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Radio Appiano Gentile: Le ultime dalla conferenza stampa di Luciano Spalletti

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Da Appiano Gentile la conferenza stampa di Mister Spalletti: grazie agli amici e colleghi di www.inter-news.it e in particolare ad Andrea Turano.

 

Com’è la situazione della squadra a livello energico dopo la partita di sabato? Turnover in vista?

I giocatori sono riusciti a recuperare, a livello generale. L’idea è che sul campo di Crotone i giocatori hanno fatto più fatica rispetto alla media: temperatura calda, campo secco, erba alta, terreno un po’ sassoso, la palla rallentava e loro hanno avuto più crampi di noi. Sono cose che si rifanno a quella partita, poi vengono riassorbite dai calciatori. Stamattina erano tutti molto adeguati al momento che dobbiamo superare, ovvero la doppia partita in pochi giorni. Penso di non avere problemi nella gestione di chi ha già giocato.

Icardi può crescere ancora a livello di gioco senza palla?

A Icardi ho fatto i complimenti e mi fa molto piacere, ma ci sono ancora margini di crescita. Per tutta la settimana si è continuato a soffiargli nelle spalle, sia a lui sia a Perisic, ma così si rischia che quando si voltano non possiamo più trovarli per giocargli palla addosso: ce li avete portati troppo distanti, a noi ci servono dentro la squadra (sorride, ndr). Devono crescere e dare tanto alla squadra, ma come noi abbiamo bisogno di loro, loro hanno bisogno di noi: bisogna lavoraci per riuscire a trovare il massimo del rendimento produttivo. Icardi in area di rigore è un calciatore impossibile, è serpentesco come lo stemma dell’Inter. Se poi viene a palleggiare e fare più gioco con i centrocampisti per stanare il centrale difensivo pronto per attaccarlo, può essere un qualcosa in più che non gli toglie niente a livello di numeri, che devono migliorare ancora, perché tutti dobbiamo migliorare.

Dopo due mesi di parole, è corretto dire che l’Inter al primo posto è una sorpresa?

Non lo so, non è la cosa che m’interessa di più. In questo caso, per dare una considerazione logica al discorso fatto, m’interessa che la squadra sappia che non siamo ancora così collaudati per inserire il pilota automatico. Abbiamo ancora bisogno di andare a tracciare il percorso, curva dopo curva. Come quella di domenica (sabato, ndr), troveremo tante curve in cui sterzare. Si dice sempre che il campionato è diviso in due squadre, tra piccole e grandi: il Crotone non so dove volete metterlo, ma si è comportato da squadra che sa il fatto suo perché ha avuto una lettura dei tempi della partita da squadra consapevole di ciò che fa e ci ha creato anche difficoltà. Loro sono stati bravi e noi lo siamo stati altrettanto, magari tirando fuori qualcosa di personale come fatto da Handanovic, ma anche la Juventus ha vinto dei campionati per le parate di Buffon… L’Inter ha un portiere di assoluto valore che deve sbrogliare alcune situazioni. Dobbiamo essere concentrati e consapevoli che bisogna ancora essere costanti nel lavoro da fare, pronti a tutto, reattivi su qualsiasi pallone: sono quei tempi sottili che poi fanno la differenza. Le piccole squadre sanno e devono usarli meglio, se noi andiamo lì come si aspettano, possono esserci risultati a sorpresa, come successo negli ultimi anni.

L’anno scorso hai inventato Nainggolan dietro le punte, con Borja Valero che costruisce gioco Joao Mario e Brozovic possono giocare in mediana?

Mi piacciono i centrocampisti che ruotano di continuo, sanno farsi trovare vicino alla palla e poi, allungandosi, in zona trequarti. Il centrocampo statico dà sempre vantaggi all’avversario, quello che ruota e cambia di continuo posizione diventa meno marcabile, così la squadra è più in movimento. Poi è chiaro che serva qualità nel fare le cose, andare a giocare nella zona che conta, cioè la trequarti avversaria, è una caratteristica che bisogna imparare, come la postura del corpo in base alla provenienza della palla per dare seguito all’azione. La prima punta deve venire anche dietro per dare imprevedibilità, dando alla squadra una lettura diversa. In quel ruolo devono saperci entrare anche Candreva e Perisic, Eder lo sa fare benissimo. In tanti devono passare dalla zona trequarti, che è un crocevia importante per le azioni fondamentali per fare gol. Joao Mario ha già giocato mediano, è dentro il discorso del centrocampo che ruota perché sono contro la staticità dei calciatori. Gagliardini è uno che in quel ruolo anche nell’ultima partita è stato produttivo al massimo, fa talmente tanto lavoro che, anche se ha sbagliato qualche pallone… Io non l’ho messo nelle condizioni ideali per le sue caratteristiche fisiche, ci volevano tutti i piccolini e rapidi per fare quel tipo di gioco sul campo del Crotone, invece Gagliardini è un calciatore che ha altre qualità, ma lo trovi sempre in mezzo: pulisce un pezzo di campo in cui per gli altri diventa facile intuire dove può finire il pallone, perché si riduce il raggio d’azione dove preparare un’aggressione.

Alcuni nomi per il centrocampo?

Difficile da dire, anche per me in questo momento: mi serve un tempo in più per pensare e valutare queste robe qui. Me lo prendo e ci ragiono.

 

Nelle prime quattro giornate solo la Lazio tra le big ha sprecato due punti contro la SPAL, ormai ci sono sei squadre in lotta per quattro posti: questo può complicare il lavoro nella corsa alla Champions League?

Non solo solo sei, ci sono anche il Torino e soprattutto la Sampdoria, che è collaudatissima e ha un allenatore (Giampaolo, ndr) di grande qualità, con una strategia tattica che è la chiave per sopperire alla differenza tra le cosiddette grandi e le cosiddette più piccole. L’intensità e la strategia tattica, il coraggio di trovare qualche giovane di qualità e avere attenzione per i tempi di transizione, è quella la differenza: i tempi di lettura. Se giochi a squadra schierata e viso aperto, contro queste squadre vince sempre la grande squadra. Bisogna lavorare in questo senso, come fatto dal Crotone e dalla SPAL contro l’Inter: se fai rischierare l’Inter, è difficile farle gol. Se perde palla, bisogna saltarle addosso sùbito così non fa in tempo ad allargarsi. La squadra, anzi il calciatore più forte, in alcuni momenti è più presuntuoso: bisogna intervenire in quei momenti, non possono fare diversamente. Poi ci sono dei talenti da scovare e bisogna trovare il coraggio di farli giocare, come fato dall’Atalanta l’anno scorso e negli ultimi anni dal Sassuolo con Di Francesco, che ha fatto diventare alcuni giovani dei campioncini. La differenza sta nel diverso tipo di lettura della transizione: quando la palla passa da una squadra all’altra. Bisogna essere compatti prima e dopo la transizione. Se le piccole cambiano i tempi come le grandi squadre, che prima erano più allungate, lente e aperte, mentre adesso è difficile perché tutte hanno una tattica ed equilibrio… Tutti sanno che va bene l’individualità del campione ma, se viene a mancare, serve altro per sopperire. Se viene a mancare il singolo, solo il gioco di squadra dà la possibilità di andare a vincere le partite. Ormai è così: le grandi squadre hanno individualità e collettivo, prima c’era solo la prima componente ed era più facile metterci mano. Invece sono dettagli importanti e adesso si fa più difficile. Il Genoa poteva segnare, poi la Lazio ha fatto il terzo gol. Il Crotone poteva fare due gol, è stato bravo Handanovic, perché per noi sarebbe stato difficile recuperare quella partita. E’ dietro l’angolo la trappola e uno ci casca la prossima volta se non continua ugualmente a essere attento e speculativo.

Dopo la vittoria di Crotone hai dichiarato di essere l’allenatore dell’Inter dall’anno scorso: in che senso?

Faccio come fatto l’anno scorso: siccome la partita l’ho vista bene l’anno scorso, dopo un po’ che non si riusciva a trovare il bandolo della matassa, faccio dieci metri in più con i terzini, un centrocampista rimane solo in copertura e l’altro va all’attacco, poi ti attaccano loro e… Ero già allenatore dell’Inter nel senso che l’ho vista bene, ero lì dentro: è la cultura di squadra, del prendersi tutte le responsabilità, pregi, difetti, qualità e difficoltà. Non è che ora sono bellino… Mi prendo sempre metà del carico che ho addosso: dev’essere così per la squadra, bisogna prendersi responsabilità per alleggerire il carico per gli altri. Vale per Icardi e Perisic, che sono stati messi al centro dell’attenzione: devono restare dentro la squadra, non fuori. Il leader è quello che sta dentro la squadra di nascosto ed esce quando serve, non quello che va a prendersi i titoli. Ho imparato dalla situazione dell’Inter dell’anno scorso. C’è chi ha interpretato quella frase e si è divertito: è un modo un po’ triste di scrivere le leggende, la lettura è semplice.

Pesa di più vincere le partite contro chi sta sotto o negli scontri diretti?

Secondo me lo scontro diretto… Ora si dà tutto per scontato, dicendo che bisogna fare sei-sette vittorie di fila, dal mio punto di vista non è così perché ci sono partite che per entusiasmo ti danno qualcosa in più. La depressione azzera la personalità, ma l’eccessiva euforia fa perdere ogni misura, per cui bisogna starci attenti. Le vittorie negli scontri diretti ti danno una consacrazione e una certezza in più, c’è sempre la differenza tra il club di seconda fascia e quello di prima fascia, che in quello scontro ha fiducia certificata. La vittoria non te la concede nessuna, anche domani, bisogna solo meritarla. Bisogna andare a Bologna a fare quello che faranno loro, che sanno di dover mettere qualcosina in più dopo le nostre quattro vittorie, invece loro vengono da una sconfitta. Li ho visti contro il Napoli, hanno avuto una forza incredibile. Dobbiamo essere come loro e avere qualche numero in più per fare la differenza. Se loro danno 101 e noi 99, che è già tantissimo, quei 2 in più possono fare la differenza. C’è da essere belli tignosi. Non si vive di rendita nel calcio. Dopo i bei voti, uno studia di meno e poi prende l’insufficienza che rimette in discussione quanto fatto negli altri mesi: non facciamo questo errore, perché non lo accetto.

Come procede l’inserimento di Dalbert?

E’ vero che gioca con il freno a mano, sta più in difesa che in attacco: in alcune situazioni è stato timoroso di far vedere tutte le qualità per essere ligio alle richieste nostre, probabilmente eccessive. Dalbert ha sicuramente qualità: ha corsa, piede e anche la fase difensiva fatta di contatto, non solo di posizione, viene addosso e fa valere l’impatto fisico che dà, di conseguenza siamo tranquilli. Se uno rivede bene la partita, Dalbert ha fatto la sua parte alla grande. La lettura è corretta: ha fatto vedere e credere che è timoroso, ma invece era troppo concentrato a eseguire quello che gli abbiamo chiesto.

Come procede il recupero di Cancelo?

Lo aspetto prima del derby. Siamo particolarmente attenti alle difficoltà dei calciatori, quello che massacra tutti è la ricaduta: quando ti succede, ci resti male perché il giocatore, dal punto di vista motivazionale ed entusiasmo, lo perdi per un periodo ancora più lungo. Se non c’è necessità, si tende a dargli il giorno in più di lavoro per mettersi a posto, lui deve sentirsi tranquillo. Noi ci fidiamo dei nostri calciatori, che devono essere allenatori di se stessi: devono prendersi le responsabilità, se no è troppo facile. Cancelo è voglioso di rientrare, noi misuriamo con attenzione. Come successo con Santon, quando è rientrato in allenamento e poi ha avvertito un fastidio: è più importante la sua incolumità, se poi c’è necessità, si cerca di mettere a posto entrambi. In questo momento non c’è da spingere, abbiamo il numero che ci permette di sopperire alle insidie di questo periodo.

 

 

Foto: FcInter 1908

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