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Calcio

Monday Night – South Coast Derby: la rivalità che infiamma l’Hampshire! – 12 Set

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Esistono rivalità calcistiche legate solo ed esclusivamente al confronto sul campo, magari figlie di uno spareggio perso all’ultimo minuto o di uno scudetto sfumato al fotofinish.

Poi ci sono le altre. Quelle storiche. Quelle che vanno oltre al semplice duello sportivo e che rappresentano una vera e propria scelta di vita. Qualcosa come Milwall – West Ham o Rangers – Celtic, giusto per intenderci. Qualcosa che si sente dentro sin dalla nascita e che ti porta a detestare il giurato avversario. Un qualcosa che frigge anche nella punta più profonda dell’Inghilterra meridionale e che da oltre 115 anni dà vita ad una sfida elettrizzante.

Siamo nella contea dell’Hampshire, circa 200 kilometri a sud ovest di Londra. Terra di pescatori e vecchi cantieri navali. Zona di fish&chips e Pompey Chimneys. Il capoluogo istituzionale sarebbe la medievale Winchester, ma le due città principali sono indubbiamente Portsmouth e Southampton. Divise da meno di 20 miglia, si contendono da sempre lo scettro di “porto più importante del paese”.  La prima è celebre per esser la sede ufficiale della conosciutissima Royal Navy britannica; la seconda, invece,  è nota a tutti per aver battezzato il famoso Titanic, prima della drammatica traversata  atlantica del 1912.

Due luoghi cosi simili eppure così distanti. L’una proletaria, cupa e sicuramente più vincente sul campo. L’altra più borghese, aperta e turisticamente più accattivante.

Da una parte i marinai di Portsmouth, conosciuti  anche col nickname di Pompey. Da sempre vestiti di blu e legati indissolubilmente al territorio. Pensate che disputano le gare interne nel bellissimo Fratton Park  addirittura dal lontano settembre del 1899.  Il simbolo del club è una mezza luna d’oro su sfondo blu sovrastata da una stella lucente. Un crest adottato già dal 1913, quando la società lo istituì ufficialmente basandosi sulla leggenda di re Riccardo I, secondo la quale concesse alla città “una mezzaluna d’oro su una tonalità azzurra, con una stella ardente di otto punte”, simbolo della bandiera bizantina rubata ad Isacco Comneno dopo la conquista di Cipro.

Il palmares è più nobile di quanto si possa pensare: 2 scudetti, 2 F.A.Cup (l’ultima nel 2008 decisa dall’ex interista Kanu) ed una Charity Shield. I loro tifosi vengono spregevolmente  soprannominati  “Skates” (faciloni)  dai rivali storici. Un nomignolo con chiare allusioni alla presunta omosessualità di alcuni mozzi costretti a condividere la brandina durante le lunghe settimane passate in mare, ma in realtà – ai tempi dell’hooliganismo-  la firm dei Pompey era fra le più temute di tutta l’Isola.

Non a caso la 6.57 Crew ( il nome deriva dall’orario di partenza del treno diretto alla stazione di London Waterloo il sabato mattina) era considerata fra le 5 bande più pericolose di tutto il paese. Citata più volte dagli esperti del settore, è anche la protagonista di un libro (“Rolling with 6.57 Crew”,  scritto da Rob Silvester e Cass Pennant) dove si narrano le scorribande violente della crew fra stadi e stazioni di tutto il reame.

Seppur i tempi bui del teppismo siano ormai alle spalle, la tifoseria legata al Portsmouth ha continuato a far parlare di se persino nel nuovo millennio.

Nel 2001 danneggiarono pesantemente l’impianto del Coventry,  prima sradicando e poi lanciando i seggiolini verso gli spettatori di casa.

Nel 2004 furono fermati 94 supporters Pompey, tra i quali un bambino di 10 anni (il più giovane mai arrestato in Gran Bretagna) ed una ragazzina di 14 (prima donna diffidata di sempre), al termine degli scontri scoppiati nel post partita proprio di un South Coast Derby contro il Southampton.

Inoltre, nell’estate del 2006, fu preventivamente vietato ad un centinaio di “sostenitori” di recarsi in Germania per seguire la proprio nazionale a causa dei precedenti violenti accumulati in patria.

Niente male per esser degli “Skates”.

Adesso però spostiamoci dalla baia di Gonsport, oltre il fiume Itchen e planiamo su Southampton.

Società di antichissime origini clericali (il club venne alla luce nel 1894 ad opera di alcuni membri della St. Mary’s Church Young  Men ‘s Association), la squadra raccoglie consensi soprattutto presso il ceto medio. Dopo oltre un secolo passato fra le mura del vecchio “ The Dell”, i Santi hanno cambiato casa nel recente 2001 trasferendosi nel modernissimo St. Mary’s.  Nonostante gli oltre 120 anni di storia, il club non può fregiarsi di particolari titoli. In bacheca brilla una sola F.A Cup, alzata al cielo nel 1976 dopo aver battuto lo United in una mitica finale disputata sul manto erboso di  Wembley.

Dalla notte dei tempi i giocatori del Southampton vestono una casacca biancorossa, ma data la notevole somiglianza con la divisa del Sunderland, nel 1978, i vertici optarono per una diversa ridistribuzione dei colori con la prevalenza del rosso sul bianco.

Neanche a dirlo, il loro soprannome ufficiale è “Saints”, ma per i tifosi rivali il nickname risponde al nome “Scummer “(letteralmente “gentaglia”). Non vi è chiarezza sull’origine del nomignolo. Si pensa che possa derivare dallo sviluppo dell’acronimo SCUM ( Southampton City Union Men) antico sindacato cittadino oppure -molto più probabilmente- dalle parti di Portsmouth apostrofarono così i lavoratori dei cantieri navali di Southampton che non aderirono allo sciopero generale d’inizio ‘900.

I Saints non hanno mai vantato una Firm di spessore, ma quando dalle gradinate biancorosse si alzano i decibel di “ Oh when the Saints go marching in” la squadra sembra rinvigorirsi dalla spinta del coro. Tuttavia, è giusto sottolineare come durante i derby l’atmosfera s’infiammi facilmente ed anche al St. Mary’s si tocchino picchi di tensione elevatissimi.

South Coast Derby. È cosi che viene chiamato nel mondo anglosassone il confronto tra le due squadre dell’Hampshire. Il primo duello risale addirittura al 6 settembre 1899, dove nel neonato Fratton Park di Portsmouth i padroni di casa s’imposero per 2 a 0.

Per scovare il primo caso d’intemperanza fra le opposte fazioni sarà necessario attendere appena 5 anni, quando nel 1904 i tifosi del Portsmouth accolsero i vicini – nemici con un fitto lancio di “clinker” (rimasugli oleosi dei binari ferroviari). Quello fu il semaforo verde per un escalation continua di violenza. Dalla notte di guerriglia dopo un match di Carling Cup del 2003 (descritta come una serata di “puro odio” da parte di alcuni testimoni), al turno prenatalizio dello stesso anno dove la polizia fu molto impegnata per mantenere la situazione sotto controllo, per finire con i maxi scontri (e maxi arresti) del 2004.

In sostanza, da quando è nata la Premier League, pochissimi altri match sono etichettati “a rischio massimo” come questo. La Football Association ha pertanto deciso ormai da diverso tempo che il South Coast Derby debba esser giocato sempre a mezzogiorno onde evitare troppe ubriacature moleste, mentre il governo inglese organizza scorte e cordoni per tutelare l’incolumità fisica dei sostenitori ospiti.

Non solo durante il match day. Questa rivalità è talmente sentita che va ben oltre il giorno della partita. Pensate che quando Harry Redknapp tornò sulla panchina dei Pompeys dopo aver trascorso appena una stagione alla guida dei Saints, Fratton Park venne completamente inondato di volantini con la scritta JUDAS. Oppure immaginate che nel giugno del 2005, oltre 10 mila appassionati del Portsmouth firmarono una petizione per far ritoccare i colori coi quali l’Emirates Airline stava sponsorizzando la Spinnaker Tower, simbolo della città e dell’American’s Cup in corso in quel periodo. I tifosi vinsero la causa e la compagnia aerea dovette modificare la tonalità delle vernici. Ah, non sto nemmeno a specificarlo, l’azienda di Dubai aveva come colori ufficiali il bianco ed il rosso, guarda caso gli stessi degli acerrimi rivali del Southampton.

Ad oggi i “Saints” insidiano costantemente la zona europea, mentre i “Pompey”  soffrono in terza lega. Sul campo il duello resterà un miraggio per lungo tempo ma, come potrete immaginare, da queste parti  il South Coast Derby è una faccenda quotidiana!

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