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I-Football – Quando Sandro Ciotti seguiva Sanremo… – 15 Feb

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La settimana scorsa televisione e radio ci hanno regalato la conclusione di due grandi eventi. Sabato, abbiamo assistito al trionfo di Francesco Gabbani al Festival di Sanremo. Domenica, una delle voci delle nostre domeniche calcistiche, Riccardo Cucchi, ci ha raccontato il calcio per l’ultima volta. Due eventi così lontani, eppure così simili. Sanremo e Tutto il calcio minuto per minuto sono un po’ il riassunto della nostra Italia. Un’Italia che grazie a questi programmi ha saputo ripartire dopo la guerra, ricostruirsi, reinventarsi. Anche negli ultimi anni. Le canzoni del Festival ci hanno dato la forza per continuare a crederci, ci hanno fatto emozionare e sperare. Così, la domenica alle tre, un’altra melodia, meno sinfonica e più ritmata, ha accompagnato i pomeriggi di tutti gli sportivi e calciofili italiani. Un miracolo che si puntualmente si è ripetuto nel corso del tempo quando, dopo l’abbuffata del giorno di festa, accendevamo la radio. Un ping-pong di emozioni, suoni, rumori. Voci che ci hanno fatto immaginare, vivere quelle partite come fossimo allo stadio. Noi eravamo lì, mentre Batistuta sfidava Nesta nel derby del Cupolone, quando Ronaldo sentì il “crac” più brutto della sua vita, quando Baggio faceva impazzire mezza Italia e quando Beppe Signori la metteva all’incrocio dei pali al Dall’Ara.
Tutto questo lo abbiamo visto, sognato, ovviamente dopo averlo ascoltato solo grazie a quelle voci magiche, inconfondibili. Ameri, Provenzali, Forma, Nesti, fino ad arrivare agli attuali Repice, Delfino e, appunto, Cucchi.
Tra i nomi citati, manca il fil rouge della nostra storia. La voce per eccellenza, non a caso il suo soprannome era lo stesso di un mito della musica. Lo chiamavano “The voice” come Frank Sinatra.
Qualcuno ha già capito di chi stiamo parlando. Si tratta di Sandro Ciotti. La storica voce di Tutto il calcio minuto per minuto, ha seguito da inviato 40 edizioni del Festival della Canzone Italiana. Così come per le partite della domenica, il mito della radiocronaca sportiva italiana raccontava canzone dopo canzone gli eventi della più importante kermesse canora, commentando con acutezza e ironia le esibizioni dei cantanti e i contenuti dei testi. Lui stesso fu autore di alcune canzoni come “Volo”, composta per Peppino Di Capri o “Veronica” per Enzo Jannacci. Una passione che non lo ha mai abbandonato. 
Nel marzo 1962 Coptto era un “semplice” cronista della RAI, allora poco conosciuto. In quel periodo intervistò per una trasmissione radiofonica del servizio pubblico Luigi Tenco, in quel tempo noto per aver scritto solo una canzone di un certo successo, “Quando”.
Di lì a qualche mese Tenco avrebbe girato il film “La cuccagna” e avrebbe pubblicato uno dei suoi capolavori “Mi sono innamorato di te”. 
Dopo la notte del 27 gennaio 1967 in cui il cantautore Luigi Tenco si tolse la vita, Sandro Ciotti commentò con estrema lucidità l’accaduto, pur commosso. Il noto giornalista fu tra i primi a non credere alla versione ufficiale dei fatti anche se ovviamente era troppo presto sbilanciarsi.
Chiudiamo con la citazione testuale dell’intervento di Sandro Ciotti al GR del 28 gennaio 1967, per ricordare due figure memorabili che hanno legato due mondi apparentemente inconciliabili come quelli del calcio e del Festival di Sanremo: 
“Questo Festival di Sanremo ha avuto una macchia triste. Ciotti?”
“Sì, eccomi.” – “Io so che tu eri amico, buon amico, di Luigi Tenco”. 
“Sì”.
“Vorrei che tu ce lo ricordassi un attimo. E poi vorrei che ci dicessi se veramente, insomma, il valore di una canzone, se una canzone può valere una vita. Si è parlato di protesta, di tante cose. Il suicidio è una parola addirittura innominabile, che fa spavento, va bene? Si può arrivare a tanto, per il mondo della canzone?”.
“Io assolverei il mondo della canzone da quanto è accaduto. Per quanto c’è un mondo della provvisorietà, che costituisce una chiave indubbiamente importante, invadente. Un cantante intelligente si rende conto appena entra in questo ambiente che la provvisorietà è appunto il connotato forse più ricorrente del mondo della canzone. E tuttavia non ritengo che Tenco abbia fatto quello che ha fatto solo perchè ha perduto a Sanremo. Sarebbe una spiegazione prima di tutto troppo semplicistica e poi che offenderebbe l’intelligenza che senza dubbio Tenco aveva. C’è piuttosto da dire questo, che a prescindere dall’ambiente nel quale Luigi ha vissuto, lui ha cercato nel modo più sbagliato e più doloroso, più impietoso verso se stesso e gli altri, la strada per raggiungere la serenità che ha cercato invano per 29 anni”.
 
(Foto Edizioni inContropiede)

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