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La Grande Ungheria: Il Mondiale di Svizzera 1954 – 21 Dic

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Dopo aver raccontato col primo articolo la formazione della Grande Ungheria, l’Aranycsapat, la Squadra d’Oro, e della vittoria delle Olimpiadi (La Grande Ungheria: Formazione della squadra ed Olimpiadi – 07 Dic); e dopo avervi raccontato delle due sfide contro l’Inghilterra (La Grande Ungheria: Le sfide con l’Inghilterra – 14 Dic), con cui i magiari hanno dimostrato al Mondo di essere i migliori, umiliando gli inglesi per 6-3 in terra d’Albione e per 7-1 in casa. Oggi vi parleremo dei Mondiali di Svizzera 1954, quelli che avrebbero dovuto incoronare l’Ungheria sul tetto del Mondo.

 

Mondiale Svizzera 1954Alla rassegna iridata che parte il 16 giugno – neanche un mese dopo la tremenda lezione di calcio impartita agli inglesi a Budapest – gli ungheresi si presentano imbattuti da quattro anni e da campioni olimpici in carica. Per tutta l’Europa si favoleggia del loro calcio insuperabile, della classe dei propri uomini. La formula del Mondiale – ai tempi in continuo cambiamento da un’edizione all’altra – è, nella fase a gironi, assai singolare: per la prima volta vengono scelte delle “teste di serie”, che influenzano la composizione e lo svolgimento dei gironi eliminatori: le due squadre considerate le più forti di ogni gruppo non si sarebbero incontrate e, dunque, per ogni girone da quattro squadre ogni nazionale avrebbe giocato solamente due partite, salvo spareggi eventuali.

Ungheria 1954L’Ungheria viene inserita (come testa di serie) nel gruppo 2: a farle compagnia vengono sorteggiate la Turchia (altra testa di serie) e ben due squadre esordienti, espressioni di due Paesi nati da poco e in seguito alla guerra, e cioé Germania Ovest e Corea del Sud. Mentre questi ultimi sono poco più che dilettanti – la maggior parte dei quali gioca nel Seoul Army Club, la squadra dell’esercito – i tedeschi occidentali sono i rappresentanti di un calcio dalla grande tradizione ma che non ha mai registrato vittorie di rilievo: oltretutto la Germania vive anni difficili in quel periodo, la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato il segno in quello che da tutti ne è considerato il principale responsabile. I bombardamenti Alleati hanno ridotto il paese in macerie, macerie dalle quali lentamente il popolo tedesco sta provando a ricostruire qualcosa. Esclusi per una sorta di punizione dai Mondiali del 1950, gli uomini guidati da Sepp Herberger non godono dei favori o della simpatia di nessuno.

Ungheria-Corea del Sud 1954L’Ungheria presenta un gruppo di 22 giocatori dove non ci sono sorprese e dove sono evidenti i due blocchi composti da Honved (8 giocatori) e MTK (che ha 6 rappresentanti) e l’inizio è a dir poco sfolgorante: davanti ai 18.000 spettatori presenti allo Stadio “Hardturm”, “i mitici magiari” travolgono la Corea del Sud con il risultato di 9 a 0, con Kocsis che segna una tripletta, Puskás e Palotás (schierato a sorpresa al posto di Hidegkuti) che ne fanno due a testa e i gol del terzino Lantos e dell’estroso Czibor.
La gara successiva si gioca a Basilea, nello stracolmo (65.000 spettatori) “St. Jakob Park”: avversaria è la Germania Ovest, che ha sorprendentemente vinto con la testa di serie Turchia dopo essere passata in svantaggio nelle battute iniziali. Il CT teutonico Herberger sa che i suoi non hanno alcuna possibilità, per questo va incontro ad una prevedibile sconfitta schierando le seconde linee: l’obbiettivo è quello di tenere gli uomini migliori a riposo in vista del prevedibile spareggio da giocare ancora contro i turchi (che regolano i coreani per 7 a 0 dimostrandone l’inadeguatezza) e tutto va secondo i piani. La gara vede un dominio magiaro e si conclude con il rotondo punteggio di 8 a 3: Kocsis segna ben 4 reti, Hidegkuti realizza una doppietta e le altre due reti ungheresi portano la firma di József Tóth e Ferenc Puskás, che però nel primo tempo si infortuna a seguito di una bruttissima entrata da parte di Werner Liebrich. “Il Colonnello”, che mai aveva patito un infortunio prima di allora, termina la gara claudicante – allora non erano previste sostituzioni se non in amichevole – ed il responso appare subito abbastanza grave. Sebes patisce il colpo, tuttavia nonostante l’importanza di Puskás per la squadra sa che i suoi uomini sono abbastanza forti da potercela fare anche senza di lui.

Gusztav SebesLa riprova la ottiene nei quarti di finale: avversario dei magiari è il Brasile, che ha ancora il dente avvelenato dall’ultimo Mondiale perso in casa da favorito e che intende andare finalmente a vincere la Coppa. La gara con i verde-oro (che hanno da poco adattato questa divisa proprio per dimenticare l’ultima clamorosa sconfitta casalinga, considerata una vera tragedia nazionale) presenta numerose insidie: oltre all’assenza di Puskás, sostituito dal più giovane dei fratelli Tóth, József, la “Squadra d’Oro” deve vedersela con un calcio – quello sudamericano – mai affrontato prima nei precedenti quattro anni di imbattibilità. La partita passa alla storia come “la Battaglia di Berna”, perché unisce agli indubbi valori tecnici delle due compagini una violenza ed un nervosismo che un arbitraggio inadeguato da parte dell’inglese Ellis trasforma in una vera e propria guerra. Il Brasile mette subito in mostra un gioco tecnicamente ineccepibile, tuttavia sono gli uomini di Sebes a fare la gara: al 4° minuto Hidegkuti segna dopo una splendida azione personale, e qualche minuto dopo Czibor raddoppia sul filo del fuorigioco. Gli ungheresi sono i più forti e sanno di esserlo, ma eccedono in leziosità e numeri che scatenano la rabbiosa reazione brasiliana: Djalma Santos accorcia le distanze su rigore, i verde-oro prendono possesso del gioco ma è uno sterile dominio che non si traduce in grandi occasioni da rete, anzi è ancora Djalma Santos ad evitare la terza rete ungherese con un salvataggio sulla linea. Il 3 a 1 è solo rimandato al secondo tempo, quando dopo aver subito il forcing sudamericano (con il portiere Grosics che si conferma campione vero effettuando almeno due interventi determinanti) l’Ungheria trova il gol con Lantos, che realizza un rigore molto generoso (da molti definito “inesistente”) concesso da Ellis per un presunto fallo su Kocsis. In campo volano schiaffi e spintoni, ma in tutto questo parapiglia c’è ancora spazio per la classe di Julinho, che realizza il gol del 2 a 3 con uno splendido tiro di esterno destro da fuori area su cui l’ottimo Grosics non può arrivare. Gli ungheresi sentono che la gara non è affatto facile, il Brasile cresce e più volte i magiari devono entrare duro sugli avversari al fine di placarne la foga agonistica, che però anzi sembra aumentare così come il nervosismo in campo. A venti minuti dalla fine Ellis espelle per reciproche scorrettezze Bozsik e Nilton Santos, pochi minuti dopo Didì si vede fermare dal palo il gol del possibile pareggio. Il nervosismo aumenta, e sul ribaltamento di fronte Humberto stende Hidegkuti e viene espulso, pur essendo autore di un’entrata come tante se ne sono viste durante la gara da ambo le parti.

Battaglia di BernaNon è finita, in 9 contro 10 il Brasile ha ancora il tempo di reclamare per un netto rigore non assegnatogli (Lantos mette giù Julinho) ma poi crolla a due minuti dal termine, quando Czibor fugge sulla fascia e pennella un cross che Kocsis (soprannominato “Testina d’Oro” per la sua indiscussa abilità aerea a fronte di un fisico normale) mette dentro di testa. La gara si conclude con risse e spintoni: a farne le spese un poliziotto svizzero (che prima viene colpito da un fotografo brasiliano e poi bloccato nell’arresto dal portiere verde-oro Castilho) e il brasiliano Pinheiro, con Puskás che finisce per rompere una bottiglia sulla testa dell’avversario in seguito a una discussione sul reciproco gioco violento dando così il via ad un’enorme rissa che coinvolge giocatori, fotografi, dirigenti e polizia.
Al termine di una vera e propria battaglia, comunque, l’Ungheria ha superato il Brasile. Il turno successivo non è però più semplice, visto che in semifinale gli avversari del team di Sebes sono i campioni in carica dell’Uruguay. Bisogna tener presente che gli uomini allenati da Juan López non hanno alcun timore reverenziale nei confronti di nessuno. Sono del resto imbattuti ai Mondiali, che hanno vinto nelle due occasioni in cui hanno partecipato, e schierano in attacco un fenomeno come Schiaffino, anche se a centrocampo è assente per squalifica il “totem” 37enne Obdulio Varela, capitano e principale responsabile del clamoroso successo in Brasile di quattro anni prima e in attacco manca anche il bomber Miguez.

Uruguay 1954A Losanna, sotto la pioggia e gli occhi di 40.000 spettatori, va quindi in scena la sfida tra le due squadre più forti al mondo. L’Ungheria, come da tradizione, parte fortissimo e si porta in vantaggio già al 13° minuto con Czibor, che gira in rete un bel pallone proveniente dalle retrovie. Il primo tempo scorre via con poche emozioni, nella ripresa la partenza magiara è come sempre bruciante e porta al gol di Hidegkuti, bravissimo nel gettarsi di testa su un cross del raffinato Budai, dopo appena un minuto. È 2 a 0, ma la gara è ben lungi dal dirsi conclusa. Se c’è una cosa che infatti tutto il mondo calcistico sa ai tempi è che l’Uruguay non si arrende mai, e infatti Hohberg, sceso in campo al posto di Miguez e all’esordio Mondiale, prima accorcia le distanze al 75° e poi trova il pareggio all’86° minuto, sfruttando le ingenuità e la lentezza della coppia difensiva Lóránt-Zakariás. Hohberg potrebbe segnare ancora, ma prima calcia malamente a lato solo davanti a Grosics, quindi coglie un palo clamoroso con un tiro da fuori area. L’Ungheria è sotto shock, in evidente difficoltà per la prima volta in quattro anni la sconfitta sembra un opzione possibile. Si va ai supplementari e ci pensa Kocsis a togliere le castagne dal fuoco, realizzando una doppietta di testa (111° e 116°) che vale la conquista della finale. “Testina d’Oro” con questa doppietta raggiunge quota 11 reti (in 4 gare) ed il titolo di capocannoniere della competizione. L’Ungheria è in finale, ma dopo le due dure battaglie contro la crema del calcio sudamericano questa sembra una formalità.

 

Per approfondire la storia del Mondiale 1954, vi consigliamo di leggere:I PROTAGONISTI DEL MONDIALE (5^ puntata): Svizzera 1954

 

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