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Il punto fermo del centrocampo: Adam Nagy – 10 lug
Nel gioco del calcio sono fondamentali due cose: il tempo e lo spazio. Noi abbiamo la fortuna di avere in rosa un giocatore che ha interiorizzato questi due concetti. Nagy è bravissimo a leggere i tempi e le dinamiche di gioco, e ha una grandissima percezione degli spazi.
Detta così può sembrare banale, ma spieghiamo chi è Nagy, per capire meglio questi due concetti.
Adam è un giovane di 22 anni, nato a Budapest, cresciuto nel club della sua città natale, il Ferecvaros. Il debutto ufficiale in prima squadra è stato il 12 maggio 2015. 8 giorni dopo ha vinto la coppa nazionale, mentre il 2 aprile si è laureato campione d’Ungheria.
Il 7 settembre dello stesso anno poi ha avuto la fortuna di esordire in nazionale, nella partita contro l’Irlanda del Nord, valida per le qualificazioni ad Euro 2016, che Adam ha poi giocato da titolare.
L’intelligenza.
Nagy ha spiccate capacità cognitive che gli consentono di fare bene in qualsiasi posizione venga schierato. Con il Ferecvaros giocava più o meno come a Bologna, cioè come interno nel 4-3-3.
Perchè lavora bene come mezz’ala?
Innanzitutto gioca bene in quella posizione perchè Adam si muove in continuazione. Nel suo DNA c’è il principio di giocare la palla e poi muoversi: sia per creare una nuova linea di passaggio per giocare di nuovo il pallone, sia per concedere spazio al compagno, togliendogli l’uomo in pressing, rendendo più sicura la giocata.
I suoi movimenti e il suo modo di chiedere la sfera sono spesso compulsivi, ma nel concreto è un giocatore molto ordinato, che sa sempre cosa accade alle sue spalle, ed è capace di posizionarsi bene con il corpo in relazione a pallone, compagni e avversari.
La tecnica.
Adam non controlla sempre perfettamente il pallone, ma quando gli arriva sa sempre cosa farne, quindi il primo controllo, anche se poco pulito, è il più delle volte ben indirizzato, quindi difficile da pressare.
In progressione invece l’ungherese accarezza il pallone con grande dolcezza.
Nell’immagine si nota la sua intelligenza e la sua tecnica in progressione. Prima prende il pallone in una zona molto complicata, in cui i giocatori del Crotone avevano portato un buon pressing. Nagy però con uno splendido tocco di suola elude la pressione avversaria e da aria all’azione tagliando completamente il campo. Successivamente passa indietro per non rischiare verso Masina, per poi, dopo aver ricevuto da Krejci, beffare anche la pressione sull’altro lato fingendo di tornare indietro portandosi la palla in avanti col tacco, pronto a cambiare gioco.
Può giocare nella diga centrale in un 4-2-3-1?
La risposta è assolutamente sì!. Lui si è affermato proprio in quella posizione nell’Europeo della scorsa estate. Con l’Ungheria giocava regista nel centrocampo a 2, venendo a prendere il pallone molto basso per impostare la manovra.
Qui prende la palla, resiste al pressing della punta islandese con una finta di corpo; chiede lo scarico al compagno, si fa vedere di nuovo per l’1-2 e poi cambia gioco: un classico.
Qui invece si trovava in una posizione più avanzata. L’Ungheria stava attaccando molto alta, e a Nagy arriva un pallone non semplice. Il rimbalzo della sfera e l’uomo alla spalle però non spaventano Adam che con solo due tocchi beffa due giocatori, accelerando improvvisamente. Ne basta poi solo uno per mettere in profondità con il sinistro premiando il movimento dell’attaccante.
La fase difensiva.
Può sembrare strano, ma forse il vero punto di forza di Nagy è la sua capacità di leggere il gioco quando deve difendere.
E’ ovvio che non potrà mai essere un giocatore che domina dal punto di vista fisico in mezzo al campo; ma la capacità di vincere i contrasti è spesso sopravvalutata. Molte volte basta,e lui ne è un esempio lampante, posizionarsi in modo giusto, leggere gli anticipi e chiudere le linee di passaggio. La qualità migliore in fase difensiva è proprio questa capacità di capire le dinamiche di gioco e marcare preventivamente i giocatori nella sua zona, estraniandoli dal gioco, o almeno obbligandoli a una giocata difficile, senza per forza di cose attuare un contrasto vero e proprio.
I difetti.
Quando ha il pallone tra i piedi spesso gli manca il coraggio di verticalizzare. Troppe volte preferisce giocarla orizzontale, cedendola ad un compagno piazzato vicino a lui. Le decisioni le prende sempre in maniera molto veloce, ma troppo spesso sono facili e non creano sbocchi interessanti alla manovra.
Come mezz’ala invece gli manca ancora quel guizzo in avanti: tira poco e si inserisce ancora meno.
In fase di non possesso invece, quando gioca davanti alla difesa, deve imparare a non pressare troppo alto. La sua generosità nella ricerca del recupero del pallone a volte si protrae troppo avanti, lasciando scoperta la zona mediana nella sua metà campo.
Quando gioca mezz’ala il rischio diminuisce, visto che il suo pressing può essere coperto da un uomo alle sue spalle, ma più attenzione servirebbe comunque.
Questo era Adam Nagy, un giovane che potrebbe essere il futuro di questa squadra, sperando che questo sia l’anno buono per fare il salto di qualità, dopo una stagione di giusto rodaggio, per adattarsi ai ritmi e alla tattica della Serie A.
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