Calcio
MONDAY NIGHT: Storia a puntate del calcio in Italia #06 – La prima volta dell’Italia
Continua la nostra storia a puntate del calcio in Italia. Per risultare coerente con se stessa, la FIF (Federazione Italiana Football, poi FIGC) squalifica la Pro Vercelli in seguito alla farsa dello spareggio contro l’Inter. Il risultato è che i più forti giocatori del Paese risultano indisponibili per un evento che viene preparato da mesi e che si svolgerà il mese successivo al fattaccio tra bianche casacche e nerazzurri: l’esordio della Nazionale di calcio dell’Italia.
1^ puntata: Genoa VS Rappresentanza Torino, 6 gennaio 1898
2^ puntata: Campionato Nazionale di Football 1898
3^ puntata: Tra diavoli e cittadini del mondo: a Milano è tempo di fólbal
4^ puntata: L’epopea delle “Bianche Casacche”: la Pro Vercelli
Arena Civica, Milano – 15 maggio 1910
Italia – Francia = 6-2
Fino dai suoi primi, stentati, passi, il calcio italiano aveva avvertito la necessità di crescere attraverso il confronto con altri praticanti del nuovo gioco arrivato dall’Inghilterra. Fino a quando il Foot-Ball fosse rimasto prerogativa di un ristretto gruppo di persone, fino a quando fosse rimasto una questione prettamente cittadina, mai avrebbe raggiunto fama né i suoi interpreti avrebbero capito quanto erano forti rispetto al resto del mondo. Così, dopo la prima partita ufficialmente riconosciuta come tale tra due città diverse e il primo campionato federale, eventi andati in scena nel 1898, l’anno successivo la neonata FIF (Federazione Italiana Football) capì che il passo successivo era quello di creare una selezione nazionale, che rappresentasse l’Italia in sfide internazionali contro i Paesi confinanti.
Prima volta con gli stranieri
Il 30 aprile del 1899 venne disputata la prima partita non ufficiale dell’Italia, una sfida contro la Svizzera che vide i rappresentanti nostrani cadere 0-2 al Velodromo Umberto I di Torino dopo “viva lotta” e quindi festeggiare con i footballer confinanti in un terzo tempo nello stile del rugby. La partita non viene comunque considerata la prima ufficialmente disputata dall’Italia in quanto, effettivamente, si trattò più di una selezione dei migliori calciatori all’opera nel Belpaese che di una rappresentativa nazionale vera e propria: appena tre erano infatti gli italiani presenti (Edoardo Bosio, Ernesto De Galleani e Edoardo Pasteur) e appena due le squadre rappresentate, Genoa e Internazionale Torino. Abbondavano comunque personaggi mitici per la nostra storia: il futuro fondatore del Milan Herbert Kilpin, il Marchese Jim Savage, il dottore e filantropo James Spensley, e poi ancora Leaver, Dobbie, Beaton, tutti inglesi che dai nostri acerbi calciatori venivano considerati veri e propri campioni ma che evidentemente, per lo standard presente già in Europa, dovevano essere poco più che figuranti.
Nel 1910 la situazione non era poi cambiata di molto, ma da alcuni anni la FIF era riuscita a coinvolgere gli italiani nella nuova disciplina ed erano sorte, nel primo decennio del XX Secolo, numerose rappresentative calcistiche e un campionato che certo doveva ancora trovare il suo format ma che aveva compiuto considerevoli passi in avanti rispetto al primo, durato lo spazio di una giornata. All’importante appuntamento del 15 maggio 1910 il calcio italiano arrivò con sentimenti contrastanti: da una parte vi era, come immaginabile, notevole entusiasmo, mentre dall’altro erano ancora più che vive le polemiche che avevano portato alla farsa della finale-Scudetto del 1910, uno spareggio che l’Inter aveva dovuto giocare contro i giovanissimi della Pro Vercelli e che aveva portato alla squalifica delle “Bianche Casacche” per comportamento anti-sportivo.
“Probabili” contro “Possibili”
Se per il nuovo campionato quelli che potevano essere considerati i calciatori più forti d’Italia sarebbero stati perdonati e riammessi – andando poi a imporsi per diverse stagioni – per la prima gara della Nazionale, prevista da tempo, lo sgarbo era troppo fresco per essere amnistiato. Fu così che quando Umberto Meazza, arbitro eletto dalla commissione tecnica istituita per l’occasione come primo vero e proprio “commissario tecnico” della storia, si trovò a dover selezionare gli undici che sarebbero scesi in campo, la scelta su chi chiamare per la storica occasione non fu affatto facile. Vennero infine chiamati 22 uomini, divisi in due squadre (chiamate “probabili” e “possibili”) che si sfidarono il 5 e l’8 maggio in due gare che terminarono con una doppia vittoria (4-2 e 4-1) dei “probabili”, quelli che fin dall’inizio erano stati considerati favoriti per giocare la gara con la Francia. I giochi erano fatti, anche se all’ultimo momento Franco Bontadini dell’Ausonia (e dei “probabili”) avrebbe dovuto lasciare il posto all’ala del Torino (e dei “possibili”) Enrico Debernardi.
Pur lamentando l’assenza di Bontadini, l’Ausonia Football Club di Milano presentò comunque ben due giocatori nella prima formazione di sempre dell’Italia: il mediano Attilio Trerè, detto “il Kaiser” per via dei vistosi baffi ed ex-portiere, e l’ala col vizio del gol Giuseppe Rizzi. La piccola squadra milanese, creata dall’omonima casa automobilistica produttrice di auto elettriche, aveva ottenuto i tre giocatori in prestito dal Milan, e sarebbe scomparsa nel giro di pochi anni mentre i tre avrebbero scritto ancora importanti pagine del calcio nostrano. Milano era rappresentata anche dalle tre squadre all’epoca più importanti della città: il Milan mise a disposizione della Nazionale il centravanti Aldo Cevenini, primo di una dinastia di cinque fratelli calciatori, e l’interno Pietro Lana, uno dei “transfughi rossoneri” fondatori dell’Inter ma immediatamente pentitosi e tornato all’ovile. L’Inter schierava invece in mediana l’elegante capitano Virgilio Fossati, centromediano di neanche vent’anni, mentre l’US Milanese si vide rappresentata dal portiere Mario De Simoni, il difensore Franco Varisco e l’interno Arturo Boiocchi. Appena tre giocatori dunque giungevano fuori da Milano, città designata per la sfida: a Debernardi, sostituto di Bontadini, il Torino aggiungeva il mediano – e meccanico – Domenico Capello, l’Andrea Doria di Genova infine forniva il proprio leader Francesco Calì.
La prima fascia, la prima maglia, un arbitro juventino
La storia di Franz Calì, primo capitano dell’Italia, merita di essere raccontata: era cresciuto in Svizzera e lì aveva imparato a giocare a football, espatriato insieme alla famiglia dopo che un assalto dei pirati aveva messo in ginocchio l’attività di famiglia in Sicilia, dove i Calì vivevano commerciando vino. Tornato in Italia per vivere a Genova, dopo una brevissima e poco fortunata esperienza con il Genoa, era diventato una bandiera dei rivali cittadini dell’Andrea Doria, distinguendosi per calma, classe e versatilità – poteva giocare in tutte le posizioni del campo – e guadagnandosi il rispetto unanime di tutti i colleghi. Fu per queste qualità, per la maturità (a 28 anni era il più anziano in campo tra gli italiani) e per la conoscenza delle lingue che fu scelto come primo capitano, ruolo che avrebbe mantenuto anche nella seconda e ultima gara con l’Italia.
Gli italiani avrebbero giocato in azzurro, omaggio alla famiglia Savoia, soltanto dall’anno successivo. Nella prima occasione fu infatti preferito il colore bianco, scelta che in molti avrebbero inteso come un omaggio ai grandi assenti della Pro Vercelli ma che molto più probabilmente fu dovuta a mere ragioni economiche: il bianco costava meno. Ogni giocatore utilizzò i calzoncini del proprio club, mentre la FIF fornì l’arbitro per la sfida: si sarebbe trattato dell’inglese Harry Goodley, arrivato alla Juventus nel 1905 per volere del presidente Alfred Dick e rimasto bianconero anche dopo la partenza del dirigente, fondatore del Torino. In un’epoca in cui ogni squadra stipendiava il proprio arbitro per poi fornirlo in occasione delle gare, questo inglese juventino era considerato uno dei migliori in circolazione.
La gara
4,000 persone accolsero con entusiasmo italiani e francesi quando questi scesero in un campo di enormi dimensioni (il massimo consentito, 120×60 metri, forse per sfruttare la stanchezza degli ospiti spossati dal lungo viaggio) per disputare la prima partita di sempre della Nazionale di calcio italiana. La Francia aveva fatto il suo esordio internazionale ben sei anni prima (1° maggio del 1904, 3-3 contro il Belgio) ma era scossa da guerre interne tra le varie federazioni esistenti e presentava dunque una squadra rimaneggiata.
Ciononostante nessuno si sarebbe aspettato una netta vittoria dei padroni di casa, che dopo aver preso le misure dell’avversario passarono al 13° minuto con un gran tiro dai venti metri di Lana, abile a sfruttare una rifinitura di Boiocchi (nelle cronache chiamato Bojocchi) e a battere il portiere francese Tessier, stella del Bon Conseil e alla settima e ultima gara con la Francia: noto per il frequente utilizzo delle mani, in un’epoca in cui ancora i portieri utilizzavano molto i piedi, avrebbe lasciato la Nazionale con l’avvilente score di ben 36 reti incassate, le ultime 6 a firma italiana.
Il raddoppio italiano arriva pochi minuti dopo, al 20°. Virgilio Fossati si impossessa del pallone dopo una dura lotta a centrocampo, avanza e da fuori area fa esplodere un tiro che ancora una volta fa secco Tessier: le squadre andranno a riposo con questo punteggio, 2-0, nonostante una serie di attacchi francesi ben disinnescati da un De Simoni in gran forma e un goal annullato a Cevenini per fuorigioco.
Sono moltissime le curiosità che riguardano questa partita: si parla di “spettacolo footballistico”, di “melee” quando la mischia è furiosa, la cronaca della gara che appare sulla “Gazzetta dello Sport” il giorno successivo (a firma Magni) riporta la cronaca della gara e poi la cronaca minuto per minuto in fondo, con l’orario ufficiale scelto però al posto di quello di gara: il primo gol italiano infatti non arriva “al 13°”, ma “alle ore 15,53”, dato che la partita ha avuto inizio alle 15,40.
Goleada e festa
Nel secondo tempo la Francia prova a reagire, e aiutata da mezzi tecnici superiori in parte vi riesce pure: al 49° Henri Bellocq (ma le cronache dicono anche Maurice Oliver) sorprende De Simoni con un “calcio potente”, quindi dopo il 3-1 segnato ancora da Lana i francesi accorciano ancora con un “freekik” (…) calciato dal capitano Jean Ducret e “sporcato” da Trerè, che cerca di respingere il tiro finendo invece per disturbare l’intervento di De Simoni. I francesi però sono stanchi, esausti, e crollano nel finale mentre emergono gli italiani: capitan Calì mostra la propria completezza lanciando lungo Rizzi, che marca il 4-2 al 66°, quindi controlla il potente centravanti avversario Henri Mouton insieme all’eccezionale Fossati e ad un Varisco cresciuto nella ripresa e che mostra grandi doti nel tackling, che l’inviato della Gazzetta chiama erroneamente “talling”.
C’è poco da fare, in campo nel finale c’è soltanto l’Italia, tanto che il migliore dei francesi risulterà proprio il portiere Tessier, che a lungo si oppone ai tentativi di gol da parte degli avanti nostrani. Deve però cadere all’82° sull’incursione di Debernardi e poi ancora all’89° minuto, quando su rigore Lana segna la sua personale tripletta e chiude la gara sul punteggio, forse ingeneroso verso i nostri ospiti, di 6-2. Nel finale la folla, che ha seguito la gara con entusiasmo, si intrattiene a lungo con i giocatori, a cui dona pacchetti di sigarette lanciandoli dalle tribune, giusto e meritato riconoscimento dopo un bello spettacolo che forse ci illude troppo sulle nostre potenzialità: meno di due settimane più tardi ci penserà l’Ungheria a riportare tutti sulla terra, sconfiggendo gli stessi uomini capaci di trionfare sulla Francia con un secco 6-1.
Interessante l’analisi post-gara che l’inviato Magni della “Gazzetta” fa della sfida tra Italia e Francia: per lui i nostri hanno mostrato maggior coesione, a differenza dei francesi dotati di buona individualità ma di scarso gioco d’insieme e forse stanchi per le 10 ore di viaggio che si sono sobbarcati per raggiungere Milano.
La storia della Nazionale, dell’Italia che in breve sarà una superpotenza del calcio mondiale e che vincerà in tutto quattro titoli mondiali, è appena cominciata. E i primi eroi sono Lana, De Simoni, Calì, Boiocchi, Fossati, Trerè: nomi oggi quasi del tutto dimenticati ma capaci, il 15 maggio del 1910, di scrivere la storia.
FONTI:
Bagnato, Giuseppe (01/06/2010) Cent’anni e sembra ieri, tanti auguri Nazionale, www.gazzetta.it
Rota, Davide (27/07/2011) 15 maggio 1910: il debutto della Nazionale, rovesciatavolante.blogspot.it
“Gazzetta dello Sport” 16/05/1910, tratto da www.magliarossonera.it
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