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Fortitudo Baseball, la Stella del decimo Scudetto brilla sotto al diluvio! – 22 Ago

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È un “Gianni Falchi” piuttosto rumoroso quello che accoglie l’ingresso delle due squadre sul diamante. Il clima, quello meteorologico, non promette nulla di buono. L’altro, quello sulle gradinate, sembra avvicinarsi più al calcio che al baseball. Cori, fischietti e persino qualche insulto. D’altronde, è pur sempre una finale tra due squadre che non si amano particolarmente e la tensione sembra serpeggiare in tutto lo stadio.

La partita. I primi tre inning sono dominati dalle rispettive difese. Bene l’australiano Ryan Searle, scelto come lanciatore partente dal manager fortitudino Frignani, cosi come il suo avversario mancino Ricardo Hernandez. Non c’è molto da segnalare, se non un bellissimo “doppio gioco” romagnolo utile ad eliminare contemporaneamente Infante e Liverziani, seguito da una gran battuta di Grimaudo purtroppo resa vana dai compagni. Poi  tanta umidità, lampi che sembrano frantumare il cielo e falene grandi come albatros.

La svolta arriva nel quarto inning basso.  Il battitore designato Marval, già in prima base a causa di un “balk” (un fallo fischiato al pitcher) approfitta del quarto errore dal monte di lancio per scalare in seconda, lasciando la prima a Sambucci mentre nel box di battuta scatta il turno di Alessandro Vaglio. L’ex giocatore di Grosseto centra una valida da urlo, riscattando il pasticcio di gara 2 (un clamoroso errore che costò l’incontro) e consentendo ai due sopra di completare il giro di campo.

Bologna 2, Rimini 0.

All’inizio del quinto inning, con il doppio vantaggio in tasca e ben due “out” già lampeggianti sul tabellone degli ospiti, il Falchi per un attimo sembra trasformarsi nel Maracanà. Un entusiasmo contagioso spento immediatamente da un violentissimo  nubifragio che costringe tutti negli spogliatoi.

Match interrotto. E ora, che si fa? La curva arancione canta e balla inneggiando alla pioggia ( a loro conviene sperare nella sospensione, visto che per omologare la partita mancherebbe ancora un eliminato), ma la federazione concede ai padroni di casa un’ora e mezza per rendere agibile il terreno di gioco.

Sono circa le undici quando la macchina della Fortitudo si mette all’opera. Tra inservienti e tifosi scesi dalle tribune, si contano circa 30 persone sul campo impegnate a drenare il terreno nella speranza di ricominciare. Il tutto, con in sottofondo i minuti finali della telecronaca di Bologna – Crotone sparata a decibel massimali dalla casse dell’impianto. Scene d’altri tempi, che in qualche modo riportano la situazione alla normalità.

Il manto erbosa torna praticabile entro i limiti prestabiliti e si riparte con il lanciatore di rilievo Raul Rivero che sostituisce il partente Searle. Giusto il tempo di eliminare un paio di battitori avversari nel 6 inning, ed ecco che  si ripresenta di prepotenza la bufera.

Stavolta però, i felsinei non hanno nessuna voglia d’infangarsi le scarpe per ripulire il diamante (avendo già raggiunto lo “score” lecito per una definitiva sospensione), e così s’intravedono solamente i tre addetti alla manutenzione necessari da regolamento. Passano i minuti  e mentre dagli alto parlanti dello stadio si alternano “piove” di Jovanotti e “singing in the rain” di  Arthur Freud qualche tifoso romagnolo non la prende bene. Un paio di parole fuori posto, un faccia a faccia piuttosto ruvido ma nulla di grave.

Dopo due ore di sospensione, tra  i cori dei tifosi bianco blu e le polemiche dei giocatori arancioni arriva la decisioni definitiva: il match è chiuso e lo scudetto va alla Fortitudo!

Sul monte di lancio partono i festeggiamenti a base di birra e vino. Atleti, dirigenti e staff tecnico saltano insieme preparandosi ad  una notte di baldoria.

Sono ormai passate le due del mattino, quando capitan Liverziani alza al cielo il trofeo. Un cielo sempre più cupo, come se volesse spegnere tutte le luci per far risaltare l’unica stella della serata, quella “decima” che da oggi sarà cucita per sempre sul petto della F!

 

 

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