Basket
14 Febbraio: il punto su Basket City. Occhi puntati sulle Final8 di Coppa Italia
Ed eccoci al primo vero esame di stagione per la Virtus Segafredo. Le Final8 di Coppa Italia sono arrivate e questa sera, alle 21, le VNere si scontreranno con l’avversaria peggiore possibile, quell’A|X Armani Exchange Milano che non più tardi di tre settimane or sono ha rifilato loro un ventello facile facile. Niente di strano, la formazione diretta da Pianigiani ha un roster da paura, rispetto a qualsiasi altra società italiana, quattordici giocatori di cui oltre la metà sarebbe in quintetto in praticamente tutte le altre squadre: James, Nunnally, Jerrels, Micov, Bertans, Della Valle, Burns, Brooks, Omic, Fontecchio, i rientranti Nedovic e Tarczewski, più i probabilmente acciaccati Kuzminskas e Cinciarini, tanto da potersi permettere, a questi livelli, di dimenticare di aver perso per la stagione Gudaitis.
Verdetto bloccato? Sinceramente sì, a meno di un miracolo del tutto improbabile, soprattutto se si pensa che già lo scorso anno l’Armani è caduta nella trappola, facendosi buttare fuori in modo abbastanza ridicolo da Cantù al primo turno, ed in considerazione del fatto che squadra e società ultimamente hanno già collezionato una serie di figure barbine che non consentirebbero ulteriori distrazioni. Giacché, diciamolo sinceramente, questa partita potrebbe solo essere persa dall’Armani, piuttosto che vinta dalla Virtus.
Nello sport, tuttavia, mai dire mai. Una serata storta può capitare a chiunque. L’Armani però, fino a ieri James-dipendente, nonostante il parco di stelle a disposizione, si è tutelata dalle rarissime lune storte del suo miglior fuoriclasse aggiungendone un altro, quel Nunnally che per ora le è costato uno 0-20 che ha messo in ridicolo l’intero sistema della pallacanestro italiana (non solo la società milanese), ma che ha elevato all’ennesima potenza la sua forza propulsiva.
La Virtus, dal canto suo, oggi come oggi è ancora alle prese con la taratura del rapporto fra i suoi pregi e i suoi difetti. Troppo altalenante è il proprio rendimento, a volte leone, a volte agnello sacrificale, a seconda di quello che riesce ad ottenere dal suo play titolare, innanzi tutto, ma anche dalla verve balistica degli esterni tiratori, con l’incognita, ogni volta, di chi avrà sotto canestro e dello stato psicofisico di questi ultimi. Oggi, pare debba giocare, come è divenuta consuetudine infrasettimanale, capitan Qvale, fra l’altro il semi-eroe della partita dell’andata a Bologna contro l’Armani, vinta da quest’ultima quasi sul filo di lana grazie a una serie di magie di James. Questa sera sarebbe comunque un’ottima cosa vedere scendere in campo col coltello fra i denti una squadra che, non rischiando alcunché, potrebbe andare serenamente alla caccia di un momento di gloria, senza nulla da perdere se non l’onore. In fondo di talento ce n’è parecchio anche in casa bianconera, magari il problema sta nel riuscire a trasformarlo in un amalgama equilibrato fra potenza d’attacco e intensità difensiva. La Segafredo è una buona squadra, che sta per ora mantenendo le aspettative sul piano dei risultati, si tratta di verificarne le potenzialità in progressione per individuarne gli eventuali difetti e porvi un correttivo in prospettiva. Giusto, dunque, andare a Firenze a supportarla, credendo in un miracolo che, essendo in effetti già accaduto in passato, potrebbe alla fine anche ripetersi. In fondo, parliamo pur sempre del cosiddetto “derby d’Italia” per la pallacanestro, la partita più giocata nella storia della Coppa Italia, e per quella che è stata la recente storia virtussina si tratta di un ritorno in prossimità della vetta che va comunque celebrato. Visto il differente livello di competitività del campionato attuale rispetto allo scorso e la sequenza di infortuni patiti, è quasi migliore la sua ottava posizione di quest’anno rispetto a quella leggermente migliore della passata stagione.
Insomma, l’augurio è quello di una partita vera, combattuta fino alla fine, a dispetto del pronostico finale e per una volta ci si può anche permettere di dire cavallerescamente vinca il migliore.
In casa Fortitudo, invece, complice un’organizzazione balzana del campionato che la dice lunga sull’opinabilità del movimento cestistico italiano, ci si gode una vacanza per certi versi meritata ma presumibilmente poco gradita, dato che interrompe una corsa meravigliosa e il rischio è solo quello di arrugginirne gli ingranaggi. Mah…
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