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Calcio

Flop 11: I personaggi più sfigati di “Holly & Benji” – 24 Mar

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Qualche tempo fa, mi sono accorto che su Italia2, verso l’ora di cena, viene trasmesso per l’ennesima volta Holly & Benji: ve lo confesso, non ho resistito, e pur conoscendolo a memoria ho ricominciato a guardarlo.
La storia è nota: il piccolo Holly cresce con la madre mentre la figura del padre, latitante in quanto marinaio, è sostituita dal decaduto ex-calciatore brasiliano Roberto Sedinho che proprio il padre di Holly ha salvato dal suicidio. In cambio, il campione paulista si è trasferito a casa degli Hutton a dare lezioni di calcio al piccolo giapponese.
Holly ha un talento incredibile e durante tutto il cartone animato assistiamo alla sua crescita umana e calcistica che lo porterà a diventare la stella del suo paese e uno dei maggiori calciatori del Mondo: vincerà anche il Mondiale, vestirà la maglia del Barcelona e lungo la sua strada troverà tanti compagni e tanti avversari degni di nota.

Holly & Benji è un epopea fantastica che ha segnato i bambini della mia generazione (pensate che Hidetoshi Nakata, il miglior giocatore giapponese degli ultimi anni, iniziò a giocare a calcio proprio ispirato dal manga) durante la quale si chiude volentieri un occhio di fronte alle numerose incongruenze e ai ripetuti surrealismi e buchi logici e regolamentari che solo un cartone animato può avere: i famosi “campi in collina”, dove passata la metà campo si comincia a intravedere la porta avversaria, le varie eccezioni regolamentari, gli stadi pieni di tredicenni a vedere partite manco fossero finali di Champions League… Chi ride di queste cose definendo Holly & Benji come “ridicolo”, ben poco ha capito dello spirito che un cartone animato, una favola per bambini, deve avere. Tuttavia, durante tutta l’epopea del piccolo Oliver, alcuni personaggi spiccano, chi per “broccaggine” assoluta e chi per essere in possesso di una dose di sfiga così alta che manco Paperino.

In questo post, dopo essermi accuratamente ristudiato e rivisto la serie, passo in rassegna gli undici personaggi più sfigati di Holly & Benji. Enjoy!

 

#11 – Bruce Harper (Ishizaki Ryo)

All’inizio del manga è il classico personaggio tanto “bravo e simpatico eccetera” quanto inopportuno con le scarpette da calcio ai piedi: gioca la partita che sancisce l’unione calcistica tra la sua scuola (dove è iscritto anche Holly) e quella di Benji (e di buona parte della futura Newteam) e lo fa solo perché i suoi compagni di squadra sono anche peggiori di lui; viene scelto non si sa perché nella squadra e finisce giustamente in panchina, da dove emerge più avanti nel manga grazie a un infortunio di un compagno.

Due curiosità: il suo infortunio nella partita tra le scuole favorisce l’inizio della carriera di Tom Baker, ragazzo giramondo che dagli spalti scende direttamente in campo e che sarà determinante per le vittorie della Newteam, visto che a parte Holly è il solo capace di fare gol; la sua mossa caratteristica, poi, in un cartone animato dove ognuno ha il suo personale tiro ad effetto (del falco, della tigre, dello squalo, eccetera) è il “Gamen Block”, che consiste nel bloccare di volto i violenti tiri degli avversari. Insomma, le cose migliori che fa per la squadra sono infortunarsi per far spazio a Tom e bloccare di viso le cannonate dei rivali. Tanto, più brutto di così…

#10 – Frankie Gilbert/Brown (Koji Nishio)

Farsi fregare il posto da Bruce Harper non è cosa da tutti, eppure il buon Frankie ci riesce. Titolare inamovibile, pur senza spiccare, fino ai quarti di finale del primo torneo quando si fa male contro la Hot Dog (…) dei gemelli Derrick, gettando nello sconforto i compagni che tutto volevano ma non quella “pippa immensa” di Bruce in campo (“Entrerai quando vinceremo 10 a 0″, aveva sentenziato uno di loro). E allora uno si aspetta che sì, smaltito l’infortunio Frankie (protagonista di una sostituzione, evento che nel manga si conta sulle dita di una mano) tornerà a essere titolare. E invece no, Bruce conquista tutti con la sua tenacia (almeno quella!) dimostrando che Gilbert era in realtà più scarso, solo che nessuno lo sospettava. Passa a un’altra squadra, la Otomo, dove da gregario perde con gli ex-compagni, per poi tornare ancora alla Newteam dove finalmente trova la sua collocazione sul lato destro.

Della panchina.

#09 – Arthur Foster (Manabu Okawa)

Probabilmente l’essere più scadente mai visto su un campo di calcio in ogni parte del globo: piccoletto, imbranato, occhialuto. Lo salva il fatto di non essere un calciatore nemmeno per scherzo, e infatti gioca appena la prima partita tra le scuole, insieme a Holly, risultando il punto debole di una squadra dove il capitano è Bruce Harper, tanto per dire.

Alla fine di quell’incontro non passa ovviamente la selezione, capisce che il pallone non è cosa per lui e diventa uno dei tifosi “fissi” della Newteam comandati da Patty, la ragazzina da sempre innamorata di Holly. La sera precedente a una gara del Giappone, si reca con lei di notte in un parco per “allenarsi a tifare”: i due gridano i loro slogan fino a quando, giustamente, vengono scacciati a suon di bestemmioni dagli abitanti del posto che il giorno dopo devono lavorare e non vedere una partita tra ragazzini trasmessa in mondovisione.

#08 – Ralph Peterson (Makoto Soda)

Evidentemente noi bambini degli anni ’80 eravamo considerati troppo rincoglioniti per apprezzare un cartone animato dove i protagonisti giapponesi si chiamano con nomi giapponesi, e fu così che i nomi di calciatori e squadre vennero tradotti in “europeo”: Tsubasa divenne Holly, Hyuga – Mark Lenders, la Nankatsu diventa la Newteam e via dicendo. 

Naturalmente i traduttori fecero un bel po’ di confusione con i personaggi secondari, ed è così che Makoto Soda diventò prima Ralph Peterson, poi Sam Reynolds e infine Richard Flanagan: a volte anche nella stessa partita.
Cultore del gioco violento e capitano della Artic, una squadra di scarsoni che soccombe alla Newteam per poi mai più ricomparire, Ralph/Sam/Richard (d’ora in poi lo chiamerò solo Ralph) arriva alla conclusione che il solo modo per fermare Holly è quello di rompergli una gamba, e ci prova e ci riprova senza essere espulso nonostante certe entrate siano chiari tentativi preterintenzionali di omicidio: eppure entrate violente a go-go e arbitro compiacente non bastano all’Artic, che viene sconfitta da un Holly più forte di tutti – e per questo, diciamocelo, odioso. Ralph ne esce come un antieroe e viene addirittura elogiato dagli osservatori del Giappone che dicono che uno così in Europa farebbe carriera (sic!) visto il gioco “maschio e violento che pratica”. In Nazionale però sarà una comparsa e niente più e del resto, da uno che a suon di fallacci e con un arbitro a favore non riesce a vincere, cosa ci si aspettava?

#07 – Patrick Everett (Shun Nitta)

Che uno abbia visto poche puntate o tutta la serie, una cosa è certa: in Holly & Benji i tiri in porta sono LETTERALMENTE tiri in porta. Per intenderci, o il tiro viene stoppato da qualcuno, o è parato oppure finisce in fondo al sacco. A NESSUNO, in tutto il cartone animato accade che un tiro (come invece nella realtà succede anche ai migliori) vada fuori.

A nessuno tranne che a Patrick Everett, centravanti della Otomo dove sono confluiti alcuni ex-compagni di Holly alla Newteam: accreditato come “il figlio del vento” per la sua velocità e in possesso del “tiro del Falco” che avrebbe dovuto impallinare ogni portiere, Patrick però caratterialmente è fragile come una donnicciola (ed il modo ambiguo in cui il disegnatore lo rappresenta in effetti non aiuta) e prima pecca di eccessiva sicurezza in sé provando conclusioni troppo difficili, quindi si innervosisce e inizia un vero psicodramma. Con la sua squadra in svantaggio, fallisce le 5-6 occasioni che la difesa della Newteam inspiegabilmente gli concede, tanto che pure Holly alla fine sembra dispiaciuto per lui. Ma non finisce qui! Dopo un gol subito allo scadere, fa un bel discorso ai compagni, incitandoli a lottare fino alla fine: si getta a capofitto in attacco e l’arbitro (bastardo!) fischia la fine, invalidando un bel goal che perlomeno gli avrebbe restituito morale.
Probabilmente, al termine di quel match, si è suicidato.

#06 – Tatsuji Hizawa

“Embeh?” – direte voi – “Manco il nome europeo c’ha questo?”
Già. “Questo” contava talmente poco che manco il nome aveva, nel cartone animato, tanto che per scoprire (forse) chi fosse ho dovuto spulciare un bel po’ Internet. Quindi capiamo già che il povero Tatsuji contava nella sua squadra meno di me a un convegno di astrofisica.
Portiere della Muppet di Mark Lenders per tutto il primo torneo, nel quale si distingue per non fare niente di che, nella prima partita seria che affronta emergono tutti i suoi limiti: se infatti fino alla semifinale la Muppet ci arriva grazie a Mark, la sua spalla Denny Mellow e una serie di sorteggi superfortunati (affrontano solo pippe immense) in semifinale si trova di fronte la Flynet, una squadra seria che si allena nella neve e che gioca di squadra… sì, lo so che dovrebbe essere una cosa che fanno tutti, ma a “Holly & Benji” lo fa solo la Flynet.
Ad un certo punto viene fischiato un rigore decisivo contro la Muppet ed ecco che fa il suo ritorno Ed Warner, il vecchio portiere della squadra assente da tanto tempo per infortunio e conseguente crisi mistica. Avete presente quando da piccoli venivate schiaffati in porta da quelli più bravi che poi si sostituivano a voi se putacaso c’era un rigore contro, come a dire che “va bene se parate ma solo quando non c’è da parare”? Ecco, più o meno è quello che accade a Tatsuji: sostituito al momento del rigore, finisce in panchina mentre chi ne ha preso il posto para e risolve la partita diventando il miglior portiere del momento e un futuro punto fermo della squadra e della Nazionale. Se non è sfiga questa…


#05 – Timothy

Passiamo da uno che non aveva il nome europeo a uno che il nome ce lo aveva, ma non il cognome: Timothy, ragazzo occhialuto e sfigato incontrato da Tom Baker in uno dei suoi tanti viaggi. La madre non vuole che giochi a calcio ed è probabilmente lo scout più bravo di tutto il Giappone: infatti, dire che Timothy è negato è dire poco; i suoi compagni si augurano addirittura che non venga al campo e per loro fortuna spesso Timothy non si presenta, essendo pure di salute cagionevole. Ovviamente il buon samaritano Tom Baker deve rompere questo equilibrio e dopo aver guidato la squadra a un comodo vantaggio, ordina ai compagni di fare entrare il povero Timothy e quindi lo sprona a uscire dal guscio. Il poveretto combina però un disastro dietro l’altro, quindi Tom capisce che c’è solo una cosa da fare: sparare una cannonata-cross dritta in faccia allo sfigato, al quale volano via anche gli occhiali. La palla, però, lemme lemme rotola in rete e inspiegabilmente i compagni festeggiano Timothy manco lo avesse fatto di proposito. Sfigatissimo, si salva solo perché non è un calciatore a tutti gli effetti: probabile che con la partenza di Tom sia tornato ai suoi studi di ingegneria per poi impazzire nell’età adulta e uccidere la madre troppo chioccia.

 

#04 – Theo Sellers (Taichi Nakanishi)

Se a 13 anni sei alto e grosso il triplo dei tuoi coetanei, qualche problema ce lo devi avere per forza. Ma non se sei il portiere di una squadra di Holly & Benji, una montagna umana che giunge alla sfida con la Newteam da imbattuto e che incute timore solo a guardarlo.

Sellers non ha nemmeno bisogno di tuffarsi, visto che con la sua stazza copre praticamente l’intera porta, e per almeno un tempo sembra insuperabile persino per Holly & Tom, l’antipaticissima ed infallibile “Coppia d’Oro”. Purtroppo però dopo essere stato infilato con uno stratagemma, il buon Theo perde la testa e becca una rete dietro l’altra: finisce 5 a 1 per la Newteam, con l’ultima rete che lo vede umiliato da Holly, il quale lo fa sprofondare nel terreno dopo che ha tentato un’uscita violenta e assassina che avrebbe probabilmente causato il primo omicidio in campo nella storia del calcio. Finisce letteralmente sottoterra, il povero Teo, e da lì non si riprenderà più: la sua squadra, la Norfolk, nemmeno partecipa al torneo successivo, eliminata nelle qualificazioni dalla Artic di Peterson/Reynolds/Flanagan. Theo conquista però un posto in Nazionale, riserva di Warner (!) che a sua volta è la riserva di Benji (!!!) e anche se fa simpatia non gioca mai. Quindi il disegnatore ne capisce l’inutilità e lo depenna pure dal ruolo di terzo, facendolo sparire dal cartone animato.

#03 – Alan Crocker/Parker (Yuzo Morisaki)

Incredibile che i doppiatori abbiano fatto confusione anche sul cognome di quello che è a tutti gli effetti il portiere titolare della squadra protagonista dell’anime, ma questo è il destino degli sfigati.

Che poi, Alan tanto sfigato non sembrerebbe: partito come riserva, si ritrova titolare perché Benji ha sempre un qualche acciacco che manco Pato ai tempi del Milan, (spiegazione ufficiale, la verità è che gli sceneggiatori devono giustificare i gol subiti dalla Newteam) rimane tale per due tornei (vinti) e soffia anche il posto di terzo portiere del Giappone al colossale Theo Sellers. Però due eventi lo portano sul podio di questa classifica. Per prima cosa, nel primo torneo, conquistata la finale finisce dritto in panchina senza fiatare perché Benji è finalmente guarito dall’infortunio che lo ha costretto a saltare tutto il torneo; poi perché dopo la prima partita, in cui si rivela inadeguato come la Pepsi a un compleanno di Lapo Elkann, viene pesantemente ingiuriato dai compagni, che temono che con un brocco così in porta la finale la vedranno con il binocolo. Ci pensa allora il Messia Holly a portare Alan con sé in spiaggia, una mattina presto, e a sfinirlo di cannonate sotto gli occhi attoniti del resto della squadra: al millesimo tiro, finalmente, Alan para, ed ecco che tutti i compagni lo festeggiano manco fosse diventato improvvisamente Dino Zoff. È la parata migliore della sua vita e da lì non si ripeterà più, ma tant’è.

#02 – Mark Lenders (Hiyuga Kojiro)

A molti sembrerà una bestemmia: il solo giocatore capace di tenere testa ad Holly in tutto il cartone animato, il capitano dei più fieri rivali, l’unico capace di batterlo (!!!) addirittura al secondo posto in questa classifica?

E sì che Mark Lenders ha tutto per essere il protagonista del cartone: è potente, è tenace, ha una storia strappalacrime alle spalle (madre vedova, tanti fratellini piccoli e si allena mentre consegna a piedi il latte in paese) e ha uno stile tutto suo: apparentemente più grande dei coetanei, è scuro di pelle e gioca con le maniche arrotolate. Mark è il Raoul, il Vegeta, della situazione: è QUASI come Holly, forte QUASI come lui, rispettato QUASI quanto lui.
Tuttavia, sebbene passi da un piano di superiorità nei confronti di Hutton a uno di sostanziale parità, due episodi lo sparano dritto in cima a questa classifica.
Il primo è il suo passaggio alla prestigiosa scuola della Toho: questa ricca scuola mette in palio infatti una borsa di studio (ma queste cose succedono, in Giappone?) al miglior giocatore del torneo giovanile. Per Mark vincere questo premio vorrebbe dire tutto, visto che la sua indigenza non gli permetterebbe di continuare gli studi come dovrebbe. E sì, alla fine è Mark ad andare alla Toho (che prende anche Ed e Denny, i suoi compagni… ma non era uno solo il posto disponibile?) ma – udite udite – SOLO COME SECONDA SCELTA.
La Toho infatti dopo un lungo pensare offre la borsa a Holly, ma quando questi rifiuta deve per forza chiedere la disponibilità di Mark, che poco orgogliosamente accetta.
Quando i ragazzi diventano professionisti (cosa appena accennata nei cartoni animati ma ben ampliata nel manga) ecco che per Lenders si schiudono le porte del calcio italiano: lo vuole nientemeno che la Juventus!!! Così, mentre Holly è in Brasile, Mark è in Italia: decisamente un passo avanti, finalmente! Ma poi, purtroppo, tutto torna alla normalità: Mark stenta a trovare spazio in bianconero e finisce alla Reggiana (…) in C1 in prestito, mentre Holly passa dal Santos al Barcelona, la squadra più forte del mondo.
E no, non ci sarà riscatto, visto che Yoichi Takahashi (il creatore del manga) chiude lì la storia, evidentemente soddisfatto di immaginare Mark scorrazzare per i campi minori del Belpaese. Insomma, ancora qualcuno convinto che Lenders non meriti la seconda posizione?

#01 – Bart Johnson (Shingo Yamamori)

Signore e signori, ecco il vincitore: Bart Johnson, per quei pochi che si degnano di rivolgergli la parola semplicemente “Bart”, l’eterna riserva di Holly Hutton, al quale non subentra nemmeno se questi ha una gamba maciullata o se la squadra sta vincendo 10 a 0 contro degli infermi. Nessuno sa il motivo per cui sia stato scelto come riserva (come lui solo un altro, hanno le panchine corte in Giappone) se non c’è la minima fiducia nella sue capacità di giocare almeno 5 minuti a torneo. E certo, è dura la vita per chi è riserva di un super-campione, però la cosa comica e triste del povero Bart è che il campo non lo vede proprio mai, e si che occasioni in cui la squadra stravince e 5 minuti potrebbero essere concessi anche ad un incapace ce ne sono a bizzeffe lungo la serie.

Un’occasione ci sarebbe quando, in una partita contro la Hot Dog dei gemelli Derrick, Holly è così malmesso da crollare ripetutamente in terra ed essere trasportato nell’infermeria dello stadio mentre ancora la partita è in corso. Quando l’allenatore ordina a Bart di scaldarsi per la sostituzione, il resto della squadra insorge con veemenza chiedendo al mister di ripensarci: attenderanno che Holly recuperi e nel frattempo giocheranno in dieci e raddoppieranno gli sforzi. “Ma per carità di Dio, quella pippa inguardabile di Bart in campo no!” sembra quasi sentirli dire, e quando l’allenatore accetta il pensiero della squadra e la povera riserva torna mestamente al suo posto, sfido chiunque a non provare tristezza.
Qualche ANNO dopo siamo in una situazione analoga: Holly è ancora più a pezzi della volta precedente, in pratica regge l’anima con i denti, e quando l’allenatore ordina a Bart di scaldarsi nessuno sembra opporsi. Anzi, uno c’è: è lo stesso Bart, che ormai a suo agio nel ruolo di eterna riserva, dice che “non è giusto nei confronti di Holly” e che è bene che questo resti in campo. Così Holly rimane sul terreno di gioco e segna uno spettacolare gol che vale la vittoria contro la Flynet e la conquista della finale e Bart sparisce nuovamente in panchina dalla quale non lo vedremo mai più emergere.

Holly & Benji, al di là delle facili ironie sugli effetti fisici e gravitazionali a cui erano soggetti campo, giocatori e pallone, è stato un assoluto capolavoro. Raramente un cartone animato ha compresso in sé così tante metafore della vita (il gioco di squadra, l’onestà, il non arrendersi mai, il rispetto verso il prossimo, l’inseguire i propri sogni) rendendole così evidenti: qualunque bambino lo abbia seguito ha sognato di fare il calciatore, e ha comunque capito un sacco di cose fondamentali della vita. Forse superficialmente non rappresentava il calcio al 100%, ma lo spirito, l’anima di questo sport lo ha espresso benissimo. Personalmente l’ho adorato e penso che ancora oggi tutti i bambini che si avvicinano a questo gioco (perché il calcio è pur sempre, prima di tutto, un gioco) dovrebbero prendersi la briga di vederlo.

(Ringrazio ancora per il lungo quanto necessario editing Eleonora, come sempre. Il suo profilo Linkedin lo trovate QUI)

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