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REPUBBLICA: “Ma se i gol sono 3000 gli scudetti diventano 5” – 17 apr

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Come si legge nell’interessante articolo su Repubblica di Simone Monari (a breve una sorpresa per il 1000cuori!!!), ci si prepara a festeggiare il gol numero 3000 del Bologna.

I conteggi, fa notare il bravo e attento Simone, però partono dal 1929- 1930 anno della prima serie A a girone unico. Ma in precedenza il Bologna aveva vinto due scudetti che, lo stesso Monari, scrive che sarebbe delittuoso rimuovere.

Tutte le statistiche individuali di cui quotidianamente ci cibiamo partono da lì. Non da prima, appunto, quando si giocava a gironi. E’ il grande cruccio di Angelo Schiavio, i cui 110 gol dal ’29 al ’37 non bastano ad issarlo nell’Olimpo degli immortali. Peccato (si fa per dire) che ne avesse segnati 135 (su 168 presenze!) dal ’22 al ’29. Sarebbe quindi secondo solo a Piola, ma i primi 135, ufficialmente, non si contano.

Da un punto di vista statistico ci può anche stare ma la storia, però, è un’altra cosa.

Se tutto partisse dal campionato a girone unico, il Genoa avrebbe zero scudetti (anziché 9), il Torino 6 (e non 7), l’Inter 16 (e non 18), il Milan 15 (e non 18) e via dicendo. Soprattutto, il Bologna ne conterebbe 5. Che invece siano 7 è assodato. Anche se pochi, probabilmente, conoscono le vicissitudini dei primi due.

Quello del ’25 fu addirittura epico. Per domare il Geona, strafavorito, ci vollero 5 partite, quando inevce da regolamento ne bastavano 3. Solo che i liguri nello spareggio di gara tre si rifiutarono di giocare i supplementari e Arpinati, bolognese presidente della Figc, decise proprio a nome della Figc di annullare la partita a seguito di una invasione di campo dei tifosi del Bologna con sospensione della gara a seguito di un gol-non gol di Muzzioli (ah, la moviola…). Sta di fatto che si rigiocò gara 4 sul punteggio di 1-1 dopo 3 partite. E qui, scrive sempre Monari, si sconfina quasi nel dramma. A Torino finisce pari anche dopo i supplementari, serve dunque una quinta gara (i rigori allora non c’erano). Alla stazione piemontese accade che i due treni delle due tifoserie si ritrovino sistemati su binari vicini, dal treno bolognese partono due colpi di pistola. Nessun morto, ma c’è un ferito, e dal calcio si fila dritti in Parlamento con interpellanze e polemiche.

E’ per questo che gara 5 si tenne a porte chiuse, a Milano alle 7.15 del mattino e il Bologna vinse 2-0 nonostante due espulsioni. Ancor oggi quello è ricordato come lo scudetto delle rivoltellate, sebbene poi per cucirselo sul petto, il Bologna dovette battere l’Alba di Roma, la squadra che aveva vinto il girone Sud, assai meno quotato. Fu una formalità. E che Roma porti bene ai rossoblù è noto. Sullo spareggio del ’64 sono corsi fiumi di inchiostro, su quello del 1929 è calato il silenzio. Si giocò al Flaminio, che allora si chiamava Stadio del Partito nazionale fascista: il Bologna battè il Torino 1-0 dopo aver vinto allo Sterlino e perso al Filadelfia. Fu il secondo scudetto.

Poi irruppe il girone unico. E allora festeggiamo pure il gol numero tremila, ma non dimentichiamoci i tanti e gloriosi segnati prima che in dote hanno portato due scudetti.

 

Siamo completamente d’accordo con Te, caro Simone.

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