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L’Uomo della Domenica: Erick Pulgar – 5 feb

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Spiccare il volo.

L’obiettivo sembrerebbe essere quello, da qualche anno a questa parte. La meta che, ogni tanto pare vicina, in altri momenti più lontana. Una molla, che si allunga e si accorcia, e sulla molla è posizionato il Bologna Calcio, la società e il suo allenatore.

Ieri pomeriggio il Bologna poteva e doveva spiccare il volo. Poteva perché di fronte aveva un avversario non irresistibile (se Noi ce la passiamo male, a livello di contestazioni, propongo a tutti di fare un giretto in riva all’Arno, nonostante le vicende societarie delle altre società poco mi tocchino). Una Fiorentina che aveva un bisogno assoluto di fare punti (come Noi d’altronde) ma che in difesa era letteralmente a pezzi, tra squalifiche e infortuni (buona prova di Milenkovic, proveniente dalla Primavera).

Noi no, mi spiego: basta dire che con l’addio di Maietta la difesa crollerà, verrà giù San Luca e San Petronio si affloscerà su se stesso. Basta perché, sinceramente, continuare a parlare di un giocatore che, per quanto fosse certamente importante a livello di spogliatoio ma fisicamente fragilissimo non ha più senso, soprattutto dopo che decidi di cederlo. Sono rimasti centrali validi, e vanno sostenuti. A Mimmo i migliori auguri, ma basta così. Poi se decidesse di tornare in veste di dirigente sarò il primo ad accoglierlo, ma in Serie A non puoi fare affidamento su un giocatore che è sempre a rischio infortuni.

Dicevamo, spiccare il volo.

Perché proprio questa frase, così abusata eppure significativa?

Perché, mentre Erick Pulgar, colui che, nei giorni, mesi e anni a venire fu demolito da stampa e tifosi, sistemava il pallone sulla mezzaluna del calcio d’angolo, l’inquadratura stretta verteva sui suoi tatuaggi. Alcuni bellissimi, altri meno, ma il gusto estetico è personale e questo non è il luogo adatto per discuterne. Ce n’è uno che non si vede (ce ne sono parecchi in realtà, ma uno in particolare ha sempre attirato la mia attenzione) che copre tutta la schiena del giovane cileno: sono due ali d’angelo, enormi e che, con un po’ di immaginazione, ci lasciano intravedere quello che è il pensiero, quelli che sono i sogni e le aspettative del mediano rossoblù. Crescere, sognare, volare.

Crecer, soñar, volar.

In spagnolo suona tutto meglio, in effetti.

Secondo il mio modestissimo parere, in una partita noiosa e avara di spunti come quella di ieri, Erick Pulgar si è eretto a migliore in campo tra i rossoblù, nonostante la sconfitta. Il ragazzo classe 1993, che ha trovato il suo secondo gol italiano dopo quello rifilato al Chievo della scorsa stagione, questa volta ha beffato Sportiello direttamente da calcio d’angolo. Follia. Un briciolo di incoscienza. Ah, giusto. Anche piedi fini ed educati, soprattutto quelli. Altrimenti una giocata del genere non ti viene.

Ecco allora che cosa manca al Bologna: un paio di ali. Grosse, robuste, e che sappiano farlo volare a lungo, anche dentro la tempesta. Anche laddove il clima non è dei migliori, e il rischio di precipitare è dietro l’angolo. Servono innanzitutto le ali per iniziare a spiccare il volo, il resto verrà da sè.

Il cammino lo ha tracciato Erick.

Settimana prossima l’Inter: ferita, in crisi, ammalata. Vediamo se, sulla nostra schiena, inizierà a spuntarci qualcosa …

L’Uomo della Domenica per Bologna – Fiorentina è Erick Pulgar.

 

 

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