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19 Dicembre, il punto su Basket City. Testa bassa e pedalare

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Quanto bolle in pentola, a questo punto, in casa Virtus Segafredo! Non siamo ancora giunti a metà del tour de force decembrino che  già incombono le Top 16 di Eurocup, guadagnate con l’autorevolezza di un primo posto nel girone di qualificazione suggellato da una grande vittoria a Monaco. E dietro l’angolo compaiono la Coppa Intercontinentale e le Final8 di Coppa Italia, doppio appuntamento di febbraio. Il tutto senza attimi di sosta, comprese le feste natalizie “sacrificate” sull’altare dello spettacolo. La domanda ricorrente è allora diventata: è un roster sufficiente, sul piano quantitativo, quello attualmente a disposizione di coach Djordjevic?  Come nel marcato estivo iniziano a diffondersi voci su presumibili arrivi, per non parlare dei desiderata dei tifosi alla caccia dei nomi esclusi dalle diverse seconde fasi europee e di eventuali tagli NBA. Certo, un innesto, quantomeno nello spot di esterno, come cambio di Weems, probabilmente non guasterebbe, anche se solo impiegabile in competizioni internazionali, visto che di italiani pronti a questi livelli sul mercato oggi come oggi pare non ve ne siano.  Magari un giocatore di esperienza senza troppa fame di minuti ma con personalità sia nel tiro dall’arco che nella comprensione delle diverse situazioni di gioco. Una roba da poco, insomma …. Altrimenti, continuo a credere che sarebbe abbastanza inutile l’inserimento di uno che potrebbe frenare la crescita di un Pajola, in fondo anche di un Cournooh, che, assieme a Baldi Rossi, hanno cominciato a ritagliarsi un proprio spazio-partita. Ogni squadra ha bisogno di gregari quanto di protagonisti, l’arrivo di un crack potrebbe essere un upgrade favoloso ma anche rivelarsi una mina vagante per gli equilibri interni, oggi gravitanti attorno al perno più incredibile visto in Italia da tantissimi anni. Ad essere sinceri, quello che stiamo vedendo con Milos Teodosic non ricordo di averlo mai visto prima, nel nostro campionato (che seguo in pratica da fine anni sessanta…). Non dico sul piano dell’efficacia, dove è passata gente come  Morse o lo Zar Danilovic, e neppure su quello della spettacolarità, in una città che ha visto Sugar Ray Richardson e Manu Ginobili. Parlo, piuttosto, di poesia, di traduzione dal genio creativo al gesto atletico. Certo, conoscevamo Santeodosic per averlo visto in tv, quando abitava nell’attico del basket europeo e poi in quello mondiale, ma dal vivo è un’altra cosa, ammettiamolo, perché i tempi di reazione sono meglio percepibili, anche se poi c’è bisogno di andare a vedere un replay per capire fino in fondo che cosa sia stato capace di fare. A volte capita pure ai suoi compagni, non sempre pronti a riceverne l’imbeccata geniale, ma lì è solo una questione di tempo, di allenamenti col “mostro” che sta seminando il proprio verbo cestistico in un luogo dove probabilmente era destino che prima o dopo passasse. Se no, che Basket City sarebbe?

Venendo al concreto, La Virtus, conosciuta la composizione e il calendario delle Top 16, non deve però alzare lo sguardo oltre all’immediato futuro. Domenica ci sarà la trasferta di Sassari, insidiosissima per mille motivi, fra cui quello che adesso è sicuramente la miglior squadra italiana, assieme alla Segafredo (lasciando da parte il mistero glorioso milanese che rischia vincere a Madrid e di perdere a Pesaro). Ci si gioca il posto in classifica, che potrebbe aiutare (ma anche no) in vista delle Final8 di Pesaro; ci si gioca un briciolo di autostima, per quanto una sconfitta non sarebbe  una tragedia più per Bologna che per Sassari, squadra di casa e assolutamente sulla rampa di lancio definitivo. Quindi, testa bassa e pedalare, pregando la Madonna di San Luca affinché preservi la salute di  un po’ tutti: giocatori, in primis, ma pure tifosi, le cui coronarie rischiano di scoppiare con quella tendenza a giocare al gatto col topo che è diventata maniacale per la Virtus. Ecco, su questo bisogna ancora lavorare tanto, ma il primo a ripeterlo sistematicamente  è proprio Sasha Djordjevic.

Tutto tranquillo, invece, in casa Fortitudo Pompea? Parrebbe di sì, una volta sistemata una classifica che permette di guardare avanti con relativa tranquillità. I tifosi non devono dolersi più di tanto di una sconfitta in terra sarda, il campionato della Effe è ancora un altro, come ha recentemente sottolineato Pietro Aradori: prima la conquista matematica della permanenza in serie A, poi si potranno fare eventuali altri conti. Resta il bicchiere mezzo pieno della nuova bella figura fatta in casa della seconda in campionato e prima in Champions League, a conferma che i risultati finora ottenuti non sono evidentemente frutto esclusivo di incroci astrali favorevoli. La partecipazione alle Final8 sembrerebbe dietro l’angolo, ancorché non ancora matematica, e questo sarebbe già un primo risultato di tutto rilievo per una neopromossa senza emiri alle spalle. Intanto, il PalaDozza è esauritissimo per l’incontro di domenica con la Happy Casa Brindisi, squadra tostissima, come si è visto contro la Virtus,  che potrebbe avere anche un Dominique Sutton ad accrescerne l’impatto fisico già notevolissimo, oltreché quello tecnico. È il tipo di avversaria presumibilmente più temibile, per la Fortitudo, con un Banks che potrebbe dimostrarsi immarcabile e un pacchetto di lunghi non enormi ma dalla reattività spaventosa. La Fortitudo dovrà essere brava a non cadere nella trappola del suo gioco tutta energia e intensità, chiudendo ogni buco in difesa e in attacco perdendo meno palloni possibili, perché una loro specialità è anche il contropiede. Dovesse riuscire a tenere il punteggio entro i 70 punti ci sarebbero più probabilità di portare a casa il risultato, facendo un nuovo omaggio, indirettamente, ai cugini/rivali prima del derby di Natale.

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