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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Ho allontanato precocemente mio figlio dallo schermo della tv dopo i primi 25 minuti di gioco. Non ho mica intenzione di mandare all’aria anni di duro lavoro sul Credo calcistico mostrandogli un Bologna-Roma, tecnicamente, da anticalcio. Con una giornata di sole come questa, il primo prato verde in prossimità di una parrocchia, due porte, la maglia di Totti, quella di Diamanti e la fedele simulazione della partita è servita. Se Zeman pensa di arrivare terzo in campionato con quella difesa e quel portiere è un illuso. Se Pioli sogna di salvare il Bologna con quella retroguardia e quell’estremo difensore è un eretico. Partita camaleontica, poco decifrabile, emozionante a causa della prima edizione della “Fiera della Cappella”. Meglio di uno scialbo zero a zero? Con il senno di poi ed il punto sicuro in cascina, sì. Qualcuno più titolato del sottoscritto dice che il pareggio a reti inviolate è la partita perfetta. Quindi? Cinicamente due squadre con lacune tecniche, tattiche, organiche paurose. Badiamo al nostro orticello. La linea difensiva rossoblu ed Agliardi sono patetici. A turno tutti marcano il cartellino. Sorensen in avvio regala palla a Totti, Motta non azzecca una diagonale nemmeno con squadra e righello, Morleo lascia il Bologna in dieci per tutta la partita e Chiccone Agliardi (con la complicità di Konè e Sorensen) balla l’ennesimo Alligalli in uscita. Ottimo e abbondante. Poi tra Goicoechea e Agliardi mi tengo Federico ma è come scegliere se portare a letto Sconsolata o Anna Mazzamauro, questione di sfumature e di gusti. Kone e Khrin mettono i brividi, Diamanti a corrente alterna, quando è in modalità ON si sfiora il colpaccio. Stratosferico Perez sul cerchio di centrocampo e spesso, spessissimo, quinto difensore aggiunto. Povera stella. Peccato per il ko di Gabbiadini, con lui in campo nella ripresa il Bologna avrebbe vinto, ne sono certo. Gila fa il suo goal poi sparisce dal terreno di gioco. Un punto, potevano essere tre ma anche zero. Si naviga a vista nell’attesa dei risultati pomeridiani, facciamola brutta, più tre sulla retrocessione. Non c’è mica tanto da stare allegri. Il vero dramma della vicenda Portanova è la concreta presa di coscienza di una società allo sbando ed in bolletta dura. Già perché se i 400/500 mila euro di liquidità incamerati dall’operazione sono linfa vitale fino al prossimo mese mi dite cosa ci attende nell’immediato futuro? Tempi di vacche magre. E la valenza o l’immagine felsinea al cospetto del lotto delle rivali? Una fragile ed irrisoria tenerezza. Per non parlare poi dei contorni assunti dalla vicenda stessa. Grotteschi, enigmatici, quasi da giallo. Nessuno che parla chiaro, mezze frasi serpentine, dichiarazioni di facciata smentite in un amen, tweet, fratture di spogliatoio, presunti avvoltoi in branco, conferenze aziendaliste, patate bollenti ed errori di comunicazione madornali. Portanova dalla Liguria potrebbe essere più esplicito ed aiutarci, in fondo che te frega. Spara se è giusto sparare. Nessuno pensa ai tifosi, la vera parte lesa di questo teatrino. L’ho scritto sulla mia pagina Facebook. I tifosi contano come il nano nei film porno. Non quello superdotato però. E allora di cosa vogliamo parlare? Forse arriva Viviano (per me finisce alla Roma), Naldo, il 3-3 odierno, Zeman…tutto fumo negli occhi. La verità? Arriva dal campo. I tre goal del Bologna sono frutto di giocatori in prestito. Con i prestiti nel calcio come nella vita non si scherza, si rischia solo di fare una brutta fine.

Mattia Grandi 

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