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Bologna FC

Canta che ti passa: Si può dare di più – 23 Mag

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Ad un certo punto della stagione, ti rendi conto che non sei l’Atalanta.
Cavolo – pensi – pareggio con l’Inter e vittorie consecutive con Sassuolo, Genoa e Spal. Vuoi vedere che…”.Inizi a sbirciare la classifica, ma poi richiudi immediatamente il sito o l’app. Non sia mai, gli avversari non sono stati irresistibili. Dopodiché, iniziano i match complicati, tutti persi con Atalanta (che inizia a riportarti sul pianeta Terra), Lazio (“Metterei un citofono al posto di Mirante”) e Roma (prodezza di El Shaarawy).
Ma non è questo il punto. Il punto arriva il 4 novembre, quando un Crotone immerso nelle sabbie mobili riesce a strappare 3 punti tra l’incredulità degli spettatori del “Dall’Ara”, mettendo in secondo piano (per il popolo rossoblù, almeno) la doppia prodezza di Verdi. No, questa non è una sconfitta come le altre per tutte le ragioni del mondo ma, sta di fatto, che il Bologna reagisce prima con l’Hellas e poi con la sorpresa Sampdoria. Il girone d’andata finisce con 3 sconfitte su 5 partite.

In questa barca persa nel blu
noi siamo solo dei marinai
tutti sommersi (non solo tu)
nelle bufere dei nostri guai

Come al solito, dopo una stagione considerata fallimentare, gli esperti indossano l’impermeabile beige e la lente d’ingrandimento per diventare i novelli Poirot. Anzi, è già successo durante la stagione che l’armadio fosse stato aperto, portando tutti gli indizi su Donadoni. Ma scusate, è ovvio e matematico: la squadra va male, si cambia allenatore. Il fatto è: la squadra va veramente male per colpa sua? La discontinuità con cui è stato costruito il Bologna, negli anni, ha fatto in modo tale che si sia giunti a questa conclusione. Tanti, troppi giocatori acquistati (facendo riferimento solo a quelli dell’era Donadoni) non hanno trovato un filo rosso che li abbia guidati nel percorso personale di crescita. Giusto per citarne alcuni: Giaccherini (non riscattato), Diawara (accecato da avances altrui), Krejci (punto fisso dell’anno scorso ma mai titolare in questo). Insomma, per costruire qualcosa di grande ci vuole una linea guida, cosa che sotto le Due Torri non si vede da un po’.
Tutto questo pappozzo per dire che: Donadoni ha responsabilità, certo, ma sulla barca non c’è solo chi guida, bensì anche tutto il resto della ciurma.

Si può dare di più perché è dentro di noi
si può dare di più senza essere eroi
come fare non so, non lo sai neanche tu,
ma di certo si può dare di più.

Il motto (banale, ma non scontato) è sempre quello: testa bassa e pedalare. Tutti sono chiamati a dare di più, ma in che maniera?
Tozzi, Morandi e Ruggeri vagano nella nebbia. La società, a quanto pare, pure.
Se un tifoso va a dire in facci a Donadoni “Mister, questa è casa nostra”, la società rimane spiazzata. Tocca con mano che la faccenda si protrae anche al di fuori dello stadio, mettendola spalle al muro. Le 4 vittorie in 18 giornate, nel girone di ritorno, non se le aspettava nessuno. Alla fine dei conti, però, guardi in mezzo al mare e ti accorgi che c’è sempre chi sta peggio.
Siamo tornati sul pianeta Terra. Anzi, siamo tornati a Bologna, e proprio da qui bisogna ripartire. Il modello Atalanta (insisto perché, giustamente, cura un progetto desiderato da tutti) è lontano anni luce. Non siamo qui a dare soluzioni (la sfera magica che ho comprato su Subito.it è ancora in stato di spedizione); siamo qui a dire che per raggiungerle bisogna dare di più.

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