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Calcio

Premier League: Bentornato a casa, Wayne! – 13 Lug

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19 Ottobre 2002, Liverpool. Sul curatissimo manto erboso del “Goodison Park”, i padroni di casa dell’Everton stanno caparbiamente pareggiando per uno a uno contro l’invincibile armata guidata da Wenger (reduce da 30 risultati utili consecutivi), quando gli dei del pallone decidono che è giunta l’ora di stravolgere nuovamente il football d’Oltremanica.

Minuto 90 o giù di lì. Un sedicenne tracagnotto e misteriosamente già stempiato, controlla delicatamente un pallone vagante, si gira e dopo aver preso la mira dipinge una meravigliosa parabola che si spegne sotto l’incrocio. La sfera, che pare letteralmente telecomandata a distanza, bacia prima l’interno della traversa e poi s’insacca inesorabilmente alle spalle del leggendario portiere David Seaman. Lo stadio esplode per quel gol a tempo quasi scaduto, mentre quel ragazzino corre a perdifiato sotto la “Park End Stand” ormai trasformatasi in un formicaio senza controllo. Il numero 18 sulle spalle di una maglia  blu cobalto leggermente slargata e la gioia stampata in faccia di chi ha realizzato il sogno di una vita, sono la fotografia di una giornata divenuta storica. D’altronde Rooney è nato e cresciuto proprio qui, a poche miglia di distanza dal campo dei suoi amati Toffees e non poteva immaginare un principio di carriera migliore.

Al precoce exploit, fece seguito una stagione di consacrazione conclusasi con 34 presenze e 9 reti, ma tanto bastò per entrare definitivamente nell’élite del calcio.

Nel 2004 -ad appena 18 anni- fu acquistato dal Manchester United per una cifra vicina ai 40 milioni di Pounds, in quello che risultò esser uno dei matrimoni più vincenti di sempre.

Da quell’estate in poi crebbe costantemente, fino a diventare uno dei legionari più affidabili di Sir Alex Ferguson oltre che un leader assoluto all’interno dello spogliatoio. Con la maglia dei Red Devils, “Wazza”, collezionerà la bellezza di 559 presenze condite da 253 reti e 53 assist. In 13 stagioni, alzerà al cielo complessivamente la bellezza di 19 trofei (5 scudetti, 1 Champions League, 1 Europa League, 1 F.A. Cup, 4 Coppe di Lega, 6 Community Shield ed un mondiale per club). Una carriera di livello assoluto, resa più longeva dalla sua incredibile sapienza calcistica. Negli sciagurati anni dell’era post Ferguson, Van Gaal lo schiererà perfino come mediano davanti alla difesa, puntando sulla sua tecnica e sul suo temperamento. Nel corso della stessa stagione, si prodigò addirittura come laterale di difesa. Il tutto senza mai risparmiare un tackle, una scivolata o una spallata, proprio come la tradizione britannica impone.

Un giocatore vero insomma, come quelli di una volta. Uno che ha indossato i colori della sua nazionale per 119 incontri, timbrando il cartellino per ben 53 volte e che nel fosco periodo divorato dal business ha ridato speranza ai romantici del pallone. Già, perchè proprio come gli uomini di una volta ha fatto una scelta dettata principalmente dal cuore e non dagli zeri scritti sul contratto. Dopo una stagione vissuta ai margini con Mourinho, ha infatti deciso di decurtarsi lo stipendio pur di abbandonare il prestigioso palcoscenico dell’Old Trafford e tornare a vestire la casacca blu navy dell’Everton.

Il “Sun” l’ha sbattuto in prima pagina con un goliardico virgolettato: “I’ve been wearing Everton pyjamas for the last 13yrs” (“ho indossato il pigiama dell’Everton negli ultimi 13 anni”) accompagnandolo col sottotitolo “Wayne’ s back Home!”.

Vero, è il classico ritorno a casa, ma la cosa bella è che non mi meraviglierei se veramente “Wazza” si addormentasse con quel pigiama indosso.

In fin dai conti lui stesso non ha mai negato la passione sfrenata per il club ed in questo contesto sempre più falso e ridondante è davvero un bel gesto per riavvicinare la gente comune al calcio popolato esclusivamente da miliardari.

Allora in bocca al lupo caro Wayne per la nuova avventura, e come scrissi tu per festeggiare un gol di tanti anni fa : “Once a Blue, always a Blue!”

 

 

 

 

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