
Vén, Meżvén e Tarzanèl
Come per i vignaioli che, finita l’estate, si apprestano alla vendemmia pregustando il vino nuovo, finita la stagione calcistica iniziano per noi i giorni in cui si guarda a come sarà l’aparciadûra, come sarà apparecchiata la tavola del Bologna prossimo venturo e soprattutto, secondo un metafora cara al nostro Presidente, con che vén.
Per non farsi trovare impreparati, sarà bene allora ripassare la teminologia del vino, alimento che tanta importanza aveva nelle economie delle famiglie bolognesi. Che ancora ai tempi della nostra infanzia, i mitêven una mèża d û, mezza castellata di uva, per brevità una mèża, unità di misura corrispondente a poco meno di quattro quintali. E dopo avair méss, aver mostato e posto l’uva nel tino, dopo qualche giorno, fra aspri odori di carducciana memoria a s tirèva al vén e iniziava quel lungo percorso che attraversava l’inverno intero, con amorevoli attenzioni e tramûd, separazioni del vino da quello che oggi si chiamerebbe naturale sedimento, ma allora era più prosaicamente detto mardòc.
Verso Pasqua, con la lóṅna gióssta, a seconda ed quant l’avêva ṡvinè l’û, di quanto aveva reso la spremitura, si andavano a riempire cäl tarṡänt – tarṡäntzincuanta butélli, il fabbisogno familiare annuale, finite le quali …raiga.
E durante l’inverno, in attesa della maturazione del vino, si sopperiva col mèżvén, ottenuto mettendo nel tino, dopo aver tirato, socuànt bigónnż d âcua, per estrarre così ancora un po’ della sostanza rimasta nelle graspe, operazione che, ripetuta una seconda volta, dava vita al tarzanèl, che del vino conservava una vaga memoria. Questi sottoprodotti a bassa gradazione, complice il freddo dell’inverno si conservavano per qualche tempo e aiutavano a non consumare il prezioso nettare, al vén stièt.
E allora caro Albano, tu che il vino ce l’hai persino nel nome, non ci sarebbe neanche bisogno di dirtelo. Tu sai che quando avremo ospiti a casa nel prossimo campionato, o andremo a far visita a qualcheduno, dovremo avere in serbo un po’ di vino ed cal bån. In nome del bilancio familiare ci possiamo adattare a qualche pasto col meżvén, mo par piaṡair, brîṡa fères båvver dal tarzanèl.
Alé Bulåggna !!!
24 ed mâż 2013
Gallo
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