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Auguri Rossoblù: Gino Cappello – 2 giu

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Gino Cappello era un uomo difficile da gestire, sia per se stesso sia per gli altri. Gino Cappello era però un calciatore capace di dare del “tu” al pallone, capace di inventare giocate straordinarie, quasi impossibili, salvo poi commettere sciocchezze imperdonabili, capaci di costargli l’intera carriera. E Gino di sciocchezze ne ha commesse due durante la sua vita: dapprima aggredì, durante una tranquilla uscita in un pub bolognese, un arbitro, con la Federazione che decise di squalificarlo dapprima a vita, salvo poi reintegrarlo dopo un anno.  E in quel periodo Gino faceva esultare di gioia ogni singolo tifoso di Bologna, con l’avventura in rossoblù che gli fruttò la bellezza di 80 reti, un bottino niente male per un attaccante di quei tempi. Gino riuscì a portare il suo enorme talento persino in Nazionale, partecipando a ben due edizioni dei Campionati Mondiali; nel 1954, durante il mondiale svizzero, vennero assegnati per la prima volta da quando la Nazionale esisteva i numeri di maglia, e indovinate un po’ quale capitò sulle spalle di Gino? Esattamente, la leggendaria e attualmente deturpata Numero 10. Gino decide quindi di ritirarsi dopo parecchie reti e presenze in Serie A per dedicarsi all’attività di dirigente: partì dal Genoa, uno dei club più importanti in quel periodo ma, vista la sua incredibile capacità di commettere atti che ne infangarono l’immagine, viene scoperto colpevole di corruzione ed è costretto ad abbandonare la professione a causa di una squalifica, questa volta a vita, che provenne sempre dalla Federazione. Gino abbandonato il Calcio continuò mestamente la sua vita fino a quando, un tragico giorno del 1990, non rimase vittima di un incidente domestico. Una vita dura che, oltre a tante soddisfazioni, gli regalò parecchi momenti bui nei quali nessuno, nemmeno lui, riuscì a riaccendere la luce. Tanti auguri Capèo!

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