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Calcio

Tutto calcio che Cola – #02 – 25 Mar

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Nella miriade di calciatori più o meno bravi che dall’estero ogni anno arriva nella nostra Serie A, si corre il rischio spesso di dimenticarci dei talenti di casa nostra.
Chi scrive non è certo uno avverso agli stranieri: il mondo in cui viviamo è cambiato e sarebbe assolutamente anacronistico rimpiangere i tempi in cui le squadre erano formate al 90% da giocatori italiani. Anche il fatto che “con tutti questi stranieri i campioni non nascono più” è un discorso che su di me ha sempre attecchito poco: rimango convinto che i Totti, i Del Piero, i Cannavaro e i Buffon verrebbero fuori oggi come ieri. Se sei un campione emergi, poco da dire e poco da fare tranne appunto fare della dietrologia spicciola.

Rimane il fatto che però si strizza l’occhio allo straniero con più facilità rispetto al giocatore giovane e italiano, che anzi spesso rischia di perdersi in un tourbillon di prestiti e comproprietà utili a farsi le ossa sulla carta ma che in realtà spesso finiscono per disorientare chi ogni anno deve cambiare metodologie tattiche e di allenamento, cosa utile soprattutto in gioventù come i fortunati modelli di Ajax e Barcelona insegnano. Detto che le grandi squadre come Inter, Milan e Juventus non possono permettersi di aspettare dei giovani rischiando nel frattempo di sprecare delle stagioni, sarebbe curioso capire come mai anche giocatori che appaiono delle certezze non vedono arrivare la propria occasione se non in provincia o in età avanzata, mentre in Inghilterra, in Germania o in Spagna già a vent’anni si vedono i migliori talenti cimentarsi nella massima serie.

Giacomo Bonaventura di San Severino Marche il prossimo agosto compirà 25 anni. Un età ancora verde, senza dubbio, eppure il sospetto che se avesse un nome esotico giocherebbe in una big della Serie A viene, ed è difficile mandarlo via. Già, perché questo ragazzo – che in altri contesti calcistici non lotterebbe per una tranquilla salvezza e avrebbe già visto la Nazionale e non per un inutile amichevole con San Marino – possiede tutto quello che si possa richiedere ad un moderno centrocampista: Bonaventura ha corsa, tecnica, visione di gioco e versatilità tattica, che abbina ad un carattere tranquillo ed umile che da almeno due stagioni lo sta rendendo uno dei migliori centrocampisti della Serie A. Difficilmente fornisce prestazioni sottotono, molto più spesso anzi regala giornate splendide in cui emerge, dispensa assist, copre e ultimamente segna anche.
Un ala che può giocare anche da interno o da mezzapunta, un giocatore disciplinato tatticamente e che corre senza fermarsi mai per tutti i 90 minuti. Con tutto il rispetto per l’Atalanta, però, sarebbe il caso che giocasse a livelli più alti, e non da ora.
Forse Bonaventura costa troppo per una squadra come la Fiorentina, anche se effettivamente la riva dell’Arno sarebbe una collocazione ideale per un ragazzo giovane e di classe e sostanza, oltretutto con un tecnico come Montella che priviliegia il gioco. La Roma un calciatore così già lo possiede – Florenzi – e proabilmente Bonaventura intaserebbe degli spazi che attualmente sono occupati da giocatori di merito, funzionali a quel che chiede Rudi Garcia.
Non riesco però ad immaginare un motivo valido per cui questo ragazzo non possa fare comodo a squadre come Inter e Milan, che nel suo ruolo schierano calciatori non certo migliori di lui, soprattutto in prospettiva, mentre per la Juventus almeno esiste la giustificazione di avere il reparto di mezzo migliore d’Italia e uno dei migliori d’Europa. Non varrebbe la pena, per le milanesi, di investire qualche milione in questo ragazzo? Non sarebbe migliore di un Taarabt, di un Essien? Di un Taider o di un Belfodil a cui sono bastati pochi mesi a buon livello per guadagnare una chance che invece continua a non arrivare per “Jack”?

In un qualsiasi campionato maggiore Bonaventura giocherebbe in una squadra con ambizioni di alta classifica, mentre da noi continua a dispensare – bene – il suo talento nell’Atalanta, che male non è ma che chiaramente non può essere il punto di arrivo per un giocatore dal talento così grande. Intanto il nostro, giusto per far capire la cosa, stende con una doppietta l’Inter allontanandola dalla Champions League e portando la sua squadra a distanziare uno dei Milan peggiori di sempre, nell’attesa che le cosidette “big” decidano di smetterla di farsi del male solo per il fascino di un nome esotico e guardino seriamente a quello che il nostro torneo ha da offrire.

Mi permetto di approfittare di questo editoriale, dove si parla di giovani di valore, per fare gli auguri ad un “non giovane” di valore: mio padre Massimo, che domenica ha compiuto gli anni e che da qualche tempo ci segue con simpatia e mi supporta.
Indubbiamente è anche merito suo e delle domeniche pomeriggio passate insieme con la radio sintonizzata su “Tutto il Calcio” se oggi amo questo sport.

Ti voglio bene, babbo.

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