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My emotional mind – Invidia e passione

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Alle 6,37 del mattino ogni porto poteva sembrare uguale ad un altro in qualsiasi parte del mondo. 

Southampton, situato in quella senatura profonda e naturale dell’Inghilterra, gli ricordava la sua Fray Bentos, anche se molto ma molto più grande e decisamente più caotica. Ogni mattina, da quando Mr Nigel gli aveva detto che il problema non si sarebbe risolto in due settimane, portava il suo umore di mattino presto a vedere quel tratto di mare, per provare a curare l’animo oltre che il fisico, ritagliandosi un piccolo spazio all’interno della sua vita, insidiata dai media. Così ad ogni alba che sorgeva, Lui era solito scendere tutta la Channel Way fino  al Royal Southampton Yacht Club, dove Pete, il bartender del Club, gli regalava la prima gioia mattutina preparandogli un mate con tutti i crismi della sua terra uruguagia. E dopo avere aspettato il sorgere del sole, coi primi tepori del mattino s’incamminava lentamente verso casa.

Quella mattina la gamba gli faceva male, il sole tardava a farsi riconoscere e il suo umore non sarebbe cambiato neanche con una trasfusione di mate. Era triste, malinconico, gli mancava il sole dell’Italia ma non le sue critiche che erano giunte in quell’angolo di Regno Unito, dove lo aveva chiamato il destino a dipingere le sue meravigliose tele per un nuovo pubblico.

Ad essere onesti quel destino si chiamava Pablo e non aveva mai capito fino in fondo cosa fosse successo quell’estate, quando in un susseguirsi di ipotesi aveva viaggiato, sulla fantasia dei quotidiani sportivi, per metà europa alla ricerca di un dream team, che finalmente lo valorizzasse dopo una splendida Olimpiade.

Ma lui aveva solo inseguito il suo sogno, scontrandosi con invidie generazionali che lo avevano  dipinto come un insensibile ed ingrato, nei confronti di coloro che per due anni lo avevano eletto loro beniamino indiscusso,

fino quasi a scalzare l’antico e inossidabile Capitano che in quei mesi aveva scelto la strada per il freddo Canada.

Non era scaramantico ma questi sentimenti negativi lo preoccupavano, ricordandosi delle vicende di coloro che in precedenza lo avevano anticipato nelle medesime scelte:  parlando con Miguel Angel, lontano dai campi di gioco per diversi mesi, aveva associato questa possibilità anche se remota. Stessa cosa era successo a Emiliano, poi a Gaby, anche se in forma più lieve, mentre l’anno prima, Andrea aveva dovuto passare una stagione tribolatissima, quando aveva sostituito il bianco al blu della maglia. Mentre, coincidenza stranissima, una sorta di santa protezione interveniva su coloro intraprendevano il viaggio inverso: Roberto, Beppe, Marco e, adesso, Alberto, mostri sacri della sfera di cuoio con un passato importante alle spalle, avevano ricevuto una benedizione e, in alcuni casi, anche la fascia da capitano per avere indossato e giocato per questi colori, il rosso e blù, che lui aveva appena dismesso.

Il sole sorgeva e in quel momento capì esattamente che i pensieri maligni stavano scivolando via dalla mente del suo essere ragazzo di 20 anni, mentre la passione si insinuava sempre di più nel suo cuore.

Un giorno tornerò, pensava, e ringrazierò coloro che mi hanno avvolto con la loro passione, dedicando quanto di meglio il mio talento potrà offrire loro. E lentamente s’incammino verso casa.

 

In attesa che quel giorno da sogno diventi realtà e che aspetteremo con grande ansia, auguri di pronta guarigione da tutti i 1000cuori, con la speranza che torni più forte di prima……….campione!

 

Scritto ascoltando “Breathe in water” di Anggun.

Dedicato all’Anto, prima donna di 1000cuori, e alla sua formidabile capacità di intuito.

Dio benedica sempre questo Tuo dono.

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