Bologna FC
La Repubblica – Zaccheroni: “Bologna, tutto in mano a Sinisa e finalmente crescerai”
Dalle pagine di La Repubblica, l’intervista di Simone Monari ad Alberto Zaccheroni, ex allenatore rossoblù e, 20 anni fa, campione d’Italia rossonero: l’uomo giusto con cui parlare della sfida di stasera, ma non solo.
«Il Milan è una squadra che ha perso un po’ di certezze, dopo il derby, non s’è più ritrovato».
Riguardo il modulo con cui i rossoneri affronteranno i rossoblu e sul ruolo di Paqueta.
«Leggo che stasera potrebbero mettersi col 4-2-3-1. L’idea è avvicinare il brasiliano alla porta. È un ragazzo che ha qualità, anche se spesso il contrasto lo perde. Salta bene l’uomo, quello sì».
Suso, ammesso che giochi, potrebbe essere l’arma in più del Milan.
«Ha una bella rasoiata, salta spesso l’avversario, e poi nel calcio di oggi, con questi difensori sempre più attratti dalla palla, succede che l’80% dei gol arrivi sul secondo palo. Spesso perdono la marcatura, i difensori. È un discorso complesso, ma saper marcare e sapersi passare la marcatura è fondamentale».
Una curiosità riguardo lo scontro Adani-Allegri.
«Non sono d’accordo con nessuno dei due, nel senso che è vero che servono buoni giocatori, ma serve anche il gioco. Il calcio rimane un mix, serve uno spartito, il collettivo è fondamentale. La tattica e la strategia contano tantissimo, la strategia più della tattica, che in fase difensiva può far molto per contribuire a trovare quell’equilibrio che è fondamentale. La tattica da sola però non basta, se non hai grandi giocatori non vinci. Ma se li hai e trovi squadre più organizzate puoi perdere».
Tornando a parlare di Bologna, Zaccheroni esprime il suo parere sull’impatto che ha avuto Mihajlovic sulla squadra.
«Lui ha sempre quell’impatto. La rosa poi, prima di lui, stava rendendo meno del previsto. Ma Sinisa è caterpillar, è entrato nella testa dei giocatori. Mica facile, ma lui ci riesce l’ho avuto come giocatore, siamo rimasti in ottimi rapporti, l’ho sempre stimato. E ne ho avuti solo due, di giocatori, che potevano permettersi di non correre».
Uno quindi era Mihajlovic, l’altro…
«Costacurta. Un fenomeno con un fisico da impiegato di banca, un professore del calcio. Me lo son goduto tre anni al Milan, una capacità di lettura unica. Ci arrivava prima, sulla palla, senza essere veloce. Perché capiva prima».
Mentre Sinisa?
«In una squadra organizzata come la Lazio non aveva bisogno di correre. E poi come calciava, la sua palla viaggiava. Sempre stato uno applicato, che si migliorava tantissimo. Quand’arrivai io, dopo Zoff, lui s’era rotto il crociato e col sinistro non poteva calciare. Lo vidi in palestra che calciava col destro: faceva persino canestro, non credevo ai miei occhi. Mi spiegò lui che era destro, ma poi dovendo giocare a sinistra aveva imparato a usare il sinistro. Ecco, la tenacia è questa cosa qui. Guardate anche come allena i calci piazzati. È uno che studia, che è cresciuto strada facendo, che ha fatto esperienza, che è maturato».
Il limite di Sinisa.
<<Beh, ogni tanto si fa distrarre da cose fuori. Diciamo che a volte sbrocca, magari va in guerra per una cosa da poco, lo dico in senso buono, e l’ho detto anche a lui: la guerra è finita, Sinisa. Io ho avuto due serbi, lui e Stankovic. Ragazzi meravigliosi, a cui voglio bene».
Il Bologna vuole trattenere Mihajlovic, ma lui ha bisogno di un progetto ambizioso.
Con tante responsabilità sarebbe un problema se si arrivasse a dover cambiare allenatore.
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