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Rugby – Finale Play off: Petrarca Padova v. Bologna Rugby 1928 44-8 – 29 Mag

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“Il regionale veloce 2230 di Trenitalia diretto a Venezia Santa Lucia delle ore 10 e 18 è in partenza dal binario 11; allontanarsi dalla linea gialla.” Comincia così, con la più classica delle voci registrate dalle ferrovie dello stato, la nostra ultima domenica ovale della stagione. La destinazione finale è ovviamente Padova, terzo agglomerato urbano per abitanti del veneto, antico polo culturale del XIV secolo ed ora fiorente culla del rugby italico. Ad attenderci, una città tanto afosa quanto intrigante. La famosa Piazza delle Erbe, il giardino botanico (patrimonio dell’UNESCO), ma anche tante altre sfumature nascoste, come l’osteria “il falconiere” arroccata nei pressi di un vecchio mulino in disuso da oltre 200 anni. Una locanda troppo invitante per non rallentare il passo: detto fatto. Garganelli della casa e poi via dritti verso lo stadio.

Il Match. Entrare al centro sportivo “Memo Geremia”, è un po’ come varcare la soglia immaginaria dello “stargate” rugbistico italiano. La struttura, l’accortezza e l’ambiente sono ideali per un pomeriggio del genere. Non manca davvero niente. Alla mia destra, si stagliano campetti secondari progettati in erba sintetica. A sinistra, davanti alla club House, una manciata di gentiluomini è intenta a grigliare una mandria di mufloni nordamericani sulla graticola, mentre la fila per procacciarsi una birra rinfrescante è già quasi kilometrica. D’altronde, fa un caldo epocale e bisognerà pur idratarsi.

Sulle tribune, la presenza di supporters giunti dall’Emilia è superba e massiccia. Tante maglie rossoblu scortano una grande bandiera sventolante. La missione è proibitiva, ma in moltissimi sono comunque accorsi fra le terre di Sant’Antonio per salutare la squadra. Bravi. A prescindere.

Purtroppo però, sul rettangolo verde la partita dura appena una dozzina di minuti. Alla meta sull’out destro dell’estremo Navarra, risponde quasi immediatamente il piede di Bottone. Per un 5 a 3 che alimenta solo parzialmente la flebile fiammella della speranza rossoblu, salvo poi spegnersi inesorabilmente sotto i tremendi colpi del Petrarca. Un piazzato di Cortellazzo prima ed una marcatura di Giacomo Del Ry poi, decapitano anche il più utopistico sogno di rimonta bolognese, rompendo definitivamente l’incontro.

A 10 minuti dallo scadere, timbra il cartellino anche l’ala sinistra Mattia D’Inca (trasformata da Cortellazzo), per un parziale di frazione che recita 20 a 3. In pratica una condanna senza appello: il percorso verso la Serie A del 1928 si conclude definitivamente qua, lasciando la strada spianata al club euganeo.

Nella ripresa, con la promozione già in tasca ed il morale degli avversari sotto i tacchi, i padroni di casa si divertono dominando in lungo e in largo. Nel giro di 23 minuti siglano la bellezza  di 19 punti, chiudendo la porta ad ogni genere di spiffero felsineo. L’unico acuto petroniano porta la firma dell’incontenibile Soavi, bravo ad insaccare quella che se non altro risulterà esser la meta della consolazione bolognese. Tra l’orgoglioso sussulto del 65’ ed il triplice fischio dell’ 80′, c’è  il tempo anche per l’ultimo sigillo di marca padovana, ancora una volta con Navarra, colui il quale l’aveva sbloccata.

Game, set and match: al stadio “Geremia” l’incontro termina  sul 44 a 8 in favore dei locali.

Dopo una stagione da protagonisti, il sogno di Bologna s’infrange sulla solida roccia nero scudata. Peccato davvero per quei punticini dilapidati contro squadre medio – piccole durante il corso della regular season. Uno sperpero che è costato alla squadra di Ogier il sorpasso Perugino in campionato, con conseguente proibitivo accoppiamento agli spareggi.

Amen.

L’annata è stata sicuramente positiva. Giocatori e tifosi hanno onorato la maglia dall’inizio alla fine del viaggio, creando i presupposti per una prossima avventura da veri protagonisti. Lo stesso viaggio che per il sottoscritto è cominciato in un tiepido pomeriggio di metà ottobre contro Jesi e che si è concluso ieri, con birra e “panino unto” nel terzo tempo più divertente dell’anno.  Come ogni cosa però, prima o poi arriva il momento in cui per forza bisogna fermarsi. È stata una lunghissima stagione e ci tenevo davvero a ringraziare tutti coloro che hanno camminato insieme a me lungo questo percorso. I lettori in primis, ma anche il direttivo di 1000 cuori rossoblu che ha pienamente assecondato il mio progetto ed ovviamente lo staff dirigenziale del Bologna Rugby. Il presidente Paolini, Lucio, Claudio e  Mauro mi hanno aiutato e fatto sentire parte del gruppo sin da subito; fidatevi, questa non vuole una esser una frase di circostanza ma l’inappellabile verità. A questo punto non so cosa ci riserverà il futuro, ma sento che questo sarà soltanto un ARRIVEDERCI e non certo un addio!

 

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