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Sandy Flash Back – La musica è finita – 13 ott

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Ecco
la musica è finita
gli amici se ne vanno
che inutile serata…
 
Queste parole, scritte da Califano e musicate da Umberto Bindi, le hanno cantate in tanti, partendo da Ornella Vanoni che portò questa canzone sul palco di Sanremo nel 1967, fino a Renato Zero, Mina, Orietta Berti, Califano stesso e Annalisa, ma anche il Bologna, quella sera del 18 maggio 2014, all’Olimpico di Roma, le avrebbe potute cantar…
Era l’ultima giornata di campionato, dopo quella serata il pallone si sarebbe fermato, gli stadi si sarebbero svuotati, e per un paio di mesi si sarebbe parlato solo di calciomercato e trattative, fino al 30 agosto, giorno in cui sarebbe ripartita la nuova serie A, non per tutti però purtroppo…
Il campionato successivo il Bologna non si sarebbe presentato ai nastri di partenza della massima serie ma, a causa degli “ottimi” risultati ottenuti sul campo in quell’ultima annata, sarebbe ripartito dalla serie B!!!
Fu un inutile serata, il Bologna si presentò all’Olimpico da già retrocesso a causa  della sconfitta casalinga col Catania che decretò la matematica retrocessione, la Lazio invece, dal canto suo, non aveva più nulla da chiedere al campionato e quella partita si sarebbe potuta benissimo non giocare se il regolamento l’avesse permesso, l’incontrò servì solo per mettere un po’ in mostra i giocatori meno impiegati nell’arco del campionato e a nulla più… quei novanta minuti passarono veloci tra il disinteresse generale, tutti troppo impegnati a guardar quello che succedeva negli altri campi, dove la questione Europa League era ancora aperta.
Fu la partita dei rimpianti, minuto dopo minuto, azione dopo azione, ripensavi a quel campionato, a quello che era successo, agli episodi che avrebbero potuto svoltarti una stagione e a tutti gli errori commessi, da parte della società, degli allenatori, dei giocatori e dei giornalisti. 
E fu così che, mentre i giocatori entravano in campo ripensavi alle parole di Pioli ad inizio stagione, il suo voler alzare l’asticella, i suoi leoni africani e al suo “Dopo Buffon, Marchetti e De Santis Gianluca (Curci, nella foto, ndr) è tra i migliori portieri italiani”…
La partita inizia, e mentre il trio Candreva-Keita-Klose ci prendeva a pallonate durante il primo tempo, tu ripensavi a Curci ed ai suoi errori, all’espulsione di Natali dagli spogliatoi, alla vittoria sfumata contro il Milan dopo esser stati in vantaggio di due gol, ai NOVE gol subiti tra Roma e Verona e alle oscenità di Firenze e di Catania; nel secondo tempo, mentre la squadra rossoblù provava a salutar il campionato con dignità, mentre guardavi Crespo e Ibson sbagliare, ripensavi alla vittoria col Torino che qualche mese prima aveva ridato un po’ di fiducia, alle quattro partite senza fare gol, al rigore sbagliato da Bianchi a Verona, alla sconfitta a Livorno in undici contro nove e, mentre Rodriguez sbagliava un gol clamoroso a porta vuota e pochi minuti dopo Biglia trasformava il rigore dell’uno a zero finale, ripensavi all’errore di Acquafresca solo davanti ad Handanovic a San Siro, ai gol clamorosamente sbagliati da Bianchi e Paponi a Genova contro i grifoni e all’umiliante sconfitta in casa contro il Catania, la partita che chiuse i giochi e fece perdere anche le ultime speranze di salvezza. 
Quei novanta minuti filarono via così, inutili, in un mix di pensieri tra passato e presente, fino al triplice fischio, la fine della partita, la fine del campionato, il Bologna retrocedeva dopo sei campionati in serie A, nonostante fosse gestito da colui che si autoproclamò “Il migliore presidente degli ultimi 50 anni”, e nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’ultimo scudetto salutava la massima serie.
 
Ti dico arrivederci amore mio
nascondendo la malinconia
sotto l’ombra di un sorriso…
 
Proprio come la canzone, anche il Bologna ora si trovava a salutar la serie A, fingendo un sorriso di circostanza, ma con la tristezza e la malinconia di chi non sa quando la rivedrá, e dentro a sè pensava:
 
Un minuto è lungo da morire
se non è vissuto insieme a te…
 
Perché si, il campionato di serie B potrà esser bello ed avvincente finchè volete, ma quei sabati pomeriggio lontani dalla serie A, in stadi sempre più piccoli, giocando anche contro squadre che conosci solo grazie all’album Panini, tra giocatori semi sconosciuti da un livello tecnico discutibile, arbitri non proprio preparatissimi e, sopratutto, senza nemmeno la consolazione Diletta Leotta, all’epoca ancora semplice meteorina per Sky-meteo, sono davvero lunghi da morire…

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