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Il Punto sul Bologna – Nel Karma fino al collo

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Cambiamento. È questa la parola chiave su cui vertono le promesse del chairman rossoblù Joey Saputo. Ed il primo cambiamento ha il volto di Sinisa Mihajlovic. Un volto conosciuto a Bologna; già da dieci anni quando, da esordiente, guidò per qualche tempo la truppa felsinea, sotto la presidenza Menarini. Dunque, il fu-esordiente Sinisa sostituisce l’attuale esordiente (o quasi) Pippo. E fin qui la questione “cambiamento” pare aver preso avvio.
Eppure, non è certo la serenità quella che si agita nei corridoi di Casteldebole e sotto i portici tutti. A Casteldebole, perché quella parola “cambiamento” pronunciata dal capo suona come una minaccia nei confronti della dirigenza. O parte di essa. E a Bologna, perché i tifosi pur cercando di essere sempre razionali (e la civile contestazione a fine gara contro il Frosinone ne dà ampia verifica) sono poi colmi degli strumenti principe del kit emotivo del supporter: passione e sofferenza. E chi vive di passione e sofferenza, per necessità, vive anche di logica stringente e selvaggia che pecca tuttavia di qualche superficialità. In tale situazione, infatti, è facile far diventare uno dei ricchi del mondo (nonché proprietario del nostro beneamato) una sorta di divinità mitologica a cui tutto è possibile. Ma non è così. Perché il buon Joey nel mondo del calcio è una tale anomalia che perfino un uomo navigato come Mihajlovic ne è rimasto stupito (stupore rimarcato in conferenza stampa). Nella storia del calcio moderno, i presidenti paiono smaliziati e pesantemente “paraculi”, detto bonariamente. Preziosi, De Laurentis, Cairo; per fare degli esempi. E Saputo non sembra uomo di detta risma. Per alcuni aspetti, può perfino ricordare il garbo genuino di un presidente come Massimo Moratti. Senza malizia e “questo è il miglior mondo possibile”. Ma questo non è il mondo del calcio. Il “cambiamento” non serve se si pensa che la partita col Frosinone è stata persa perché i giocatori e la squadra tutta “ha fatto pietà”. La partita col Frosinone è la somma di quattro anni. Praticamente un gol subito ogni anno fin qui vissuto di “Progetto”. E il Bfc nello score segna zero (che sono i passi di avanzamento nel suddetto Progetto). Qualcuno potrebbe dire: “ma c’è lo stadio!” No, lo stadio non c’è. Non nell’immediato.
Va be’, “c’è un grande Progetto sui giovani!” Ma anche in questo caso sembra qualcosa ancora lungi dall’essere compiuta con definitezza. E allora? Cosa abbiamo in mano oggi? Tanta speranza. Poco altro. E tanta fiducia in un uomo buono e garbato ma poco avvezzo al subliminale del calcio.
Mancano ancora diciassette partite. Forse il Bologna si salverà. Le possibilità ancora ci sono e nulla è del tutto perduto. Ma mancano solo due giorni alla fine del calciomercato e il “cambiamento” non è così riconoscibile. Non se fino ad ora sono arrivati due assistiti (Soriano e Sansone) del procuratore di Inzaghi (presi, guarda caso, quando Inzaghi era ancora in auge) e due o tre chiamati direttamente da Mihajlovic (Lyanco e Edera per certo e forse Basta). Ecco, a dirla tutta non sembra un mercato “Fire and Desire” di una squadra che ha fatto solo due vittorie in 21 partite.
In conclusione, al momento, il Karma del Bologna non sembra essere cambiato. Si ripetono le stesse azioni che avranno, inevitabilmente, le stesse conseguenze. E ciò non porta bene. E allora che presto arrivi questo cambiamento, qualunque forma abbia. Ma che sia vero e non solo di facciata. E soprattutto che ci prenda per i capelli e che ci tiri via da questa orribile (sportivamente parlando) situazione in cui ci troviamo. Perché, per ora, siamo nel Karma fino al collo. Sperando che nessuno faccia l’onda.

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