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RdC – Il cliffhanger di Donadoni – 15 Mag
Nel 1913, in America, c’è il primo esperimento di “cliffhanger”, vale a dire un espediente narrativo usato nel cinema in cui la narrazione termina con una persona che “rimane appesa ad un precipizio”. Cliffhanger, appunto.
Nel 2018, il 20 maggio, assisteremo alla stessa scena: Donadoni, finita la stagione, rimarrà sul filo del rasoio, in attesa di una conferma (o meglio, di un messaggio sicuro) da parte della socetà. Insomma, una salvezza che (diciamocelo!) non è mai stata in discussione, ma sono altri i dati preoccupanti: la crescita (quasi) nulla dei giovani, le continue polemiche e, ultima scintilla, quel gesto dell’ombrello rivolto ad alcuni tifosi dallo stesso allenatore all’uscita dal Dall’Ara dopo la sconfitta col Chievo. Il mister non ha rilasciato dichiarazioni, passando la palla all’ufficio stampa che ha subito negato (ma va?) la faccenda. Può essere successo come no, ma anche solo le voci che circolano peggiorano ulteriormente la salute della squadra e della società.
Il cliffhanger è un metodo per fidelizzare lo spettatore che, vedendo questo individuo sospeso tra la vita e la morte alla fine dell’episodio, dev’essere invogliato a tornare alla prossima proiezione per vedere come va a finire. Nel nostro caso, tutti i tifosi saranno col groppone in gola quest’estate: che rimanga o vada via Donadoni, si chiede comunque che la musica cambi. Anche qui, i dati parlano da soli: se a Udine dovesse arrivare la sconfitta numero 21, si batterebbe un record assoluto che in 109 anni di storia non è mai stato toccato. E’ stato fatale il girone di ritorno, siccome i rossoblù hanno avuto un rendimento inferiore addirittura rispetto a Crotone, Spal e Benevento.
I tempi sono cambiati: in questo modo non si fidelizza lo spettatore, lo si allontana.
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