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Alé Bulåggna: La Bèrba
La Bèrba
(La Barba)
Alla vista delle prime foto in rossoblù del nuovo acquisto Moscardelli, il primo pensiero che ci è venuto, ch’as é saltè in amänt, è stato: par furtóṅna che la bèrba la n fà al rumétta, che è un modo per dire che l’abito non fa il monaco.
Questo perché nel sentire comune dei vecchi bolognesi la barba non era particolarmente ben vista, tanto da meritarsi gergalmente l’appellativo di lendinåuṡa. All’epoca dei figli dei fiori, quando ai giovani capelloni veniva cortesemente suggerito un taglio più tradizionale, al grido di «Tåuṡet caråggna!», ricordiamo anche un buffo dsfât cla bèrba, t am pèr Geṡó Lażarêno, involontario calembour denotante una certa confusione lessicale e iconografico-dottrinale, ma anche un’inequivocabile predilezione dei nostri nonni per un mento glabro, una bèla gâgia léssa.
Non tanto tempo dopo una barba simile sgambettava al Comunèl, non più Litorièl, ma non ancora Dal’Èra, quella di Bob Vieri, in uno dei suoi periodi di eccentricità.
Tornando al nostro, azzarderemmo che il folto barbone sia nato da una certa noia nello scaldare la panchina a Verona. E che la sua pressoché totale sparizione in quel di Pescara sia un vezzo per apparire d’incanto più giovane, e mostrare alle sue potenziali ammiratrici che per lui non è ancora venuto il momento in cui quand la bèrba la fà al stupén lâsa äl dòn e tent al vén.
Calcisticamente parlando.
Alé Bulåggna !!!
8 ed febrèr 2013
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