Seguici su

Calcio

MONDAY NIGHT – Carlos Kaiser e i suoi fratelli: storie di falsi eroi del pallone

Pubblicato

il

La storia del calcio è piena di un certo tipo di racconti, quelli che riguardano grandi talenti, campioni potenziali mai espressi completamente per colpa di sfortuna, scelte sbagliate, mancanza di applicazione o semplice fato: tutti noi abbiamo conosciuto qualcuno che con il pallone faceva magie ma poi ha mollato, abbandonando il sogno del professionismo per le ragioni più disparate.

Talenti a cui è mancata la costanza, il crederci davvero, forse, che si sono stufati di aspettare una svolta che forse non sarebbe arrivata mai. Se è vero però che il calcio non è soltanto tecnica, se è vero che un calciatore dev’essere altrettanto bravo con il pallone tra i piedi quanto solido mentalmente, ecco che è successo, succede e succederà che individui senz’altro meno talentuosi siano riusciti ad arrivare in alto, lottando, stringendo i denti, fino a superare quei campioncini rionali che la natura aveva senz’altro benedetto più di loro.

Ma le storie che vi sto per raccontare non hanno niente a che vedere con il duro lavoro, con la costanza, con il sudore che supplisce a scarse qualità tecniche. Non si parla di favole, stasera su 1000 Cuori Rossoblu, amici. Si parla di frodi. Di truffatori. Di uomini che, senza altro talento tranne che la capacità di mentire e una notevole faccia tosta, sono riusciti a vario livello a essere calciatori veri e propri pur non possedendo nessuna delle qualità necessarie per diventarlo.

Ali Dia

Il più grande di tutti, quello arrivato alle vette più alte, è senza ombra di dubbio Ali Dia. Senegalese emigrato in Francia in neanche troppo giovane età (nel 1988, aveva 23 anni) sogna di sfondare nel calcio ma fallisce al Beauvais, in seconda serie, e da lì continua a scendere di categoria senza mai trovare qualcuno che creda nei suoi evidentemente limitati mezzi. Dopo aver fallito pure nelle serie minori finlandesi (!) e in Germania, ecco che Ali si decide, ormai trentenne, a riprendere in mano gli studi interrotti anni prima.

Non lo sa, ma questa sua scelta genererà una delle storie più clamorose mai sentite nel calcio. Già, perché un suo compagno di studi, una sera, decide di chiamare Graeme Souness, allenatore del Southampton nella prestigiosa Premier League inglese, è di proporgli l’amico, Ali Dia. Particolare di non poco conto: l’amico, con il tecnico, si finge nientepopodimeno che George Weah, raccontando come un suo talentuoso cugino (sic!) ex-Paris Saint-Germain sia rimasto senza squadra. Si tratta, insomma, di una vera e propria occasione, anche perché questo cugino ha pure una discreta esperienza internazionale con la maglia del Senegal.

Incredibile ma vero Souness ci casca con tutti e due i piedi, ingaggiando Ali Dia che, incredulo, si trova ad allenarsi con veri professionisti. I quali sembrano intuire subito che ci sia qualcosa di strano nel nuovo acquisto: ma chi può immaginare tutta la storia? Il 23 novembre del 1996, alla bella età di 31 anni suonati, Ali Dia riesce a giocare addirittura in Premier League: a corto di attaccanti, Souness se lo porta in panchina contro il Leeds United e poi lo fa entrare dopo mezz’ora al posto della leggenda locale Matt Le Tissier, acciaccato.

Ovviamente, in mondovisione, tutti si renderanno conto che Ali Dia non è altri che uno capitato nel calcio quasi per sbaglio: “sembrava di vedere Bambi pattinare sul ghiaccio, vederlo era imbarazzante” dirà in seguito proprio Le Tissier ricordando l’episodio. La storia di Dia ai “Saints” finisce qui, quella con il football l’anno successivo, dopo una fugace esperienza con il modesto Gateshead. Al mondo del football lascia 53 minuti che saranno definiti da numerosi esperti “la peggior prestazione calcistica di sempre in suolo inglese.” E scusate se è poco.

Fonte: Smith, Alan (22/11/2016) ‘What’s this geezer doing? He’s hopeless’ – the Ali Dia story, 20 years on, The Guardian

Carlos Kaiser

Leggendario quanto Ali Dia, Carlos Henrique Raposo, in arte Carlos Kaiser, fu un autentico maestro del dribbling negli anni ’80 del futebol brasiliano. La sua arte fu però espressa non sul campo da gioco, come d’uso per i comuni mortali, ma attraverso una serie di prodezze volte a mascherare la sua assoluta incapacità di giocare a calcio che gli hanno garantito una carriera più che ventennale. Il suo segreto? Essere amico di molti calciatori “VIP” dell’epoca e di giornalisti accondiscendenti che raccontavano sue imprese mai avvenute.

Incredibile ma vero, Carlos Kaiser ha così vestito maglie di club prestigiosi come Botafogo, Flamengo, Fluminense e Vasco da Gama, guardandosi bene dal giocare anche soltanto un minuto. La strategia era consolidata: giunto nel nuovo club sull’onda di fantastici racconti degli amici, otteneva un contratto breve che sarebbe servito per tornare in forma, quindi lamentava una serie di acciacchi che finivano per far saltare l’affare e ricominciava da qualche altra parte.

Dopo essere stato una comparsa in Messico, al Puebla, raccontò che aveva incantato le folle al punto tale da convincere la federcalcio messicana a offrirgli un passaporto per giocare in Nazionale, che lui aveva ovviamente rifiutato. Quando si trasferì in Francia, al Gazèlec Ajaccio, riuscì a sfuggire alla classica presentazione dove un nuovo acquisto fa vedere ciò di cui è capace calciando immediatamente il pallone in curva e baciando lo stemma presente sulla maglia, conquistandosi così l’amore dei tifosi. 

Un colpo di classe, ma niente a che vedere con quello che realizza quando, tornato in Brasile, si trasferisce al Bangu. Qui il presidente, stanco delle sue continue scuse, obbliga il tecnico (e amico di Carlos) a farlo entrare in campo. Colto dal panico, Kaiser intravede in alcuni tifosi presenti a bordo campo la sua via di fuga: inventandosi offese mai pronunciate, attacca rissa con questi increduli supporter e viene espulso prima di poter entrare sul terreno di gioco. Negli spogliatoi, al presidente furioso, racconterà che aveva sentito quei tifosi offendere quella magnifica persona, che considera quasi come un padre. Questi, commosso, gli prolunga addirittura il contratto di altri sei mesi!

La leggenda vuole che, in oltre vent’anni di carriera, Carlos Kaiser abbia giocato una ventina di partite – mai una per tutti i 90 minuti – e abbia segnato persino un gol. Centravanti dichiarato, evidentemente non sentì mai il bisogno di dimostrare in campo la veridicità delle sue parole.

Fonte: Phillips, Dom (16/12/2016) Confessions of Carlos Kaiser: football’s biggest conman, Four Four Two

Alex Zarrelli

Chi è riuscito a ritagliarsi una carriera vera e propria, pur se lontanissima dal calcio che conta, è invece il mediano italianissimo (di Rivoli, comune del torinese) Alessandro Zarrelli, che nella stagione 2004/2005 raggiunse la Gran Bretagna forse proprio sull’onda lunga generata dalla storia di Ali Dia. Presentatosi come un “giovane talento italiano proposto dalla FIGC nell’ambito di uno scambio calcistico-culturale con il Regno Unito” (sigh!) Zarrelli presentava credenziali di tutto rispetto: aveva giocato nelle giovanili di Rangers Glasgow e Sheffield Wednesday, e aveva con se un fax firmato da un dirigente del nostro calcio, tale Matteo Colobase.

In realtà aveva soltanto fatto due provini con le squadre citate, il signor Colobase non esisteva e i fax venivano spediti da un negozio vicino casa sua in Italia. Dopo aver fallito in un provino con il Lisburn Distillery, squadra del campionato nord irlandese, Zarelli ci provò anche con il Bangor, compagine gallese il cui manager però si insospettì e, contattati Rangers e Wednesday, venne a sapere che si era trattato appunto di semplici provini. Ecco dunque che il giovane, che aveva giocato soltanto con l’Asti, fu beccato dalla trasmissione sportiva “Super Fakes” ed esposto al pubblico ludibrio. Incredibile ma vero, è qui che la sua vera carriera è cominciata.

Negli ultimi dieci anni Alex è diventato una sorta di celebrità nel calcio minore britannico, collezionando oltre sedici maglie senza mai spingersi oltre il dilettantismo ma riuscendo sempre a trovare un nuovo ingaggio in squadre sempre più pittoresche dimostrazione che il coraggio e l’intraprendenza pagano anche in un mondo elitario come quello del football. Dopo aver vestito le maglie di Ardeer Thistle, Queens Park, Irvine Meadow, Nortwich Victoria, Hucknall Town, Lincoln Moorlands Railway, Diss Town, Downham Town, Long Melford, Erith & Belvedere, Eastbourne Town, Sheppey United, Selkirk, Widnes e St. Cuthbert Wanderers, Zarrelli attualmente gioca, senza infamia e senza lode, nel Corsham Town, squadra del nono/decimo livello del calcio inglese. 

Fonte: Caney, Gavin (04/02/2013) Footballer exposed in Sky TV’s Superfakes, Alessandro Zarrelli, signs for Downham Town, Eastern Daily Press

Bobby Shilinde

E sempre restando nel calcio inglese è clamorosa la storia di Bobby Shillinde, talento che stava per esordire nella Nazionale del Botswana nel 2013. Ala vivace o all’occorrenza centrocampista centrale, giovanissimo talento nato in Inghilterra, si era distinto con la maglia del Wimbledon riuscendo anche a figurare nella “formazione della settimana” della Division Two, l’equivalente della nostra quarta serie. Non un risultato prestigioso, per carità, ma per il Botswana (attualmente 113° nel Ranking FIFA) poteva bastare, anche perché il ragazzo raccontava su Twitter di aver scelto la patria dei genitori piuttosto che quella adottiva e di sognare grandi traguardi per lui e per il Botswana stesso.

Peccato che fosse tutta un’invenzione: l’articolo in cui figurava nella miglior formazione della settimana era chiaramente modificato, al Wimbledon nessuno lo conosceva e le dichiarazioni di staff e tifosi, che ne lodavano l’instancabile dinamismo, fossero false come l’ottone.

Addirittura convocato dai poco lungimiranti dirigenti del Botswana, il suo presunto esordio in amichevole contro il Malawi salta per “problemi burocratici”, quindi il nome di Bobby Shilinde finisce nel dimenticatoio, restando leggenda per il modo in cui, da semplice utente di Twitter, il ragazzo abbia rischiato addirittura di fare un esordio nel calcio internazionale.

Fonte: Hyde, Marina (20/03/2013) Bobby Shilinde brings a touch of fantasy to AFC Wimbledon, The Guardian

Kevin Lidman

Nella stessa scuola calcio in cui è cresciuto Shilinde, ovvero la fantasia sterminata dei social network, è esploso anche lo svedese Kevin Lidman. Questi, nel 2014, scalda i cuori di alcuni tifosi della Roma con una serie di tweet in cui dichiara la sua fede giallorossa, l’ovvio disprezzo per i cugini della Lazio – a cui MAI si trasferirebbe – e il suo desiderio di giocare un giorno con capitan Totti, di cui tiene il santino nei parastinchi fin da bambino.

Ha 18 anni, è un under-18 svedese e gioca nelle giovanili del West Ham, ma soprattutto odia il calcio moderno fatto solo di soldi e zero passioni: tanto basta per attirare l’interesse di diversi tifosi, nostalgici come lui di un calcio magico che non c’è più. I successivi post su Twitter sono veri e propri capolavori della bufala moderna: una busta dove risulta essere stato convocato dalla Svezia, una sua foto a Trigoria con uno striscione dedicato a Totti, offese alla Lazio.

Quanto basta per finire anche sui nostri siti esperti di calciomercato (…) che ne raccontano la storia e lo avvicinano, finalmente, all’amore calcistico della sua vita, la Roma. Dotato di notevole fantasia, Lidman giostra anche su Instagram e qui viene contattato dalla tv romana ReteSport: i conduttori, evidentemente più sgamati di tanti altri esperti di calciomercato, hanno il fondato sospetto che non esista alcun Kevin Lidman (come peraltro confermato dal West Ham stesso e dall’assenza del suo nome nei motori di ricerca dei vari siti – seri – di scouting calcistico) e lo invitano in trasmissione.

Inizialmente il ragazzo accetta, poi intuendo che la cosa non potrà andare a finire bene si tira indietro all’ultimo momento: finisce così il sogno di Kevin Lidman, promessa svedese non solo mai mantenuta, ma neanche mai esistita realmente. Incredibile ma vero, il calcio se ne è fatto presto una ragione.

Non finisce qui! Lunedì 20 febbraio racconteremo altre clamorose storie di football fakes!

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *