Calcio
Tutto calcio che Cola – #01 – 19 Mar
Abbiamo un bel di che lamentarci, del nostro calcio declassato che da qualche stagione ha perso il quarto posto utile per la Champions League.
La spiegazione è tutta nel famoso “ranking UEFA” che abbiamo ignorato bellamente fino a quando non ci stava per arrivare addosso il sorpasso delle tedesche: lì abbiamo provato a fare qualcosa, ma si è come ignorato che anche la bistrattata Europa League porta fieno in cascina e aiuta nella classifica del ranking.
Perso il quarto posto in Champions, la mentalità non è cambiata: l’Europa League, pur inseguita nominalmente dalle nostre squadre, alla fine altro non è che una scocciatura infrasettimanale, un modo per ritrovarsi giocatori stanchi se non infortunati per le gare che contano, e cioè quelle di campionato: la pensano così quasi tutti, anche per via dello scarso rientro economico della minore delle coppe europee, oltre al fatto che – per esigenze televisive – viene disputata di giovedì.
La pensa così senza dubbio anche Antonio Conte, che pur giocandoun’insidiosagara contro la Fiorentina ha preferito spedire in campo parecchie riserve per tenersi i titolari in vista del campionato: una scelta che ha pagato a metà, con la Juve che ha vinto la domenica – inseguendo un record di punti storico – ma ha toppato al giovedì, pareggiando in casa una gara che poteva anche perdere e complicando terribilmente un ritorno a Firenze dove dovrà fare la partita.
C’è da capirlo, il tecnico leccese: ha la possibilità di vincere il terzo scudetto in tre stagioni sulla panca bianconera, terzo titolo consecutivo che sarebbe un record dal dopoguerra. Ha la possibilità di farlo segnando un record di punti e di vittorie, un record che molto difficilmente sarebbe poi possibile superare in futuro.
Un campionato, questo, che significherebbe la terza stella ufficiale sulla maglia, senza se e senza ma, senza obiezioni: Calciopoli o no, assolutisti o colpevolisti, tutti dovrebbero riconoscere quella stella che gli juventini sentono già loro.
Peccato che tutto ciò capiti nell’anno in cui la finale di Europa League si svolgerà allo Juventus Stadium, nell’anno in cui i bianconeri – partiti con tutt’altre ambizioni europee – si trovano a disputare questa “coppa minore” per via di una serie incredibili di errori e sfortune di cui la famosa partita di Istanbul con il Galatasaray – che ha significato appunto una prematura eliminazione in Champions – è stata solo l’apice.
La Juventus è senza dubbio la squadra più gloriosa e titolata d’Italia. Negli ultimi anni è anche la squadra più forte, clamorosamente più forte, talmente tanto da far sembrare la straordinaria Roma di Rudi Garcia una mera comparsa, uno sparring partner.
Che sia più portata al dominio nazionale che a quello europeo è un dato di fatto, corroborato dalle innumerevoli partecipazioni europee al fronte dei pochi – relativamente – successi ottenuti fuori dal confine.
Questo anche perché una Coppa la si può perdere per una semplice giornata storta, mentre un campionato alla lunga lo vince sempre la squadra migliore, certamente.
Eppure c’è anche un altro motivo per cui la Juventus pare snobbare la “piccola coppa”, pur se sulla carta nessuno può dichiaratamente ammetterlo: il fatto che questa annata, particolarmente, potrebbe segnare così tanti record da rimanere nella storia del calcio italiano. Così tanti record – quasi impossibili poi da superare – vorrebbero dire che tutti, amici e nemici, juventini e non, dovrebbero ammettere chi è il più forte. Anche chi lo nega per partito preso o per bandiera, negando l’evidenza.
Nella storia – italiana e non – rimarrebbero molto di più 100 punti (o giù di lì) e un campionato con una sola sconfitta, peraltro ampiamente evitabile e maturata in circostanze difficilmente ripetibili a Firenze contro la Fiorentina.
Già, la Fiorentina. La squadra che sconfisse la Juventus quando questa si sentiva ormai sicura di sé e aveva la testa altrove. La stessa squadra che giovedì prossimo, in casa sua, tenterà di estromettere i bianconeri nella corsa alla finale.
Una delle poche – se non l’unica – squadre italiane ad aver preso questo impegno europeo con serietà, nonostante un quarto posto in campionato e l’assenza prima di Mario Gomez e poi di Giuseppe Rossi, e cioè i due attaccanti titolari.
Il tedesco è tornato, in due gare ha segnato due reti – una proprio all’andata contro la Juve – dimostrando che forse sì, qualcosa da recriminare sul suo lungo infortunio i Viola ce lo possono avere. Basterà per eliminare la Juventus? Forse. O forse no.
Ma se così sarà non si potrà dare più di tante colpe a Conte e al suo turn-over: in fondo un campionato da record vale pure un impegno europeo ridotto, e in fondo le riserve in una grande squadra come la Juventus ogni tanto devono pur giocare e se lo meritano, anche perché si parla sempre di gente come Osvaldo, Giovinco, Ogbonna, Isla e Marchisio.
Gente che pur avendo vista la panca spesso in questa stagione ancora insegue una convocazione per il prossimo Mondiale in Brasile, gente con cui Conte ha stretto un patto ad inizio stagione assicurando loro un certo utilizzo. E il tecnico salentino è uomo di parola, motivo principale per cui la squadra lo segue – e vince.
Certo, potrebbero giocare anche in campionato. Ma lì, come detto, c’è da inseguire un record che rimarrebbe per sempre nella storia. Difficile rinunciare ad un occasione così.
Intanto, però, tedesche, inglesi e spagnole lottano in campionato E ANCHE in Europa. Lasciando noi italiani a chiederci come facciano a prendere entrambe le competizioni con il massimo dell’impegno. E a domandarci come mai il ranking europeo ci lascia appena tre squadre per la Champions League.
(Editing: Eleonora Baldelli)
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