Basket
7 Marzo: il punto su Basket City. Che non sia questa la via giusta per casa Virtus Segafredo?
È risaputo che la storia non insegna alcunché, ma ricadere negli errori che hanno condannato, o stanno condannando, altri attorno a te non è un bel segnale. La Virtus Segafredo si è presentata la scorsa estate come un progetto lungimirante che ha richiesto, oltre ad un significativo impegno finanziario, una vera rivoluzione interna sia dirigenziale che tecnica. Gli obiettivi fissati sono risultati coerenti con l’apparizione di una entità non certo nuova tuttavia rinata dalle ceneri: un passo alla volta per entrare nel basket che conta, con l’ambizione di tornare, in tempi relativamente stretti, nel gotha internazionale. Poi, però, alcuni successi (alternati a piccoli crolli, evitabili o no è difficile da dire) hanno dischiuso orizzonti teorici che hanno avuto un effetto deflagrante, perché in corsa si è alzata l’asticella, si sono intravisti traguardi considerati meno irraggiungibili di quanto sperato in avvio. Alcune dichiarazioni di alti dirigenti sono risultate disorientanti, forse innanzi tutto per i tifosi. Non ci sarebbe niente di male, anzi, se non fosse che a questo punto sono sorti malumori, frizioni interne, j’accuse e ricerca di colpevoli in errori che forse non possono nemmeno considerarsi tali. La Virtus è decisamente in linea con quanto a suo tempo promesso: procede il percorso in Europa con buone probabilità di superare il turno per l’accesso ai quarti; si è ben comportata alle Final8 eliminando a sorpresa Milano e perdendo con Cremona, che avrebbe poi vinto la Coppa; in campionato ha alti e bassi ma è pur sempre in griglia playoff, cosa non banale per chi è impegnato su due fronti (vedasi figuracce di Avellino e ora anche Venezia, per non parlare di Trento, Torino, Brescia). Fra l’altro, andando a “pareggiare” a Le Mans la squadra ha mostrato una solidità da molti sottostimata, se si confronta con le sconfitte di quasi tutte le altre in trasferta (eccetto Gerusalemme e AEK, com’era abbastanza ovvio). Invece, cosa sta succedendo: voci che si rincorrono, malesseri evidenti, messaggi sottotraccia che paiono solo chiacchiere e poi si rivelano veri. “Sfugge” la notizia che il DS Marco Martelli (lodatissimo fino all’altro ieri) viene allontanato (pare, perché di ufficiale non c’è ancora niente: anche qui va bene mantenere un profilo alto, ma la società potrebbe mostrare più personalità nello stoppare le voci che disorientano); coach Sacripanti risulta messo sulla graticola e a rischio esonero; sull’AD Dalla Salda si diffondono spifferi non meno preoccupanti, mentre è entrato in corsa il nuovo Club Manager Paolo Ronci. Nel frattempo, arriva la bomba di Mario Chalmers, che paradossalmente – perché siamo a Bologna – per ora ha creato più confusione che altro, illudendo alcuni di poter puntare a chissà quali traguardi neanche fosse Lebron (suo buon amico, certo, ma anche quello che lo ha “pilotato” alla conquista dei due titoli”), mentre ovunque si paventa che la prossima estate possa esserci una nuova rivoluzione. Non è così che si fa: Sassari, Venezia, Trento, la stessa Reggio Emilia di Dalla Salda non sono arrivati ai risultati degli ultimi anni in questo modo, ma perseguendo con coerenza un progetto, con interventi correttivi lungo il percorso e imparando dai propri errori. Al contrario, cosa sta succedendo a Torino? Cosa è successo a Milano, per anni, prima di trovare una parziale quadratura a suon di milioni? Cosa è capitato, in passato, a Roma o, in fondo, alla stessa Virtus del primo periodo sabatiniano? Chiaro che la stessa squadra non può non risentire delle tensioni così generatesi, e diventa difficile pronosticare con che spirito andrà ad affrontare una trasferta per mille aspetti delicata come la prossima a Cantù. La speranza non può che essere che le voci stiano ingigantendo una situazione viceversa pienamente sotto controllo, con anche screzi interni che potrebbero però trasformarsi in sollecitazione ad una crescita ulteriore. Ma allora, società, proviamo a sedare le acque: Basket City è come una mina sempre pronta ad esplodere, lo si è già vista varie volte in passato, e soprattutto attendiamo la fine della stagione per emettere sentenze definitive.
Sul piano strettamente agonistico, che dire? Terribile è stata la delusione con Venezia, buona la reazione a Le Mans, ancorché condita di errori peraltro non irrecuperabili. A Cantù la Virtus dovrebbe andare a vincere, così come poi a Torino e, ovviamente in casa con Le Mans mercoledì, per procedere in linea con quanto prefissato. La vittoria coi francesi, soprattutto, servirebbe a dare un senso all’arrivo di Chalmers, colpo di mercato “storico” solo se la Segafredo dovesse proseguire nell’avventura europea, e che rischierebbe in altro caso di rivelarsi sovradimensionato per squadra e società attuali. Ma a questo punto si vorrebbero soprattutto chiarezza e serenità. Chi dovrebbe garantire entrambe?
Anche in casa Fortitudo si è rotto qualcosa; il giocattolo è però sostanzialmente integro, ha solo incontrato tratti di percorso meno vellutati. Ora si tratta di non farsi prendere dalla paura di vincere, perché la posizione occupata in classifica consente ancora di sbagliare per lo meno una volta senza doverne subire nefaste conseguenze. L’arrivo di Delfino è certamente un’aggiunta importante, il problema maggiore forse resta dosare le forze per una truppa che ha il solo limite, attualmente, nella carta d’identità. Ma anche qui la serenità dovrebbe rivelarsi l’ingrediente giusto per portare a termine una missione che fino ad un anno fa sembrava diventata un miraggio.
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