Basket
Teodosic sta bene, e morta lì! ha in pratica detto Luca Baraldi
“Teodosic sta bene, ve lo dico subito, mi dispiace per coloro che non sono virtussini”. In questo modo, per rassicurare i tifosi, Luca Baraldi ha cominciato la conferenza stampa sui miniabbonamenti per la Virtus Segafredo Arena (di cui ci occuperemo più avanti nel dettaglio). “L’operazione compiuta dall’allenatore ieri sera è stata molto semplice: siccome Santeodosic, insieme a Markovic ed altri, aveva dato fin qui un contributo determinante, bisogna che anche gli altri dimostrino di meritare la maglia della Virtus, se no evidentemente la società dovrà prendere atto del fatto che ci sono giocatori che devono crescere ancora. Cresceranno insieme a noi, noi abbiamo bisogno di far crescere il roster. I talenti vanno preservati, non vanno consumati, quindi giustamente il nostro coach ha fatto la scelta, forse in modo anche istintivo, di ieri sera ad Andorra. Ieri sera Milos era indemoniato, non ci stava a perdere, ma bisogna che anche gli altri abbiano un medesimo approccio sul piano motivazionale, perché siamo la Virtus, se no ci sono tante altre squadre che hanno meno ambizioni della nostra. Noi abbiamo uno dei più bravi allenatori anche sotto l’aspetto emotivo e psicologico. Non è che possiamo partire tutte le volte sotto di 14, poi arrivano Santeodosic o Sanmarkovic, o qualcuno che ci risolve i problemi. Ognuno si deve assumere la responsabilità e dare il proprio contributo sia tecnico che motivazionale. In una società, una squadra che vogliono essere vincenti tutti devono avere le stesse motivazioni, non solo alcuni”. “
Ci siamo potuti permettere di operare la scelta di ieri sera perché in definitiva non si trattava di una partita determinante, poi i giocatori sono certamente arrivati tutti belli stanchi, per la tante partite giocate in poche settimane, tutte di livello altissimo. C’ero anch’io in passato quando eravamo decimi, noni, dodicesimi e speravamo di entrare nelle F8 di coppa Italia e facevamo festa per questo traguardo, adesso siamo primi in classifica in campionato e sembra quasi che sia normale. Invece non lo è: la grande forza delle squadre vincenti è di essere sempre motivate, pronte per qualsiasi impegno. È questo quello che vuole la società. Siamo cresciuti molti in fretta e tutti devono capire che se c’è chi ha il talento per cantare gli altri devono a loro volta portare la croce con le medesime motivazioni. Come nel ciclismo: da solo un ciclista, per quanto forte, non vince se non ha con sé dei forti gregari. E così è per tutti gli sport di squadra. Noi abbiamo bisogno di giocatori che sappiano portare la croce senza doverla far portare a chi invece deve cantare”.
In questo modo l’Amministratore delegato di Virtus Pallacanestro ha chiuso, decisamente sul nascere, tutte le dietrologie che stavano sorgendo su una scelta tecnica che ieri sera, ad Andorra, aveva lasciato tanti pensierosi, con i portici (ormai soprattutto i social) che cominciavano a riverberare i teoremi più strani. Tutto, invece, assai più semplice.
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