Baseball
Il Resto del Carlino – “Toro” Rinaldi, una leggenda del baseball italiano
Oggi, tra gli articoli del Resto del Carlino si parla di baseball, più precisamente di “Toro“. Alberto Rinaldi, bolognese classe ’46, è stato uno dei primi italiani a sbarcare nel modo del baseball professionistico quando ancora non aveva l’età per votare (all’epoca si era maggiorenni a 21 anni). Come scrive A. Gallo nel suo articolo, c’è abbastanza materiale per far sì che della vita del “Toro” venga fatto un romanzo: in Nazionale a 16 anni, nei Cincinnati Reds a 18; ha vinto quattro scudetti e una Coppa dei Campioni con la maglia della Fortitudo; ha sposato, 51 anni fa, un’americana conosciuta non ne negli States, ma bensì a Parma e, agli esordi, si trovò a giocare contro Paul Marcinkus, prima che quest’ultimo intraprese la strada per il clero.
Alberto nasce a Bologna, fuori Porta Lame, in un quartiere che chiamavano Oca. Racconta come è nato il soprannome “Toro”: “…ero sempre il più piccolo e, quando mi provocavano, non avevo paura. Caricavo a testa bassa. Da lì Toro. E’ un soprannome che mi porto dietro da una vita”. Da lì in avanti il nome Toro, nel mondo del batti e corri, diventa una leggenda. Cominciò a giocare da giovanissimo, 7-8 anni, in un campo da calcio trasformato in diamante e, come se fosse destino, casa sua si affacciava proprio su quel campo. Entrò in una squadra delle Fiamme Oro, dove tra questi c’è anche Paul Marcinkus, sfidando avversari sempre più forti. Questo gli dà la forza di non avere paura, nemmeno quando si ritrova negli U.S.A, dove “erano avversari forti, ma avevano due braccia e due gambe come tutti gli altri”.
A 16 anni, nel ’64, l’esordio in nazionale e agli Europei di Milano. Poi, in Germania, conobbe lo scout dei Cincinnati Reds Reno De Benedetti che, un anno dopo, lo porterà negli States per il primo Spring Training. Cincinnati Reds, Tampa Reds (franchigia dei Cincinnati) e San Diego Patriots sono solo alcune tappe. Al suo fianco c’è anche Giulio Glorioso, considerato oggi il più grande giocatore di baseball italiano, che come un fratello maggiore gli faceva da apripista e lo aiutava con la lingua, grazie alla sua esperienza in Minor League per i Cleveland Indians. “Toro” si trovò a giocare nella Florida States League, con un contratto da 5-6.000 dollari al mese, che per il 1965 erano una bella somma.
Per le leggi del tempo la linea che separava professionisti e dilettanti era ben marcata e questo gli impedì di giocare con la Nazionale. Rinaldi si ritrova “costretto” a tornare in Italia per la leva militare e da lì ci rimase. Prima a Parma, poi in Fortitudo dove, anche se lo pagavano un po’ meno, ci stava bene: era casa sua. Si sposa nel 1969 con Janet, conosciuta a Parma, e dalla coppia nasce Jennifer. “Toro” racconta anche la sua amicizia con Bulgarelli: “Ci trovammo a una premiazione. […] Andavamo in vacanza insieme e le nostre famiglie si frequentavano”.
Alberto In Fortitudo non solo come giocatore, vincendo quattro titoli e una Coppa dei Campioni, ma anche come manager. La sua maglia, la numero 20, è stata ritirata per sempre: “mi fa sempre un certo effetto quando vado al Falchi e la vedo. Ripenso a tutto e mi commuovo”.
Alberto “Toro” Rinaldi: nato a Bologna, cuore Fortitudo, rimarrà per sempre una leggenda del nostro baseball.
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