Calcio
Il Punto sul Campionato: 37^ Giornata – 13 Mag
Giornata di sentenze, la penultima di questa Serie A 2013/14. Giornata di addii. Salutano la Serie A Livorno, Bologna e Catania, la Juventus supera anche l’ostacolo Roma all’Olimpico e sfonda virtualmente il muro dei 100 punti (difficile a questo punto pensare ad una flessione all’ultimo turno) mentre rimane aperta la lotta per l’Europa League, almeno per quel che riguarda l’ultimo posto disponibile.
La Juventus vince a Roma una partita tirata e nervosa, risolta nel finale da un gol dell’ex più odiato, Osvaldo. Vince e rimarca ancora di più, casomai ce ne fosse stato bisogno, la legittimità di questo Scudetto divenuto dopo la clamorosa eliminazione nei gironi di Champions l’obbiettivo principale: si potrà dire che è “solo” uno Scudetto, ma certo non è stato scontato. E poi è stato stravinto, con una rosa forte ma non eccellente che fa ponderare a Conte di scendere dal carro da vincitore. Film già visto da parte del tecnico leccese, eppure mai come stavolta è possibile che l’addio si concretizzi: personalmente credo che la dirigenza tenterà di accontentarlo per quanto possibile e che il tecnico dei tre Scudetti in tre anni rimarrà, ma è indubbio che il margine per un addio ci possa essere. Del resto gli Agnelli hanno sempre badato anche al bilancio, per cui bisogna vedere quanto Conte si accontenterà di un mercato che potrà rinforzare i bianconeri ma che difficilmente li renderà in grado di vincere la Champions League.
Anche perché la squadra invecchia, e alcuni limiti si possono intravedere. Uno è senz’altro il modo di giocare di Chiellini, superbo difensore dai metodi però a volte al limite: in Italia spesso certe sue uscite (o entrate?) vengono tollerate, ma fuori dai confini nazionali si è visto come a volte questi possano diventare dannosi per lui e per la Juve. Così come per la Nazionale, di cui rimane giustamente un punto fermo ma alla quale potrebbe causare danni in caso di un arbitro, ai Mondiali, più fiscale di quelli nostrani.
Osvaldo segna, ma pare sia un po troppo tardi per strappare un posto per il Brasile: sinceramente sono un grande estimatore del calciatore, mi lasciano perplesso certi suoi atteggiamenti ma vi si potrebbe anche soprassedere. Il problema è che accettando la Juve a gennaio l’italo-argentino sapeva che la concorrenza sarebbe stata dura. Ha giocato poco, ha segnato di conseguenza poco e non penso che un gol, per quanto importante, possa cambiare il suo destino in vista dell’estate brasiliana.
Dietro Juventus e Roma, che merita comunque applausi per una stagione assai convincente, si piazza il Napoli. I partenopei hanno dimostrato per l’ennesima volta di avere un attacco super e una difesa così così, un limite sul quale la società dovrà lavorare per coltivare sogni tricolori: è indubbio però che il valore dei vari Higuain, Callejon e Mertens sia stato provato, così come è importante il ritorno al gol – per quanto facile ed inutile – di Hamsik.
La Fiorentina sconfigge il Livorno grazie ai suoi due uomini migliori, Rossi e Cuadrado: il primo si dimostra recuperato mettendo al colombiano l’assist per il gol-vittoria, il secondo si conferma giocatore di grande qualità e quantità. Al momento non so se “Pepito” andrà ai Mondiali, ma posso dire che fossi Prandelli rischierei, visto che se sta bene è indubbiamente il giocatore che dal punto di vista tecnico offre più garanzie.
A differenza di Balotelli, che indubbiamente ha numeri e qualità ma al quale difetta il carattere e che naufraga insieme al suo Milan contro l’Atalanta: difficile non prevederlo, a fronte di una società divisa su molte cose ma che su una cosa sembra concordare e cioè l’allontanamento di Seedorf, che pure ha avuto buoni risultati. Chiaro che se ci si aspettava la luna l’errore è stato fatto a monte, visto che nessun mago della panchina avrebbe potuto portare il Milan, in pochi mesi, più in alto di adesso: e se poi Brienza trova il gol della domenica…
Per un “mister” quasi certo di andarsene, un altro certo di rimanere e sull’altra sponda calcistica di Milano: Mazzarri ha tutto sommato fatto bene, il quinto posto è quanto di meglio i nerazzurri potessero fare con una squadra imbottita di ormai ex-calciatori e con giovani vittime dei necessari alti e bassi. Certo è che quando gli gira bene Kovacic è uno dei migliori centrocampisti della A, Hernanes un signor regista e Icardi un attaccante potenzialmente letale. Molto dipenderà dal mercato, ma reputo sia giusto che Mazzarri abbia ancora una possibilità con una rosa ridisegnata.
Torino e Parma si annullano a vicenda e rimandano appunto la decisione su chi andrà in Europa all’ultima giornata: notevole l’ennesimo gol di Immobile, uno da portare in Brasile sicuro e che invece potrebbe mancare per chissà quale legge non scritta del calcio, così come notevole il lavoro fatto da Donadoni che senz’altro merita ogni giorno di più una nuova chance ad alto livello e che presumibilmente, temo, la troverà fuori dai nostri confini.
Anche l’Hellas Verona rimane in corsa, pur sprecando un occasione importante contro un Udinese che pur senza obbiettivi sta rendendo onore al torneo giocando le gare che rimangono con buona volontà e tecnica: difficile l’Europa per gli scaligeri di Mandorlini, che meritano comunque applausi visto che a inizio stagione erano tra gli indiziati per la retrocessione.
Che arriva invece per Livorno, Bologna e Catania. Serie B tutto sommato meritata per tutte e tre, incapaci di ingranare per tutta la stagione e che hanno sprecato numerose buone occasioni venute a crearsi per via di una concorrenza non così qualificata. I toscani pagano una rosa già debole in avvio e non rinforzata a gennaio, la perdita per infortunio di due pedine fondamentali come Luci ed Emerson strada facendo ed il flop di Emeghara, che ha lasciato al solo Paulinho l’onere dei gol-salvezza: difficile salvarsi se tecnicamente sei la squadra più mediocre del torneo, e infatti così è stato. Meritano anche due parole i cori tremendi, ridicoli, piovuti all’indirizzo di Giuseppe Rossi, “colpevole” di essere stato stroncato da Rinaudo all’andata e di essere tornato in campo solo un mese dopo: non è questo il calcio che vogliamo, non sono questi cori dei semplici “sfottò” e penso proprio che l’intero movimento possa fare a meno di persone così povere d’animo. Naturalmente non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma è oggettivamente imbarazzante augurare del male ad un calciatore che è patrimonio di tutti.
Il Catania si è svegliato troppo tardi: personalmente reputavo gli etnei squadra superiore tecnicamente alle ultime 6-7 della classifica, evidentemente mi sbagliavo anche se il sospetto che molto di questa retrocessione sia dipeso dai limiti mentali di chi magari perde qualche gara all’ultimo e immeritatamente e da lì fatica a riprendersi. Non ha certo aiutato il triplice cambio di allenatore, non ha aiutato il ritorno a gennaio di Lodi e l’aver vinto le ultime due gare: se cominci a giocare quando mancano un pugno di giornate alla fine c’è poco da fare, vai in B.
Infine il Bologna: il peggior attacco d’Europa, incapace anche di sfruttare più di un ora di superiorità numerica, in casa e con un tifo caloroso che prova a spingerti sognando l’impossibile contro una rivale diretta. Niente da fare, non solo non arriva la vittoria ma addirittura ecco la sconfitta, che obbiettivamente però poco cambia in termini di classifica: doveva essere Serie B, c’era chi lo aveva capito dalle prime giornate e chi invece non lo ha voluto accettare fino a quando la matematica non è stata implacabile. Doveva essere Serie B perché vincere appena 5 gare, di cui le tre in casa appena per 1 a 0, è vergognoso. Perché il capocannoniere dei rossoblù risulta essere Diamanti, che non è punta e che non gioca in A da quando è stato venduto a febbraio in Cina. Perché Rolando Bianchi ha fatto peggio di quanto chiunque potesse immaginare, segnando appena 3 reti, Cristaldo ne ha fatti 4, Moscardelli uno e Acquafresca nemmeno uno. Perché a gennaio sono arrivati due giocatori improbabili come Friberg e Ibson, gente non certo da A. Infine perché la mancanza dei soldi non può essere mai una scusa ma a maggior ragione quando si parla di una squadra che ha uno dei primi dieci monti-ingaggio del torneo. Ballardini ci ha provato ma è parso confuso, Pioli non è che avesse fatto bene, nessuno avrebbe potuto.
Sarà difficile ripartire: con questa società, che manca di scelte coraggiose (Baggio? Zeman?) e di idee sul mercato, con una dirigenza sempre più odiata dalla tifoseria per la supponenza e – a volte – la prepotenza con cui impone le sue scelte sbagliate. In una Serie B che è campionato lungo e logorante e dove serve abile programmazione e non il vivere alla giornata contando sui risultati sfavorevoli altrui, cosa che troppo spesso i rossoblù hanno fatto.
Un peccato, perché se retrocede una squadra imbarazzante (forse tecnicamente la peggiore della A) e retrocede una dirigenza su cui il meglio che si possa dire è che è composta da gente che in Lega è a suo agio quanto il sottoscritto ad un convengo di fisica quantistica, certo non retrocede una città e una tifoseria che continua ad amare la maglia e la storia di un club tra i più importanti nella storia calcistica italiana, che un tempo faceva “tremare il mondo” e che esattamente cinquant’anni fa conquistava l’ultimo scudetto.
Tempi lontani, tempi che non torneranno e che nessuno sogna più: eppure quanto fa male pensarci e constatare che è anche tutto questo, adesso, a retrocedere.
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook