Calcio
Tutto calcio che Cola #20: Poca gioia, toda tristeza – 09 lug
E chi se l’aspettava una scoppola così. Nessuno. Per quanto la Germania facesse paura, e fosse anche superiore sulla carta a dirla tutta. E mancava Neymar, e mancava Thiago Silva.
Però c’era il pubblico. Un intero paese a spingere il Brasile verso la ‘Hexa’, il sesto titolo mondiale. Da conquistare appunto davanti ai propri tifosi, che da più di sessant’anni attendevano di cancellare il ‘Maracanazo’.
E invece no. Se la finale persa contro l’Uruguay nel 1950 cominciava a diventare leggenda con l’invecchiare di chi assistette dal vivo a tale tragedia, i sette ceffoni buscati ieri dalla Germania resteranno a lungo negli occhi delle nuove generazioni, ben rappresentate dall’abusata immagine del bimbo piangente che le telecamere hanno pescato negli spalti quando il massacro, peraltro, era ancora lungi dal dirsi concluso.
Brasile – Germania 1 a 7. Roba da fantascienza. Che dovrà far riflettere, che non potrà essere spiegata con questo o quel tecnicismo o con questo o quel capro espiatorio, moda purtroppo sempre in uso nel calcio a qualsiasi latitudine, che non siamo gli unici a rifarcela con il Prandelli e il Balotelli di turno. E quindi ecco che Scolari ha sbagliato completamente formazione, “doveva giocare con il 4-3-3 che è più solido” (?) e “doveva mettere Willian e non Bernard”, perché certamente il Brasile ha perso per colpa del giovane mineiro. Anzi no, è colpa di Fred, ingiustamente fischiato per tutto il tempo: ingiustamente non perché non sia palesemente inferiore ai Ronaldo/Pelé/Romario che hanno ricoperto il suo ruolo in passato nella verde-oro, ma perché se il calcio brasiliano attuale non passa di meglio non è certo colpa sua. E il fumoso Hulk, e l’impalpabile Jò, fanno capire di che alternative disponesse Scolari.
“Colpa” della Germania. Sembrerà banale e scontato, ma nel calcio a volte semplicemente perdi perché l’avversario è più bravo di te. E questo non vuol dire che non ci sia chi ha colpe, anzi, è ovvio il contrario, un po tutti sono responsabili. Ma è la Germania ad aver calato la scure su un Brasile comunque bruttino e fragile che già con il Cile era stato salvato da una traversa e dai rigori e con la Colombia aveva trovato due gol con i centrali di difesa prima di andare in affanno nel finale. Che lì io (e un po tutti quelli che ne capiscono) ho pensato che dai, se la Colombia avesse avuto coraggio un pochino prima…se ci fosse stato Falcao…
Non è pensabile sperare di vincere un titolo del mondo così. Con l’unico punto di forza in una coppia di ottimi difensori centrali esposti però alle folate avversarie da terzini così licenziosi che manco Zeman. Con un centrocampo lento e macchinoso, fondamentalmente scarso a livello tecnico e in difficoltà nel far ripartire le azioni. Con un attacco, come detto prima, mediocre. Eccezion fatta – questo si – per Neymar, straordinario giocatore che però con la Germania – ne sono fermamente convinto – avrebbe cambiato poco nella sostanza di una gara che i tedeschi hanno azzannato dal primo minuto.
Il colpo del KO è stato il 4 a 0, Fernandinho che arranca come un qualsiasi medianaccio di terza categoria e perde palla, la difesa sballottata da una parte all’altra prima di essere infilata. 4 a 0 alla mezz’ora, roba che nemmeno in certi campionati dell’Est prima che cascasse il Muro di Berlino.
Dove, a proposito, devono gongolare, perché una Nazionale così è pura fantascienza. E devono pure chiedere scusa, visto che l’artefice di questo trionfo è stato più di tutti il tecnico Joachim Löw, che qualcuno aveva pensato di criticare per certe scelte tattiche e soprattutto perché sempre ci sarà al mondo chi è convinto che senza polemica il calcio di ben poco sa. Invece il calcio è un gioco semplice, prendi i migliori giocatori che hai e li metti in condizione di rendere al meglio e poi spesso vince il migliore: questa è stata la filosofia del Bayern Monaco di Hitzfeld e questa è la filosofia di Löw, bravo a prendere il meglio che un sistema calcistico serio e programmato (vero FIGC?) gli ha messo a disposizione.
Tornando al Brasile, bisogna prenderne atto. E ripartire quasi da zero. Perché ne l’assenza di Neymar e Thiago Silva, ne gli errori di Scolari e la mediocrità di Fred possono giustificare un risultato tanto catastrofico. Una semifinale mondiale finita dopo nemmeno mezzora, roba da fantascienza. Eppure, come detto, i segnali c’erano stati, primo tra tutti l’ansia e l’attesa di un popolo che dal ‘Maracanazo’ di ben 64 anni fa poco ha imparato sulla pressione e sugli eccessi di ansia che un torneo dove DEVI vincere ogni singola partita porta con se. Il Brasile ha sconfitto il Brasile, la pressione pazzesca che fa si che ogni passaggio, ogni dribbling, ogni tiro debbano essere perfetti altrimenti è un dramma nazionale. Ha vinto chi ha giocato meglio, ha vinto il più forte. Ha vinto, soprattutto, chi ha giocato semplicemente a calcio. Chiaro, no?
Editing: Eleonora Baldelli
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