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25 ottobre: il punto su Basket City

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La trasferta di ieri sera a Lubiana può lasciare spazio a una riflessione: questa Virtus è davvero così forte, oppure fin qui ha giocato solo con mezze squadrette? I cinque risultati positivi contro uno solo negativo discendono da un momento fortunato o sono qualcosa di strutturale? Sinceramente, oggi come oggi non ci sentiremmo di dare una sentenza definitiva, come viceversa è spesso attitudine fare in campo sportivo. Sul valore delle avversarie incontrate sembrerebbe esserci poco da dire: Trieste è vero che è neopromossa e con la Segafredo ha giocato decisamente rimaneggiata, ma era pur sempre un esordio di campionato in trasferta, per i bolognesi, su un campo piuttosto caldo e ricco di entusiasmo; Avellino dovrebbe contendere a Venezia il ruolo di seconda/terza forza in campionato; Ostenda è pur sempre la prima, invece, nel campionato belga, così come lo è il Neptunas, attualmente, in quello lituano, davanti allo Zalgiris che ha battuto di 15 a Kaunas e a Rytas. L’Olimpija Lubiana è forse fra queste la squadra meno in condizione in questo periodo, balbetta un po’ in tutte le competizioni che la vedono impegnata e anche l’Arena Stozice non si è rivelata di sicuro un antro infernale. Infine Milano, la sola che sia riuscita a battere i bianconeri, se non si perde per strada parrebbe candidata ad un posto di rilievo in Eurolega. Vista così, verrebbe da dire che la Virtus sia quasi una piccola potenza. Guardiamola nel dettaglio: si è concessa il lusso di tenere fermo il centro titolare senza risentirne ai rimbalzi, addirittura vincendo il confronto specifico ad Avelllino; ha un giocatore, Punter, che per efficacia offensiva e determinazione in difesa potrebbe calcare i più prestigiosi parquet di Eurolega; il suo play, Taylor, domenica scorsa ha mandato in crisi nientemeno che un Norris Cole; gli altri non saranno stelle di prima grandezza, ma costituiscono un roster assortito con criterio che innanzi tutto sta dimostrando una applicazione di squadra sempre più rara nel basket di oggi, il tutto in attesa della migliore forma di Aradori, per storia personale giocatore di primissimo piano in Europa. Il lavoro svolto fin qui da Sacripanti stupisce, ma non sorprende, per la qualità del gioco che già a questo punto della stagione ha dimostrato di avere una formazione totalmente ricostruita.

Tutto perfetto, quindi? In verità, non sarebbe la prima volta che una partenza sprint si tramuta in un risveglio doloroso con l’avanzare della stagione, perché le squadre nel tempo possono mutare il proprio roster (negli anni passati abbiamo visto rivoluzionare, quasi, dei quintetti), trovare condizione più tardi puntando a una massima efficienza in finale di stagione (pensiamo a Trento lo scorso anno), andare incontro a reiterati problemi di infermeria, tutte cose in questo istante abbastanza imprevedibili. Sul piano tecnico la Virtus di Sacripanti sta sviluppando un gioco d’attacco non particolarmente originale o fantasioso, ma di una produttività che a Bologna non si vede dagli anni migliori, probabilmente anche grazie ad un assetto difensivo che non è fin qui riuscito ad imbrigliare la sola Armani, a conferma del fatto che è da come stai in difesa che imposti la mentalità dell’attacco. Una delle annotazioni più significative è quella della ripartizione dei punti segnati fra tutti i giocatori, con alternanza nella leadership a referto dopo, ovviamente, quella mitragliatrice che si sta confermando essere Punter. Il quale, però, sta pure dimostrandosi giocatore generoso e rispettoso dei compagni sia in attacco che in difesa.

In conclusione, dunque, il punto sulla situazione in casa Virtus Segafredo non può che essere ricco di aspettative positive, senza troppo illudersi, però, di ritrovati splendori passati, per non andare incontro all’effetto rimbalzo di una delusione troppo cocente. La squadra c’è già, in parte, ma è ancora in fieri per traguardi di alto livello, si tratta di fare un passo alla volta. Per il momento, ci si accontenti di risultati che a settembre potevano dare per scontati solo i più inveterati tifosi per i quali la squadra del cuore non può che vincere sempre, e di quello che potrebbe significare avere visto proprietà e dirigenti, da Zanetti in giù, tutti – eccezion fatta per immaginabili ovvi motivi del presidente Bucci – schierati in parterre a Lubiana ad applaudire le gesta bianconere: una dimostrazione di reale attaccamento alle V Nere?   

Sul versante Fortitudo l’entusiasmo è altrettanto, o forse più, alle stelle, in definitiva anche per giustificati motivi, per quanto occorra ricordare che è peculiare della società avere momenti di enorme entusiasmo alternati ad altri di abbattimento esagerato giacché parrebbe nel suo DNA vivere qualsiasi situazione in modo esacerbato. Ieri sera c’è stato il bis: dopo la scorribanda trevigiana è stata fatta fuori l’altra ipotetica prima concorrente ad un primo posto conclusivo che varrebbe la promozione diretta. Il carattere questa squadra sta dimostrando di averlo, frutto ci pare di una serenità con la quale scende in campo sconosciuta negli anni precedenti; la coppia di stranieri sta garantendo un rendimento da A1, anche qui ribaltando quanto accaduto nell’immediato passato; tra i “vecchietti”, Rosselli è quasi costantemente mvp ma cresce gara dopo gara anche Cinciarini, in attesa del ritorno di Mancinelli (siamo sicuri, però, che alcune sue caratteristiche non possano alterare gli attuali quasi perfetti equilibri?); la panchina riesce a dare un contributo di prim’ordine (come ci si poteva aspettare, ottimi acquisti quelli di Venuto e Benevelli) allungando le rotazioni in una formazione che potrebbe alla lunga risentire della questione anagrafica; Martino siede (poco) in panchina con il piglio di chi ha in pugno la situazione senza bisogno di ostentarlo, il che contribuisce a mantenere tranquillo il contesto. Anche questi sono segnali importanti: il percorso è ancora lungo, ma i presupposti per una stagione esaltante in casa LavoroPiù crescono giorno dopo giorno.   

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