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Analisi tattica: il Bologna corre bene e punta dritto alla porta

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Dopo la sorprendente vittoria di San Siro contro l’Inter, ecco che i rossoblù tornano al successo tra le mura amiche contro il Cagliari: una squadra in salute che veniva dalla vittoria casalinga proprio contro i nerazzurri di Spalletti.
Un’altra prova di maturità per i ragazzi di Mihajlovic, ma soprattutto un’ottima risposta dopo il brutto secondo tempo di Udine, che aveva preoccupato un po’ tutti dopo le buone prime uscite con l’allenatore serbo in panchina.
Contro gli isolani Mihajlovic ha riproposto il suo 4-2-3-1, cambiando a centrocampo, inserendo Dzemaili al posto di Poli, e dando fiducia a Sansone sulla sinistra, al posto dei due mancini Edera e Orsolini. Quest’ultimo, però, è entrato nel corso della prima frazione per il colpo alla spalla subito da Santander, in occasione di un contrasto con Cragno.

Correre bene

I rossoblù hanno imparato a correre tanto, ma soprattutto a correre bene. Ora, è ormai indubbio che chi corre tanto non raggiunge per forza dei risultati, ma allo stesso tempo non è certo che le squadre che corrono di più siano quelle in basso alla classifica. Il Chievo è la squadra che ha percorso più chilometri, al secondo posto c’è proprio il Bologna e al terzo la Lazio, non proprio una squadra disorganizzata e di bassa classifica. Subito dietro c’è l’Inter, mentre all’ultimo posto, quindi la squadra che corre meno, c’è l’Udinese, che non sta di certo lottando per vincere lo scudetto.
Quindi, per determinare il successo di una squadra, l’aspetto più importante è l’efficacia tecnica e tattica, non la performanza fisica.
Il Bologna di Mihajlovic in questo senso ha svoltato, riuscendo ad alzare il baricentro della squadra sempre oltre i 50 metri, rimanendo allo stesso tempo molto corto. Gli uomini che corrono di più sono nell’asse centrale (Pulgar, Soriano e Dzemaili) ma tutta la squadra collabora a mantenere le linee strette e un’ottima compattezza.

Puntare la porta

L’aspetto che più mi ha colpito nei principi di gioco di Sinisa, è stata l’ossessione nel puntare la porta avversaria.
Ogni volta che un giocatore del Bologna ha il pallone tra i piedi sa che dovrà fare una giocata in funzione di cercare la verticalità. E’ chiaro che ogni passaggio non potrà andare verso la porta, ma mentalmente e col corpo bisogna sempre predisporsi nell’andare in direzione dell’area avversaria. Così vuole Mihajlovic.
Un discorso che si palesa nella scelta degli uomini da mandare in campo e nelle scelte nel mercato invernale. Lyanco in questo senso è il difensore perfetto per Sinisa: veloce, sveglio, tecnico, con un ottimo senso della posizione e coraggioso sia nell’anticipo, che nel passaggio verticale. Il brasiliano è il titolare inamovibile insieme a Danilo, e soprattutto insieme a Dijks, che con Mihajlovic è cresciuto esponenzialmente. Anche per lui vale lo stesso discorso: quando ha il possesso del pallone, cerca sempre di andare in avanti, puntando l’avversario o mettendosi nelle condizioni di andare in profondità. Il giocatore però che in mezzo al campo potrebbe davvero dare quel qualcosa in più è Dzemaili. Blerim in forma fisicamente e mentalmente come l’abbiamo visto domenica, potrebbe essere l’arma in più per la salvezza. Insieme a Pulgar crea un duo perfetto in fase di interdizione, ma soprattutto in fase offensiva, in cui Dzemaili è bravissimo a rompere le linee avversarie o a cambiare gioco per creare superiorità numerica sull’esterno.
Lyanco, Dijks e Dzemaili sono gli uomini chiave dalla difesa in su, poi c’è un certo Roberto Soriano che è il collante della squadra. Anche quando non si vede c’è, e le difese avversarie faticano sempre moltissimo ad accorciare sull’ex Torino. Servirà qualcosa in più da qui in avanti dalle punte, e magari il ritorno di Mattia Destro potrebbe essere la giusta soluzione. Nel frattempo, ci teniamo il sempreverde Palacio, che può giocare ancora ovunque.

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