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Polvere di stelle: SILVIO PIOLA – 3 mar

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COL CUORE IN GOL

A guardarlo nelle foto d’epoca,torreggiava come un gigante, ma non superava l’1,79: la normalità oggi, l’eccezione sessant’anni fa. Aveva le gambe lunghe, Silvio Piola, il più grande cannoniere italiano di ogni tempo: 290 reti in 543 partite di Serie A; 30 in 34 di Nazionale, 11 in 6 di Nazionale B; 16 in 30 di Serie B, 6 in 5 di Coppa Italia, 27 in 26 di campionato di guerra. Era il classico ariete da area di rigore, ma la completezza tecnica gli consentiva di partecipare alla manovra, la classe gli apriva le porte di ogni tipo di conclusione a rete: formidabile il tiro dalla distanza, spettacolare la rovesciata. Il suo rendimento, già altissimo, lievitò attorno ai ventisette anni, quando il suo fisico si irrobustì con la maturità, ingrossandosi e compensando in potenza ciò che perdeva in agilità pura. Fu a quel punto che emerse la qualità dei piedi,capaci di “tagli” raffinati, di dai e vai in corsa con l’esterno, completandone il ritratto di fuoriclasse. Dopo l’interruzione bellica,passò alla Juventus e nel 1947, a 34 anni, considerato ormai prossimo al tramonto, si avvicinò a casa, scendendo in B nel Novara.Allora esplose di nuovo, trascinando la squadra in A e poi guidandone l’attacco da titolare per altre sei stagioni. Il 18 maggio 1952, quasi quarantenne, veniva richiamato in Nazionale, chiudendo a Firenze contro l’Inghilterra (1-1) la carriera azzurra. Agli inglesi, alla vigilia della guerra, aveva segnato il gol rimasto ingiustamente più famoso:tuffatesi nella classica sforbiciata e ritrovatesi in debito di qualche centimetro, aveva fatto centro col pugno. Fu lui stesso, anni dopo, a confessare. Era nato a Rebbio Lomellina, in provincia di Pavia,il 29 settembre 1913, ma si era trasferito a Vercelli con la famiglia a dieci mesi ed era presto diventato calciatore. Giovanissimo,comincia nella “Veloces”, poi annessa alla Pro. Esordisce in A il 16 febbraio 1930, a Bologna (2-2) e tre anni dopo, smembrandosi la Pro in decadenza economica, sta per passare all’Ambrosiana, ma una deviazione “politica” lo dirotta alla Lazio, patrocinata dal potente generale Vaccaro. È militare, il trasferimento nella Capitale gli allevia il pendolarismo tra la caserma e la partita, ma il suo albo d’oro resterà vergine di scudetti. Nella sua prima stagione bianco-celeste esordisce in Nazionale, chiamatovi controvoglia da Pozzo a sostituire l’infortunato Meazza contro l’Austria nella roccaforte del Prater. Gli azzurri vincono 2-0 ed entrambi i gol, di purissima fattura, sono di Piola. Capisce allora Pozzo che la ricerca di un nuovo centravanti di sfondamento dopo l’abbandono dell’iridato Schiavio è finita. Meazza, che aveva gestito l’interregno, poteva tornare mezz’ala a ricamare il gioco per quel gran combattente con doti tecniche di prim’ordine. I cinque gol segnati al Mondiale di Francia lo elevarono sul tetto del mondo. Chiuse la carriera con il Novara, in vista dei quaranta anni, segnando cinque gol in nove partite. È morto il 3 ottobre 1996 a Vercelli dopo una lunga malattia.

Carlo Felice Chiesa

(Calcio 2000 n°22)

 

Foto di apertura: Piola mentre realizza una rete con la maglia della Nazionale.

 

Foto a lato: Un primo piano di Silvio Piola con la maglia della Lazio.

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