Calcio
FLOP 11: Meteore italiane – 26 Mar
E’ nota la massima per cui se è difficile arrivare in vetta, ancora più difficile è rimanerci.
Questo vale per tutto o quasi, nella vita, e vale ovviamente anche per il calcio.
Queste sono le storie di chi è arrivato a realizzare il proprio sogno – essere un calciatore professionista – ma per motivi diversi non è stato capace di mantenerlo vivo.
Troppo spesso ultimamente si sente parlare di un calcio che “non lancia i giovani”: che non è sbagliato, ovviamente, ma che non sempre significa che si avrà garanzia sul risultato.
Almeno questo è stato il caso dei protagonisti di questo blog, tutti promettenti calciatori italiani (se non di nazionalità di estrazione calcistica) finiti nelle retrovie del grande calcio.
#11 – Alessio PIRRI
Esordisce in Serie A appena maggiorenne, gioca nella Cremonese – la squadra della sua città – e nelle Nazionali giovanili contende il posto a gente del calibro di Morfeo, Totti e Del Piero. Come loro, anche Pirri è una mezzapunta dal grande talento, tanto che dopo appena 16 gare in A (condite da 3 reti) viene acquistato dalla Juventus, che crede moltissimo in lui.
Non vestirà mai la maglia bianconera, e dopo il prestito iniziale abbastanza convincente alla Salernitana vagherà per tutta Italia tra alti e bassi mostrando lampi sempre più rari di quella classe che aveva colpito l’Italia intera.
Si ritira ad appena 32 anni, quindi apre una ditta di lavorazioni sull’acciaio insieme al fratello José, anche lui promessa mancata pur se in tono ancora minore.
#10 – Alfonso DELGADO
Con i suoi 17 anni e mezzo, fu il più giovane calciatore di sempre ad esordire con la maglia della Lazio: era la fine di Novembre del 2003, e a lanciare questo giovane attaccante italo-spagnolo fu Roberto Mancini, uno che di punte se ne intende. Delgado fu capace di ritagliarsi 5 presenze in Serie A prima di iniziare nemmeno ventenne un precoce declino che lo ha portato prima nei campi di Prima Divisione, poi addirittura nel campionato rumeno e infine nei polverosi e sconosciuti campi delle divisioni minori del Lazio: San Cesareo, Nuova S.Maria della Mole e quindi il ritorno al Palestrina, squadra dove era cresciuto e dove gioca tuttora, a 28 anni e con i sogni di gloria ormai alle spalle.
#09 – Giacomo BANCHELLI
Fa il suo esordio, più giovane di sempre, nella Fiorentina che affronta il Napoli. E’ il gennaio del 1989, ed ha poco più di 15 anni e mezzo. Grandissime aspettative circondano questo ragazzino svelto e dal gol facile, che però rimane il prospetto di un campione: qualche assaggio di A con Fiorentina, Cagliari e Atalanta prima di iniziare una lunga carriera nelle serie minori dove riesce comunque a ritagliarsi qualche sprazzo di gloria.
Con la Fiorentina ha vinto un Campionato di Serie B, un Torneo di Viareggio e una Coppa Italia.
#08 – Fabio CINETTI
Milanese, centrocampista di sostanza, cresce nelle giovanili dell’Inter, che lo presta poi a Monza e Vastese per affinarne le capacità. Nel 1995, 22enne, si appresta all’ennesimo prestito quando Roy Hodgson, allora allenatore dei nerazzurri e attuale CT dell’Inghilterra, lo vede in ritiro e se ne innamora: il ragazzo, nello stupore generale, è aggregato alla prima squadra.
L’amore però dura poco, o meglio: a durare poco è il tecnico inglese, che fa in tempo a regalare a Cinetti 5 presenze con la maglia della Beneamata. A fine stagione viene ceduto al Torino, e da lì la carriera è un continuo passo all’indietro: le lombarde Seregno, Lecco, Oggiono, Olginatese e Caravaggese sono le sue ultime squadre, Campionato Dilettanti, dopo persino una puntata infruttuosa nella B francese con il Nizza.
#07 – Rey VOLPATO
Attaccante potente ma anche tecnico, Volpato è agli occhi di tutti gli osservatori una scommessa sicura, soprattutto quando nel 2005 trascina la Juventus Primavera alla conquista del “Torneo di Viareggio”, laureandosi pure capocannoniere. Volpato ha 19 anni, una stagione di C1 alle spalle con il Padova ed un futuro radioso in bianconero. Invece l’anno dopo è, in pratica, già tutto finito: un tremendo infortunio (rottura del legamento crociato) gli fa saltare la quasi interamente una stagione che, da quella che avrebbe dovuto essere la sua consacrazione, si trasforma in quella del suo declino.
Prova a tornare ai suoi livelli ma qualcosa non funziona, Rey gioca poco e male e finisce ai margini del calcio, in Serie D, dove attualmente milita con il Thermal Abano Teolo, dove perlomeno ha ripreso a segnare.
#06 – Gianni COMANDINI
Se vi capitasse di vedere adesso una partita del “Polisportiva Forza Vigne”, squadra amatoriale affiliata al CSI, pensereste che il centravanti è un fenomeno, per la categoria. E non sbagliereste, visto che stareste parlando di Gianni Comandini, un campioncino che fu precoce in tutto: trascinatore della Nazionale Under-20 Campione d’Europa nel 2000, quindi subito acquistato dal Milan. Doppietta nel primo derby, in uno storico Milan-Inter 6-0. Preso poi dall’Atalanta, che per averlo sborsò ben 30 Miliardi di Lire, acquisto più caro nella storia del club. Da lì un rapido declino ed il precoce ritiro, nemmeno trentenne.
Comandini era stufo del calcio e fiaccato da persistenti infortuni: adesso vive a Cesena, dove possiede un ristorante e dove può giocare solo per divertirsi.
#05 – Lampros CHOUTOS
Autentico mattatore dei campionati giovanili, dove per 4 volte è capocannoniere, Choutos fallisce nel lasciare il segno nella prima squadra della Roma, ed è così che i capitolini cedono la giovane promessa all’Olympiakos. Il ritorno in Grecia per Choutos è dolce-amaro: segna un gol ogni due gare e fa il suo esordio in Nazionale, ma si infortuna spesso.
L’Inter però crede in lui, ed ecco che Lampros ritorna in Italia, per però essere spedito in prestito ben 3 volte: ovviamente sono tutte esperienze negative, vede il campo poco e male e l’Inter lo svincola. Torna in Grecia, al Panionios, un anno di gloria: 12 reti. Il successivo passaggio al Paok però va male, ancora poco campo e di nuovo 0 reti. Torna ancora in Italia, stavolta niente Roma o Inter ma i semi-dilettanti del Pescina, che pensano bene al termine della stagione di fallire. Choutos ha ormai 30 anni, il passato glorioso (15 reti in 10 gare con la Under-21 Greca) è ormai lontanissimo. Prova a cercare una sistemazione, quindi non trovandola capisce che è andata male e si ritira, chiudendo così una carriera da promessa bruciata.
#04 – Hugo ENYNNAYA
18 Dicembre 1999, Bari – Inter 2 a 0. Nelle memorie di tutti quella gara segna l’esordio di Antonio Cassano, che poco più che bambino irride la difesa dell’Inter segnando un gol sensazionale che ne lancia la carriera.
Non tutti ricordano che Fantantonio segnò il gol del 2 a 0, perché al vantaggio barese aveva provveduto un altro giovane attaccante con un goal altrettanto bello, una cannonata da 40 metri.
“L’altro” si chiamava Hugo Enynnaya, e tutti pensavano sarebbe stato un campione.
Invece, mentre Cassano vola verso Roma, Real Madrid, Nazionale, Inter e Milan, il nigeriano si perde: numerosi infortuni ed un carattere non facile ne bloccano la crescita, prova a riscattarsi dopo una serie di fallimenti andando in Polonia, torna in Italia per giocare nelle serie minori regionali (e all’Anziolavinio avrà come partner d’attacco il futuro tronista di “Uomini e Donne” Gianfranco Apicerni !!!) prima di tornare nella sua Nigeria, sparendo dai radar calcistici per sempre.
#03 – Vincenzo SARNO
Cresciuto nel difficile quartiere napoletano di Secondigliano, “Vincenzino” diventa un caso nazionale quando a 11 anni il Torino lo acquista per più di 100 Milioni di Lire. E’ ospite nelle maggiori trasmissioni TV, palleggia con Mancini e Batistuta, tutti lo amano.
La gloria è effimera, il bambino a Torino non si trova bene, torna a Napoli e da lì è nelle giovanili della Roma, che però quando si tratta di farne un professionista si tira indietro: inizia una lunga trafila nelle serie inferiori italiane, dove l’ex “bambino prodigio” fatica ad imporsi e a trovare continuità. Assaggia la B con il Brescia prima e la Reggina, non gioca male ma nemmeno così bene, sempre appiccicata addosso l’etichetta di eterna promessa. Attualmente gioca – bene – nel Virtus Entella, terza serie. A 25 anni un futuro glorioso sembra difficile ma non impossibile da raggiungere, sempre ammesso che tutti dimentichino “il piccolo Maradona” e lo giudichino per quello che è, e cioè un calciatore dai mezzi tecnici non comuni che potrebbe ben figurare anche nel calcio che conta. Auguri.
#02 – Alviero CHIORRI
Una vita che sembra un film, quella di Alviero Chiorri. Un film che ancora non si è concluso, anche se il suo ritiro dal calcio è datato ormai ben 22 anni fa. Esplode giovanissimo nella Sampdoria, dove mostra una classe tale da indurre il futuro presidente Mantovani a legare l’acquisto della società alla sua permanenza.
Viene mandato in prestito a Bologna, dove con gli altri due giovani fenomeni Mancini e Macina dovrebbe comporre un tridente da sogno, ma i felsinei retrocedono e Chiorri delude.
Viene girato alla Cremonese nell’ambito del trasferimento che porta Gianluca Vialli in blucerchiato, e in maglia grigiorossa esalta la folla per 8 stagioni, mostrando solo a sprazzi la classe degli esordi. Si ritira e va a vivere a Cuba, sposa due donne da ognuna delle quali avrà un figlio. Beve, fuma e continua a giocare in un locale campionato amatoriale: le maglie della sua squadra sono quelle della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 2006. Gliele ha spedite Marcello Lippi, suo ex-allenatore a Genova e che spesso lo indica come esempio di “Campione mancato”.
#01 – Marco MACINA
Nel Bologna, all’inizio degli anni ’80, giocavano due giovani fenomeni dal sicuro avvenire nel calcio: Roberto Mancini e Marco Macina. Il primo sarebbe stato un ottimo giocatore, per tutti. Il secondo un vero campione.
Macina aveva velocità, senso dello spettacolo, dribbling stretto e sapeva usare entrambi i piedi. Uno spettacolo, del quale si innamorò il Milan: Liedholm lanciò il giovane Macina un estate di metà anni ’80, mezzapunta. I commenti degli addetti ai lavori furono entusiasti. Ma a quel giovane serviva un po di esperienza, e così fu ceduto in prestito alla Reggiana, dove però si ruppe un legamento. Fu la fine.
Il talento non basta se non hai la testa, e Macina non l’aveva: orgoglioso, dopo un tentativo andato male con l’Ancona rimase fermo un anno per svincolarsi dal Milan, sicuro che sarebbero arrivate altre occasioni. Il calcio italiano invece si dimenticò di lui: le grandi squadre sapevano storie, di Macina che andava in discoteca, che era una testa calda, e dimenticarono quello che i suoi piedi erano capaci di fare in campo appena un paio di anni prima. A questo si aggiunse l’orgoglio dell’ex possibile Campione, che dopo aver calcato il campo di San Siro mal digeriva l’idea di dover rincorrere un pallone su qualche campo di periferia.
Si perse così, Marco Macina, ritiratosi nel 1988 a soli 25 anni e tornato solo per qualche sporadica gara con la Nazionale allora semi-amatoriale di San Marino. Dove a sprazzi incantava ancora: in fondo lui era o non era quello migliore di Roberto Mancini?
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