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Calcio

Tutto calcio che Cola #13: Appunti Mondiali #01 – 18 Giu

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C’è poco da fare, quando il risultato conta l’Italia bene o male si trasforma. Per carità, contava anche nel 2010, quando la troppa supponenza e una serie di episodi al limite del comico causarono l’eliminazione degli azzurri campioni in carica addirittura al primo turno ma si sa, il Mondiale è una storia particolare, tra un edizione e l’altra passano 4 anni e in questo tempo tante cose possono succedere.
Bene o male, però, quando il risultato conta i nostri riescono sempre a trovare quella motivazione che in realtà dovresti avere anche nelle amichevoli: ma si sa, siamo italiani, e per quanto si provi a cambiare una certa mentalità saremo sempre un po utilitaristi e concreti. Il che non è per forza un male. Perché la vittoria di sabato notte conta, conta perché ci porta a 3 punti dopo la prima gara che col senno di poi forse era la più difficile e ci permette di avere chiari e presenti i nostri pregi e i nostri difetti.

I pregi: ottima circolazione del pallone, pochissimi errori nei passaggi grazie ad un Pirlo stratosferico che Verratti, per quanto bravo e talentuoso, ancora vede da lontano pur avendo anche lui giocato bene. Interessante, per quanto basilare e già visto, l’abbassamento di De Rossi da mediano a terzo difensore in modo da coprire le avanzate sulle ali dei terzini. Ha spiccato Darmian, chiaro sintomo di come conti guardare le indicazioni che vengono dal campionato e di come il Milan sia stato miope nel privarsene: ai tempi del “Grande Milan” non sarebbe accaduto, ho il sospetto.
A sinistra ovviamente Chiellini non ha convinto quando si è trattato di spingere ed è stato in affanno anche in difesa, complice la prova balbettante del dirimpettaio Paletta, probabilmente non al massimo della forma. Forse Criscito avrebbe fatto comodo, considerando le condizioni di Abate e soprattutto De Sciglio, anche perché Chiellini serve al centro della difesa, poche storie. Sui giornali si sono sprecati i peana per Sirigu, che ha giocato bene ma che in fondo non ha compiuto nessun intervento particolarmente difficile, mentre in attacco abbiamo stentato un po: nonostante i due legni colpiti (uno su calcio da fermo, magia ancora di Pirlo) la manovra non sempre è stata brillante, pur se singolarmente Marchisio, Candreva e Balotelli hanno giocato bene. Forse non sono assortiti così bene, ecco. Forse servirebbe una seconda punta che dia “il là” alla manovra. Gli inglesi, come sempre, poca cosa nonostante i grandi nomi messi in campo: Rooney a parte l’assist un fantasma, ottimo Sterling (il meno atteso, almeno da chi non segue la Premier) ma scarsamente aiutato da un punto di riferimento degno di questo nome in attacco. Ci fosse uno Shearer forse le cose cambierebbero, o forse no visto che anche quando c’era qualcosa che bloccava i maestri del Football al Mondiale c’era sempre.


Stiamo attenti a non considerarci già qualificati, ma in effetti la strada è in discesa: alla prossima beccheremo il Costa Rica che ha sbancato un Uruguay troppo brutto per essere vero e al quale evidentemente non bastano i grandi nomi. Non bastano se non si è anche una squadra, e mi sorprende che “la Celeste” non lo sia. Certo è che il Costa Rica aveva un altra voglia e un altra tenuta fisica, e la vittoria è stata meritata: sorprende che il mondo scopra solo adesso Joel Campbell, da anni in rampa di lancio nell’Arsenal, non esattamente la squadra della parrocchia. Per il secondo posto vedo favorita l’Inghilterra, a meno che l’Uruguay non resusciti. Non me ne voglia la Costa Rica, ma penso che certi exploit difficilmente saranno ripetibili.


Rischia l’Uruguay, dunque, e rischia di fare la fine dell’Italia 2010 anche la Spagna campione in carica: non so se si possa trattare del “tramonto del Tiki Taka”, certo è che dopo diversi anni ogni schema diventa bloccabile, e la mancanza di alternative tattiche valide può essere un grosso handicap. Oltretutto, il modulo “inventato” da Guardiola e Villanova ai tempi non può prescindere da una grandissima condizione fisica, fattore che è venuto a mancare vuoi per l’età o vuoi per le conseguenze di una stagione sfibrante soprattutto per molti spagnoli, impegnati fino all’ultimo nei vari tornei nazionali e continentali. Quando non hai gambe e fiato per pressare e raddoppiare su ogni singolo portatore di palla fin dalla trequarti avversaria, il “Tiki Taka” si trasforma solo in uno sterile torello, e nel calcio contano i gol. Ne sa qualcosa il santone-Van Gaal, tecnico capace ed esperto che ha predisposto una trappola per gli spagnoli, che infatti sono passati solo su rigore prima di subire una tremenda cinquina: è stata la notte di Van Persie e Robben, finalmente convincenti su questi palcoscenici. Trattasi di due giocatori ovviamente fortissimi, ma a cui forse mancava ancora qualcosa per entrare nel club dei “grandissimi”: questo Mondiale può permetterglielo, così come sicuramente farà sorridere i tifosi del Manchester United, che dopo Moyes si troveranno nientepopodimenoche Van Gaal in panca nella prossima stagione. Un cambiamento notevole, non c’è che dire.


Il declino del Tiki Taka, comunque, non può essere imputato solo a limiti fisici o ad un non riuscito ricambio generazionale. Forse è il modulo di per se a presentare limiti, e del resto il declino europeo prima e nazionale poi del Barcelona e la tremenda batosta presa da Guardiola con il suo Bayern Monaco dominatore di Germania in Champions League ad opera di Ancelotti sono indicativi. I moduli sono in continua evoluzione e, come detto, avere delle alternative tattiche può aiutare. Aiuterebbe per esempio anche il Brasile, che con il suo “quadrato magico” sta andando incontro a delusioni: contro la Croazia la vittoria sappiamo tutti come è arrivata, contro il Messico ieri è arrivato uno scialbo 0 a 0 che la serata ispirata del portiere Ochoa non può giustificare. Il 4-2-2-2 verde-oro mostra una grande distanza tra i due mediani e le due mezzepunte, anche perché i due davanti alla difesa (Luiz Gustavo e Ramires) hanno corsa e gamba ma non tanto piede e le due mezzepunte (Neymar e Oscar) certo non hanno la capacità di arretrare e fare da registi. Manca “un Hernanes”, inteso come tipo di giocatore e non come il deludente “Profeta” che stenta ad imporsi all’Inter. Sulle fasce, poi, per quanto Marcelo e Dani Alves siano due fenomeni non si può sperare che siano sempre al massimo: ecco che una variazione tattica, magari un 4-2-3-1, aiuterebbe. Il problema del Brasile poi, oltre che tattico, è anche psicologico: difficile reggere le aspettative di un intero popolo che da te pretende la vittoria e non si accontenterà certo di un secondo o di un terzo posto. Una situazione difficile, a maggior ragione se hai una squadra forte ma non fortissima: i campioni assoluti, tolto Neymar, Scolari li ha in difesa con David Luiz e Thiago Silva. Va bene, ma non quando trovi solo avversari pronti a difendersi. Sinceramente se non cambia qualcosa a livello tattico e magari di uomini (Fred, Hulk, Jo…ma non c’era niente di meglio?) non penso che il Brasile andrà fino in fondo, e lo penso da prima di vedere queste due deludenti prestazioni. 


Per il resto che dire: la Russia di Capello viene beffata da una papera di quello che dovrebbe essere uno dei suoi punti di forza, il portiere Akinfeev, e da una manovra troppo lenta e prevedibile, la Francia fa il suo compitino ma senza impressionare così come il Belgio, dal quale sinceramente mi aspettavo qualcosa di più. La Germania annienta il Portogallo di Cristiano Ronaldo non soltanto grazie all’espulsione sciagurata di Pepe ma soprattutto grazie ad un serio programma sportivo che ha causato la nascita e la crescita di tanti giovani campioni: i tedeschi sanno come fare le cose, sanno come programmare, e il talento lo coltivano. Impressionanti la classe e la completezza di Tomas Muller, che ha solo 24 anni: continuando così “sky is the limit”, come direbbero gli americani.

E a proposito degli americani: per quanto non sia un fan della loro cultura “in toto” devo dire che nel calcio mi hanno sempre ispirato simpatia, con quel loro modo di fare tipico di chi fa altri sport “ma ci prova”. Del resto lo disse anche Pelé, mi pare: agli americani il football (anzi, il soccer) non piace, ma se un domani dovesse piacergli ci metteranno poco ad essere competitivi. In effetti l’organizzazione tattica e l’applicazione nel migliorarsi tipicamente “USA” hanno fatto il loro effetto, e la vittoria contro il Ghana è più importante di quanto si potrebbe pensare, visto che si parla di una squadra che per quanto disordinata a livello tattico ha talento da vendere a differenza dei volenterosi americani. A cui però qualche individualità non manca, primo tra tutti quel Bradley che ha lasciato un bel ricordo in Italia: non era un campione, ma correva, si applicava, era completo. Il “tipico” calciatore americano, se si può parlare di un calciatore americano “tipo”: e certo non è con i Bradley che gli USA vinceranno la Coppa del Mondo, ma certo è che se la crescita del calcio continuerà a questi livelli chi lo sa, un giorno, cosa potrebbe succedere.


E’ un bel Mondiale tutto sommato, che ci rimette in pace con il calcio e verso il quale però ho una sola critica: le pay-tv. Posso capire che la Serie A venga criptata, posso capire quasi qualsiasi sport o evento: ma un Campionato del Mondo, per me, dovrebbe essere patrimonio di tutti. Assurdo che si possa vedere una sola gara al giorno sulla RAI, assurdo che non prevalga il buon senso e qualcuno dica “no” allo strapotere delle TV a pagamento.

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