Bologna FC
Il Punto sul Bologna – Il circolo vizioso – 28 feb
Ormai il trend sembra divenuto irrecuperabile e contagioso: per certificare la nostra presenza nell’universo sociale abbiamo bisogno di lamentarci. Un trend che attecchisce in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, ivi incluso il calcio che dovrebbe essere invece un momento di svago e di sollevazione da fatiche e affanni.
E non c’è Saputo che tenga, sebbene il nostro chairman faccia di tutto per alleviare le nostre pene. Caso lampante, l’ultima intervista rilasciata a Sky e fedelmente riportata dal sito ufficiale del Bologna calcio. Tre gli obiettivi che sono stati rimarcati, per l’ennesima volta, dal proprietario canadese: “Prima di tutto la salvezza, secondo fare più punti dell’anno scorso, terzo far crescere i giovani calciatori che abbiamo portato quest’anno”. Di questi tre, al momento, il più in bilico parrebbe il secondo. Nella stagione passata, infatti, raggiungemmo il 14esimo posto con 42 punti nel carniere. Ora di punti ne abbiamo 28 e ci troviamo nella quindicesima posizione. Di partite ne mancano 12 e, conseguentemente, i punti in palio sono 36. In soldoni, e per fare il conteggio più banale e più rapido, servirebbero cinque vittorie per fare meglio dell’anno scorso. Siamo in grado di ottenerle? Nessuno può saperlo, nemmeno i giornalisti più intelligenti o quei tifosi che ne sanno sempre una più del diavolo. È vero, si potrebbe ragionare attraverso statistiche e tendenze, possibilità e probabilità ma sempre a questo punto ci si ritroverebbe, senza conoscere il futuro.
Ed è qui che si dividono le strade tra ottimisti e pessimisti, cioè tra chi pensa che avere un futuro garantito dalla presenza di Saputo sia condizione necessaria e sufficiente per vivere con serenità anche i momenti difficili e chi invece ritiene questa condizione comunque insoddisfacente e non bastevole. Per gli uni e per gli altri, la medicina veste sempre la foglia d’acero: “Se non abbiamo più punti dell’anno scorso – spiega ancora il chairman – a quel punto dobbiamo rivedere (la stretegia, Ndr) per assicurare cosa facciamo l’anno prossimo per fare meglio di quest’anno”. Semplice e, a mio parere, definitivo.
Un filosofo tedesco, Johann Gotlieb Fichte, in un saggio scrisse che bisogna “trovare tutto necessario e buono dal momento che si contempla ogni cosa nel suo contesto e non scorge nulla isolatamente, accettando ciò che esiste qual è per amore del fine superiore”. Ecco, io considero come fine superiore il Bologna Football Club 1909 e la sua storica attitudine ad essere protagonista nella massima serie. Un’attitudine naturale che, tuttavia, deve essere ricostruita. E per ricostruirla c’è solo un modo: attenerci a quanto affermato da chi dà la linea e mette i soldi per far sì che questo avvenga. Ed anche questo è abbastanza chiaro per chiunque.
Quello che comunque ritengo fondamentale, nell’intervista rilasciata, attiene alla sfera del rispetto. E sono parole che ci riguardano tutti, dai tifosi agli arbitri, dai giornalisti alla Federazione: “Voglio essere rispettato come squadra, voglio essere rispettato come club, voglio che i giocatori che vengono qui siano rispettati”. Questo è il punto essenziale su cui si fonda la filosofia di questo nuovo Bologna. Ma è difficile pensare che offendere, ad esempio Destro, sia una forma di rispetto. È difficile pensare che avere, per malizia o incapacità, arbitraggi, in questa particolare stagione, spesso contrari, sia una forma di rispetto. Ed altresì, è difficile pensare che attaccare Fenucci o Di Vaio o Donadoni sia rispettoso nei confronti di Saputo o dello stesso Bologna.
Eppure, in una sorta di kamasutra intellettuale, si difende Saputo ma non gli uomini da lui o attraverso lui, scelti. Quindi, per alcuni, il proprietario canadese non è nulla di diverso da un portafogli bilingue che non ha altri diritti che mettere soldi su soldi.
In conclusione, credo che il rispetto verso gli altri e verso noi stessi, sia ancora l’unica forma comunicativa che tiene unita una comunità, facendole raggiungere gli obbiettivi preposti. Al contrario, si cade in un circolo vizioso che porta solo instabilità. La nostra, prima ancora del Bologna.
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