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Christmas Tale – Natale vuol dire tornare bambini

Natale vuol dire tornare bambini – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”

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Questo capitolo di Christmas Tale inizia con una domanda: cos’è il Natale?

Una festa religiosa? Un giorno festivo nel calendario? Uno stato mentale? Un modo per festeggiare e scambiarsi dei regali giustificando la spesa? Un sentimento? Uno stato mentale?

Sebbene io reputi il Natale un momento dell’anno speciale, c’è in lui qualcosa che non mi ha mai convinto più di tanto. Saranno i regali, che spesso sono forzati e visti più come un obbligo che come un piacere? Sarà che l’idea di fare un regalo perché è Natale, e non perché mi sento appagato nel farlo, mi sembri un po’ ipocrita?

Mi è anche sempre parso assurdo pensare che visto che si avvicina il Natale, ci si debba sentire più buoni o pervasi di qualche sentimento migliore di quelli provati di solito. Come se gli altri 364 giorni si fosse invece “giustificati” a fregarsene di tutto e di tutti.

Ho però detto che il Natale è un momento speciale anche per me.

Christmas Tale: Natale vuol dire tornare bambini

Per me Natale significa tornare bambino e cercare di rivivere, in un momento completamente differente della vita, le sensazioni di quando ero piccolo. Cosa purtroppo difficilissima.

Una visita ai parenti che magari vedi meno durante l’anno, un pranzo in famiglia ed un momento per pensare, a livello interiore, a chi ha reso meravigliosi e magici i “Natali” precedenti e non può più farlo.

E no, non intendo dire che torno bambino perchè qualcuno mi regala qualcosa. torno bambino proprio perchè sebbene tutto sia cambiato nel corso della vita, il punto fermo del Natale in famiglia fa ricordare ed apprezzare le persone più care.

Non è un momento nè di bontà nè di mera malinconia, ma un’occasione in più per pensare alle persona a cui vogliamo bene. E alle nostre reali priorità.

Non so se questo voglia dire essere pervaso dallo spirito natalizio, ma di certo, è un modo per vivere meglio un periodo che per alcuni in realtà vuole solamente dire ricevere qualcosa, o prendersi un break dalla routine. Magari le ferie dal lavoro, o una pausa dallo studio.

A qualcuno, ma nonna era tra queste, Natale non piace proprio perchè gli ricorda chi non c’è più. Questo però è un grave errore (anche se comprensibile): chi di voi ha visto il film Coco? Nessuno muore davvero se lo ricordiamo con affetto. E comunque, non muoiono i nostri ricordi.

Natale dovrebbe voler dire anche neve

Ma torniamo al Natale. Anche la neve ha una sua parte fondamentale. A tante persone non piace, è un fastidio per le auto, spesso diventa ghiaccio e dopo poco è completamente sporca ed insudicia anche chi la calpesta. O altri simili commenti razionali ma poco generosi nel confronto di questo evento atmosferico.

Non sono un grande amante della neve, ma nel periodo natalizio mi piace, e spero sempre che ricopra almeno per qualche giorno la città. E’ un’altra cosa che mi riporta indietro.

C’era la neve quando sono nato.

E con la neve ho sempre giocato, e fondamentalmente non ho ancora smesso, visto che ogni volta che cade, cerco di trovarne un po’ di pulita per mangiarla o per appallottolarla e lanciarla lontano.

Sicuramente non accadeva a Natale, sarà stato qualche giorno dopo o qualche giorno prima, e sicuramente è successo anche in momenti ben lontani dal Natale, ma una delle cose che ricordo con maggior felicità sono le discese con il bob dalla montagnetta vicino casa di mia nonna, assieme a tantissimi altri bambini.

E in età più grande uno dei massimi divertimenti assoluti: giocare a calcio con la neve. Lo avete mai fatto? Qualche volta è successo anche sotto la neve. Si usciva di casa in bicicletta, che con la neve non è proprio semplice, si raggiungeva il campo con la porta regolamentare e si facevano ore e ore di “tedesca”, quel gioco in cui si deve segnare solo al volo e se si tira fuori dallo specchio si deve entrare in porta. Quanti tuffi, rovesciate e risate fatte. A volte anche tirandosi pallate di neve per rendere più complesso il gesto tecnico. Cose che oggi sembrano quasi impossibili da vedere.

Ecco, se io dovessi dire cosa per me rappresenti un Natale ideale, direi un bella mattinata in mezzo alla neve a giocare a calcio, una doccia bollente e poi un bel pranzo con i parenti. anche se forse, l’ho capito troppo tardi.

L’augurio da fare a tutti è quindi questo: percepire cosa davvero sia importante e cercare di renderlo protagonista, ma non solo del Natale. Vi auguro di poter fare una bella “tedesca” sotto la neve, e poi di passare il resto del giorno serenamente con i vostri cari, proprio come facevo da bambino.

In quel momento c’è l’eterno. C’è la serenità incondizionata che spegne tutti i rumori di fondo. Ero felice. La nostra Redazione vi augura di esserlo altrettanto. Ma non solo a Natale. Sempre.

 

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