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Calcio

FLOP 11: I peggiori bidoni della storia del Bologna (in collaborazione con Calciobidoni.it) – 22 mar

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Molti di voi conoscono le mie “Flop 11”, dove cerco di mettere in fila le cose peggiori del calcio. Da tempo volevo farne una relativa ai peggiori stranieri transitati da Bologna, e oggi grazie all’aiuto di Cristian Vitali, colui che è dietro il fenomeno calciobidoni.it, ho deciso di prendere la palla al balzo. La “Flop 11” che segue è dunque un pezzo a quattro mani con il gentilissimo Cristian. Potete leggere l’intervista che gli ho dedicato QUI.

 

E ora, con il massimo esperto di bidoni in Italia…sotto con i bidoni!!!

#11 Geovani Silva
Negli anni ’80 l’attacco del Vasco da Gama era composto dall’esperto idolo della torcida Roberto Dinamite e dal giovane talento Romário: il compito di imbeccarli, sovente, spettava a Geovani Silva, centrocampista dal tocco felpato. Esploso nel 1983, anno in cui aveva segnato il gol-vittoria nella finale dei Mondiali Under-20, nel 1989 come tanti assi del pallone viene in Italia alla corte del Bologna appena tornato in Serie A. Il rendimento della squadra, che si piazza all’8° posto, è buono: meno quello di Geovani, che pure sembrava l’acquisto ideale. La colpa? Dei tortellini, come racconta calciobidoni.it : “I fatti: la dirigenza gli concesse l’uso di un appartamento nel centro storico di Bologna, in Via Santa Margherita, senza sapere che nello stesso pianerottolo abitava una sorta di “pusher”, il cui nome era Orianna. Ma contrariamente a quanto si possa pensare, non spacciava hashish o marijuana, exstasy o cocaina, bensì… tortellini. Fatti in casa, realizzati con uova fresche, prosciutto di Parma di prima scelta, carni bovine da allevamenti controllati, parmigiano reggiano di primissima qualità. Una miscela micidiale che può renderti dipendente quanto e più di una droga. E Geovani ebbe modo di conoscerli e di non poterne più fare a meno.”
Potere dei tortellini, Geovani evaporò da Bologna dopo appena una stagione, 27 presenze e la miseria di 2 reti.

 

#10 Zé Elias

Centrocampista di sostanza e dal piede discreto, nonostante una lentezza epica, Zé Elias arriva in Italia grazie all’Inter, che per acquisirne i servigi dal Bayer Leverkusen lo paga la bellezza di 10 miliardi di lire. A Milano il centrocampista, che è appena entrato anche nel giro della Nazionale, tocca il punto più alto della carriera conquistando a poco più di vent’anni la Coppa UEFA: non da titolare, ma le presenze non sono comunque poche. Va un po’ peggio nella stagione successiva, che anzi ne segna l’inizio della parabola discendente: a fine stagione passa al Bologna, un passo indietro notevole e che è solo il primo di una lunga serie. In rossoblù ovviamente non convince, gioca una ventina di gare scarse non dando mai l’impressione di essere un centrocampista da Nazionale brasiliana. Al Bologna basta una stagione per mollarlo, così come al Genoa che anni dopo lo riporta in Italia sulla scia di tre discrete annate in Grecia con l’Olympiakos. Poca roba davvero, così come il resto della carriera che lo vede progressivamente sparire tra Brasile e Cipro. Di lui si torna a parlare nel 2011, quando finisce in carcere per una storia di alimenti non pagati alla ex-moglie.

 

#09 Herbert Waas
Attaccante tedesco sulla carta rapido e completo, arriva in Italia sulla scia di diverse buone stagioni in patria nel Bayer Leverkusen. Le premesse dunque sono incoraggianti: oltre ai tanti gol segnati (72 in 196 gare) il ragazzo è nel pieno della maturità agonistica, dice di non temere i paragoni con l’interista Klinsmann e anzi, si paragona nientemeno che al bomber storico Gerd Müller. Persino una leggenda rossoblù, Helmut Haller, spende buone parole sul suo conto. I tifosi del Bologna, insomma, con Waas e Geovani hanno buone ragioni per sognare. Poi però c’è il campo. “Nella prima stagione emiliana disputò 20 partite segnando solo 4 gol ma risultando comunque uno dei “meno peggio” per la mobilità e il dinamismo del suo gioco, guadagnandosi così la riconferma. Che errore! L’anno successivo venne coinvolto in una delle più deludenti stagioni della squadra felsinea conclusasi con la retrocessione in Serie B con il “Professore” Scoglio in panchina. In teoria Waas era un attaccante mobile, rapido nei movimenti offensivi, abile negli spazi stretti e dotato di senso della profondità del gioco. Ma a Bologna non convinse a causa della scarsa incisività mostrata in zona gol.” Così ci racconta la sua storia calciobidoni.
Dopo la bellezza di 52 presenze in due stagioni condite dalla miseria di 6 reti, Waas saluta tutti e se ne va. Non sarà rimpianto.

 

#08 Andrés Guglielminpietro
Esterno argentino di corsa e sostanza, arriva in Italia nientemeno che nel Milan, dove vince lo Scudetto giocando quasi sempre da titolare in quanto pupillo di Zaccheroni. Alla dirigenza piace poco quanto il tecnico però, e così quando dopo tre stagioni questo viene allontanato, Guly – come viene chiamato da noi – finisce in uno di quegli epici scambi fatti per ottenere plusvalenze tra Milan e Inter. Viene scambiato per Pirlo, che al Milan ottiene l’affermazione che andava cercando diventando un campione completo. E Guly? All’Inter fa quasi sempre la riserva, quando gioca non convince e dopo due stagioni i nerazzurri – che ancora si mordono le mani per lo scambio scellerato – lo spediscono al Bologna. Dove si conferma in fase calante ed entra nella storia per un episodio poco edificante che Cristian racconta così: “durante un gara contro l’Udinese, Guly si trova in area avversaria; si allunga su un cross di un compagno e colpisce la palla con la testa, facendola carambolare in rete. Grande esultanza del laterale, che festeggia euforicamente con i compagni. Ma scattano le proteste dei bianconeri, in quando hanno visto Guly deviare nettamente la palla con le mani. L’imputato si dichiara incredulo ed il gol viene convalidato. Ma la moviola darà ragione ai giocatori dell’Udinese, poiché dalle immagini si noterà benissimo l’argentino che devia la sfera con la mano in maniera intenzionale. Una brutta figura che poteva benissimo essere evitata.” 

 

#07 Andrés Martínez
Difficile ricordare questo centrocampista uruguaiano transitato nel calcio italiano come un fantasma: un anno, due squadre, prestazioni irrilevanti. Arrivò nel Lecce in lotta per la retrocessione, chiese e ottenne sdegnato la cessione una volta constatato lo scarso livello dei compagni e fu Bologna. Ho chiesto a Cristian chi diamine fosse questo Andrés Martínez ed ecco la sua risposta: “Una pippa assoluta. Capelli lunghi, già arrivò nel Lecce disastroso in quell’anno, poi a gennaio lo girarono al Bologna appunto dove giocò appena una partita… Mentre invece in Salento tutto sommato aveva giocato 12 partite e quindi passò da sempre presente a panchinaro fisso.” Un calciatore dimenticabile, dunque, che finì la carriera nelle serie minori spagnole, segno evidente che perlomeno l’avventura italiana gli era servita a una cosa: a evitare di sopravvalutarsi.

 

#06 Dyego Coelho
Esterno destro brasiliano, viene ricordato fuori da Bologna per la brutale spallata con cui stende “Foquinha” Kerlon durante un match in patria, gesto che da il via a una rissa e che gli costa due mesi di squalifica. Sotto le Due Torri invece la sua impalpabile presenza passerebbe quasi sotto traccia se non fosse che il pubblico del “Dall’Ara” ricorda i numeri da circo che esegue nel riscaldamento o tra un tempo e l’altro, numeri che puntualmente quando serve, su un campo vero e con avversari veri, non vengono mai ripetuti anche perché le occasioni a dire il vero latitano. Il prosieguo di carriera (Karabükspor, Bahia, Guaratinguetà, Atlético Sorocaba) ne dimostra la poca sostanza tecnica, confermando quella che era stata l’idea dei tifosi rossoblù: e cioè quella di trovarsi di fronte ad un malinconico, “tristo”, clown.

 

#05 Theodoros Zagorakis
Il suo anno d’oro coincide con quello dalla Nazionale greca, che nel 2004 conquista tra lo stupore generale i Campionati Europei anche grazie alla sua regia lucida e ai suoi assist puntuali. Arriva a Bologna tra tante aspettative, ma delude: calciobidoni.it ci racconta come e perché. “Il Bologna puntava sul greco per consegnargli le chiavi del centrocampo rossoblù. Mai errore fu più grave: le aspettative per un giocatore “normale” balzato di colpo nell’Olimpo a rubare il fuoco agli Dei sono decisamente troppo alte e le sue pur decorose prestazioni lasciano l’amaro in bocca ai tifosi felsinei. Zagorakis passeggiava in campo, anonimo ed incostante, tanto che alla fine della stagione la squadra emiliana retrocede mestamente in Serie B. Come logica conseguenza, chiede di essere liberato per tornare al suo paese. Di lui dissero, quando sbarcò in Italia: «Centrocampista classico, è sempre presente nella manovra della sua squadra ed è anche molto abile nelle chiusure e nel fare pressing sul portatore di palla avversario». Nessuno, a Bologna, ha mai visto fare tutte queste cose a Zagorakis. E, come se non bastasse, dopo aver firmato il contratto con i rossoblu, alcuni giornali scrissero: «Il capitano greco non andrà subito al ritiro pre-campionato perché ha deciso di prendersi un po’ di meritato riposo dopo l’avventura agli Europei in Portogallo». Evidentemente ha continuato a riposarsi anche per tutto il resto della sua avventura italiana.”


#04 Mika Aaltonen
Finisce nell’Inter dei record per via di un eurogol segnato a Zenga in Coppa UEFA mentre milita nel Turun Palloseura. Chiuso da tre stranieri non da poco (i tedeschi Brehme, Matthäus e Klinsmann) viene girato al Bologna, dove però scompare letteralmente. Anche perché il calcio non è propriamente la sua prima vocazione o il suo più grande talento. Così ce lo racconta calciobidoni.it: “Rarissimo caso di studente-calciatore, il finlandese da Ottobre ad Aprile riesce a superare quattro esami alla Facoltà di Economia e Commercio e ne approfitta per aggiungere l’Italiano all’elenco già notevole delle lingue che parla correttamente. Il suo rendimento scolastico fu di gran lunga superiore e quello sul campo: giocò in tutto tre spezzoni di partita, tutti nel mese di Ottobre, per un totale di 37 minuti complessivi. Ad Aprile senza dire niente a nessuno se ne tornò in Finlandia: nessuno se ne accorse.” È sempre lo stesso sito a raccontarci come la carriera di Aaltonen sia finita ben presto e senza soddisfazioni, che sono comunque arrivate in altra forma grazie al Dottorato in Economia conseguito anche grazie agli studi italiani: “Tra le tante cariche che ricopre, sempre in relazione a tematiche di economiche, è Direttore del “Progetto Strax”, che studia i macro-flussi economici, membro dell'”American Council for the United Nation’s University Millenium Project di Washington”, nonchè socio della “World Future Society.” 


#03 Enéas de Camargo
Piccolo grande Enéas. Lo sa il mondo, quanto Bologna abbia voluto bene a questo folletto brasiliano passato alla storia più per alcune topiche in campo e dei comportamenti a dir poco stravaganti fuori dal rettangolo di gioco che per le magie che in tanti si attendevano da lui. Forse è per questo motivo, più che per un rendimento non buono ma neanche osceno, che è entrato nella memoria collettiva come un bidone assoluto. Così tenta di spiegarci chi fu questo giocatore calciobidoni.it: “Attaccante più votato alla rifinitura che alla finalizzazione, aveva le sue qualità migliori nella proprietà di palleggio, l’abilità nel dribbling e la capacità di creare varchi per i compagni di reparto con i suoi movimenti offensivi lungo tutto il fronte d’attacco. Questo era l’Eneas ammirato in Brasile, molto diverso però da quello intravisto in Emilia. Svanita rapidamente l’illusione di avere scoperto un nuovo Pelè, il pubblico del Dall’Ara adottò il brasiliano come una sorta di mascotte. Infatti, nonostante fosse tatticamente indisciplinato, e alternasse giocate sublimi a sciocchezze abnormi, il pubblico si affezionò a lui, e lui ricambiò. Non sopportava il freddo, e per questo l’allenatore, durante l’inverno, non lo fece giocare quasi mai; quelle poche volte che lo mandava in campo il nostro si presentava indossando dei guanti e delle memorabili calzamaglie di lana flanella e mettendo in mostra un paio di azioni che ancora oggi i vecchi tifosi rossoblu rievocano con le lacrime agli occhi per le risate. Come quella volta che in un Bologna-Torino, semifinale di andata di Coppa Italia, sradicò il pallone dai piedi di un compagno che si trovava solo davanti al portiere avversario, arrivando da dietro come un falco. Fu un gesto poco sportivo ma dopo venne il peggio: Eneas inciampò sulla palla facendola rotolare lentamente oltre la linea di fondo, tra le risate dell’intero stadio.” Da campione a mascotte, una fine ingloriosa per il giocatore, che dopo appena un anno se ne tornò in Brasile, dove si era costruito un’ottima reputazione durante la militanza nella Portuguesa. Terminata la carriera di calciatore, morì poco dopo ancora giovane per le conseguenze di un terribile incidente stradale, e Bologna lo pianse come un figlio.

 

#02 Hugo Rubio
Tutti a Bologna conoscono la storia di Hugo Rubio, e di come il suo arrivò funestò i rossoblù: accadde che Nello Governato, allora DS dei felsinei, tornò dal Sudamerica con i nomi di due cileni tra cui scegliere il nuovo straniero del Bologna. Uno era il giovane e apparentemente improbabile Ivan Zamorano, l’altro il noto e affermato “Maradona delle Ande”, Rubio appunto. La scelta spettava a Maifredi, che decise di andare sul sicuro: Zamorano del resto non era nessuno, mentre Rubio era una star affermata. Il rimpianto di questa scelta avrebbe tormentato i bolognesi per decenni, e forse lo fa tuttora: Zamorano emigrò in Svizzera, con determinazione continuò ad inseguire il suo sogno e fu poi punto fisso del Siviglia, quindi del Real Madrid e infine dell’Inter. E Hugo Rubio? Ce lo racconta Cristian Vitali, la mente dietro calciobidoni.it: “Rubio invece, detto “Passero” per similitudine della sua rapida e corta falcata con la quale era solito puntare gli avversari quando attaccava irresistibile sulla fascia sinistra – ma questo solo in Patria – giunto in Emilia, subì un’inspiegabile involuzione che da inutile lo porterà ad essere addirittura dannoso per la squadra. All’inizio del campionato, durante un gara di Coppa Italia, si infortunò al ginocchio, restando ai box diversi mesi, ma poi, pur pienamente ristabilitosi, deluse completamente le attese. Le sue apparizioni si diradarono sempre di più fino a riassumersi in un bilancio sconcertante: 14 presenze e nessun gol! Come naturale conseguenza, a giochi fatti fu rispedito senza rimpianti in Cile, dove rimase per tutto il resto della carriera.” Una delle più grandi topiche di sempre del calciomercato italiano.

 

#01 Herbert Neumann
Arriva in Italia dopo una carriera che definire anonima è essere generosi. Mezzapunta tedesca di poca fantasia e classe, lo acquista un’Udinese che ancora deve decisamente perfezionare quei metodi di ricerca che oggi sono il suo fiore all’occhiello: mentre ai giorni nostri infatti gli scout friulani si basano su decine di osservazioni e centinaia di DVD, ai tempi basta che in sede si presenti la moglie di Neumann – un autentico schianto con ascendenze portoghesi – per far si che anche per lui si schiudano le porte di quello che ai tempi è il “campionato più bello del mondo”. A Udine delude, mostrandosi mediocre, e pur di liberarsene i bianconeri accettano lo scambio con Enéas del Bologna, giocatore che poi nemmeno decidono di trattenere. E sotto le Due Torri come va? Ce lo racconta ancora Cristian Vitali (calciobidoni.it): “Anche nel capoluogo emiliano la storia si ripete. Neumann dimostra ancor di più il suo animo da vero piantagrane: è vero che già nel precampionato rimedia un brutto infortunio che non gli permette di riprendersi al meglio, però si portò al seguito una folta schiera di commercialisti ed avvocati per discutere nei minimi termini ogni cavillo economico del contratto, senza contare i numerosi litigi avuti con l’allenatore Burgnich. Alla fine segnerà anche in questa stagione la miseria di un gol (ma guarda un po’, proprio all’Udinese), con la squadra rossoblu al termine del campionato retrocessa in Serie B per la prima volta nella sua storia.” Insomma, Neumann a Bologna se lo ricorderanno sempre. Come il “titolare” di una moglie da copertina e come lo straniero della prima retrocessione.

Fonti e immagini: calciobidoni.it

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