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Bologna

RdC – Grinta Stojanovic – 13 Maggio

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Vederlo nel primo uscire come un Kamikaze contro i tacchetti di Ishak Belfodil, opponendo solo il viso, ci ha fatto capire di che pasta è fatta questo ragazzo serbo. Esuberante dal punto di vista fisico, ieri pomeriggio ha chiuso ogni spiraglio della sua porta, utilizzando tutti i suoi oltre 190 cm e impedito che anche solo un pallone entrasse nella sua rete. Così Dejan ha iniziato la sua personalissima partita contro il Parma con l’obiettivo di dimenticare i 9 goal a referto dei precedenti 180 minuti, situazione che avrebbe segnato in maniera indelebile qualsiasi portiere debuttante: e chiudere questi due tempi senza goal significa poter dire “missione compiuta”! Per questo, nell’articolo di Massimo Vitali, il ragazzo di nazionalità serba, ma anche con passaporto austriaco, ha dato un forte segnale per occupare la casella di portiere titolare per il prossimo campionato. Intanto si parte da domenica prossima, in notturna contro il Genoa, per incasellare un’altra prestazione che conforti questa possibile opzione prossima ventura, interessante e suggestiva al tempo stesso. Si perchè, se apriamo la carta d’identità di Dejan ci accorgiamo che non ci sono ancora i 20 anni, che il ragazzo compirà solo il 19 luglio. Ma ieri sul prato del Tardini, costruendo un autentico muro in difesa dei suoi 7,44 metri di porta contro missili di Amauri, Belfodil e Biabiany, ha mostrato un’ esperienza e un coraggio da maturo veterano, che lascia ben sperare per il prosieguo della sua avventura in rossoblù. I suoi compagni dicono che lui non accetta compromessi negli allenamenti, fa impressione tanto non abbia paura di niente e questo può essere l’unico punto su cui lavorare, perchè alle volte la troppa sicurezza porta a sovrastimare le proprie capacità con i rischi che abbiamo visto correre nei match precedenti a quello di Parma. Ma quelle erano partite di debutto e un momento di emozione e obnubilazione ci può stare. Due anni fa, comunque, quando arrivò su intuizione di Salvatore Bagni, iniziò a mettersi a lavorare con grande attenzione sul suo bagaglio personale fisico e tattico, ascoltando tutti quei consigli che lo avrebbero portare poi ad esordire una settimana fa con la Lazio, cresciuto e determinato. Stojanovic può guardare con ragionevole certezza al suo futuro, fatto di prospettive importanti se saprà dosare nel tempo umiltà e capacità. Intanto a Parma questo gigante se lo ricorderanno per diverso tempo, loro che uno Stojanovic lo avevano battuto tre volte nella finale di Coppa Coppe, in quella magica notte del 12 maggio 1993 a Wembley, con goal di Minotti, Melli (da noi intervistato in settimana dalla Nostra Valentina Cristiani, ndr) e Cuoghi. Solo che quel Stojanovic faceva Stevan e difendeva i pali della Royal Antwerp, che in italiano si chiama Anversa.

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