Calcio
Quei Bravi Ragazzi Di Hartford
Hartford, Connecticut, corre l’ anno 1975, ma per capire meglio questa storia bisogna tornare tuttavia indietro di altri otto anni.
Il calcio negli Stati Uniti era ancora uno sport poco diffuso, per non dire semi sconosciuto in quel periodo, ma una nuova lega composta da un gruppo di imprenditori dello sport e dello
spettacolo era pronta a lanciarsi in questa nuova avventura.
L’ Inghilterra campione del mondo 1966, accese in Nord America un inaspettato interesse generale per il calcio professionistico.
Un tale interesse che convinse molti businessmen a credere in questo nuovo prodotto statunitense chiamato NASL ( North American Soccer League).
Il primo vero torneo regolare si svolse nel 1968, ed ai nastri di partenza vi erano 17 squadre.
Gli Atlanta Chielfs vinsero il campionato, ma gli scarsi risultati economici misero parecchio in crisi molte delle debuttanti franchigie.
Il 1969 fu un’annata particolarmente triste; dodici squadre della passata stagione diedero forfait, lasciando di fatto solo cinque squadre in competizione per il titolo.
Senza troppe fatiche i Kansas City Spurs si aggiudicarono il trofeo.
Per vedere i primi segnali di ripresa bisogna attendere l’ edizione del ’71, ossia la nascita dei New York Cosmos.
Grazie all’ ingesso di questa squadra, la NASL incomincia ad ingranare la giusta marcia; anno dopo anno il numero di franchigie tornò quasi ai livelli iniziali, mentre il numero di spettatori,
anche se lentamente, continuava a crescere.
I Cosmos sono stati, e lo sono ancora adesso a distanza di 46 anni, l’ anima di questa lega, ed oltretutto, senza mai dimenticare, che i veri precursori del calcio professionistico in USA
furono loro.
I newyorkesi erano stati costruiti per vincere e di fatto fecero suo il campionato del 1972; gli Atoms di Philadelphia quello del ’73, mentre i Los Angeles Aztecs si laurearono campioni nel
’74, ma gli anni d’oro della NASL dovevano ancora venire.
Eccoci quindi tornati nella 1975.
Stagione che vede i Cosmos siglare il più grande talento che il calcio abbia mai conosciuto, Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé.
L’arrivo del fenomeno brasiliano in terra statunitense ha un impatto mostruoso, ed in tutto il paese si parla solo di questo.
L’ audience e l’ interesse per il calcio è schizzato alle stelle, le squadre partecipanti diventarono venti anziché quindici come nella passata stagione.
Le cinque new entry erano Portland, Tampa, Chicago, San Antonio e Hartford.
I Tampa Bay Rowdies, provenienti dalla Florida, erano pronti a dare battaglia per il titolo di campione; Chicago, Portland e San Antonio non avevano la disponibilità economica per provare
il colpo grosso già dal primo anno, ma essendo città importanti non fu complicato trovare giocatori disposti a vestire i propri colori sociali.
Ed Hartford?
Gli Hartford Bicentennials non avevano la stessa fortuna delle squadre precedentemente citate.
La piccola capitale situata sul fiume Connecticut non attirava molte attenzioni, né dei giocatori né tantomeno della stampa.
Per di più il Dillon Stadium non era certo uno stadio di grandi aspettative, ed i soli 9,600 posti a sedere ne erano la piena conferma.
Le previsioni non erano affatto rasserenanti: erano stati stimati tremila spettatori paganti di media a partita.
La rosa degli Hartford era onestamente priva di grandi nomi e di grosse qualità tecniche. I fratelli scozzesi McCully e lo jugoslavo Emir Travljanin erano l’asse portante di questa modesta
compagine del nord est degli Stati Uniti.
Purtroppo tre discreti calciatori non bastano a rendere una squadra competitiva.
Accadde però un vero e proprio colpo di fortuna, o perché no, di genio.
Peppe Pinton, che si qualificava come consulente dei Bicentennials, contattò l’amico Giorgio Chinaglia, che proprio quell’ estate aveva deciso di trascorrere le vacanze a Englewood nel
New Jersey.
” Long John ( soprannome di Giorgio ), ho organizzato un’ amichevole tra la nazionale polacca e la mia squadra del Connecticut…” ( alcuni attimi di silenzio )
” Non è che mi potresti giocare questa partita? Qui siamo pieni di italoamericani John, verrebbero di corsa a vedere il match se ci sei tu in campo!”
Chinaglia, in quel periodo, era sotto contratto con la Lazio di Umberto Lenzini, e dovette chiaramente rifiutare l’ invito.
Pinton però non si arrese, e chiamò direttamente il numero uno laziale.
Con la stipula di un’assicurazione del valore di due milioni di dollari, non fu troppo complicato convincere un presidente alla prese con qualche problema economico.
E così, invece dei tremila spettatori previsti, se ne presentarono circa 10,800!
La partita terminò 2 a 0 per i polacchi; a Chinaglia venne annullato pure un gol.
La strategia di Beppe Pinton fu azzardata, ma alla fine premiata e notevolmente apprezzata.
Tanto apprezzata da indurre la dirigenza del Connecticut ad investire su giocatori italiani già affermati di fine carriera.
La disponibilità economica era quella che era, e la squadra di Hartford era già completa.
Ciò che serviva tuttavia era invogliare la gente del posto a seguire con continuità il club locale.
L’ idea fu la seguente: portare Giacomo Bulgarelli e Ferruccio Mazzola, per un breve periodo, negli Stati Uniti.
Gli ex capitani di Bologna e Lazio, appena ritirati dalle loro rispettive carriere, accettarono la proposta della franchigia americana.
La leggenda bolognese solcò per due volte il Dillon Stadium, mentre Ferruccio, per motivi fisici, non riuscì mai a scendere in campo.
Nonostante la voglia di far bene, il tempo dei Hartford Bicentennials fu breve e privo di gloria. Il loro primo campionato fu un completo fallimento, confermandosi squadra materasso del
torneo.
Il seguente anno mancarono la qualificazione ai playoff per un soffio, cedendo il terzo posto ai Rochester Lancers.
Al termine della stagione ’76 il club si trasferì a New Haven sotto il nome di Connecticut Bicentennials.
Le prestazioni al Yale Bowl continuarono però ad essere deludenti, e per la seconda volta conclusero il campionato all’ultimo posto in classifica.
Per la stagione 1978 la franchigia fu trasferita ad Oakland in California, dove divenne l’ Oakland Stompers.
La storia dei Bicentennials non sarà delle più belle, vittoriose o interessanti che gli Stati Uniti ricordino, ma se oggi la MLS sta scalando posizioni su posizioni nella gerarchia del calcio
mondiale, lo si deve anche a questa piccola franchigia del nord-est, che in un periodo in cui il calcio negli USA non contava nulla, invogliò Chinaglia, Bulgarelli e Mazzola a correre nel
rettangolo di gioco di una piccola città del Connecticut.
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook