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Matteo Berrettini alla Bfc Academy: «Vivo per il tennis, l’entusiasmo è fondamentale per crescere. Vi dico la mia su Nadal, Federer e Djokovic…»

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Dopo Roberto Mancini e Carlo Verdone, il terzo ospite della Bfc Academy è Matteo Berrettini, talentuoso tennista italiano, inserito tra i top 10 della classifica ATP. Tante le domande del Settore Giovanile del Bologna F.C. e altrettanti i consigli del tennista romano ai tanti giovani all’ascolto. 

«La passione per il tennis è di famiglia, tutti giocavano a tennis, mi hanno messo la racchetta in mano quando avevo 3-4 anni. Quando avevo 15-16 anni ero solito parlare molto in campo, rimproveravo me stesso se non giocavo come dovevo, tant’è che il mio allenatore, Vincenzo Santopadre, mi chiamava “La radio”. Con il tempo sono dovuto migliorare molto sotto questo aspetto, essendo io un perfezionista e molto critico con me stesso. È diventato il mio lavoro quando avevo circa 19 anni, non guadagnavo, ma per fortuna avevo la mia famiglia e la Federazione che mi davano una mano. Quando ero più piccolo seguivo il calcio, mio padre mi trasmise la passione per la Fiorentina a sua volta ereditata da suo nonno, non è facile confessarlo sul canale ufficiale del Bologna.»

Sulla sua carriera: «Quando mi qualificai per le Finals fu stranissimo: ero a Montecarlo in un ristorante e ad un certo punto mi iniziò a squillare il telefono, capii che Monfils aveva perso e che mi ero qualificato, fu un’emozione incredibile. Anche il fatto di essere tra i primi 10 al mondo mi è tutt’ora strano: sono partito 54 del mondo e a fine anno mi sono ritrovato tra i primi 10, ancora non l’ho realizzato completamente. A Monaco di Baviera giocai una semifinale contro Bautista Agut e mi ricordo di essere uscito dal campo particolarmente soddisfatto, così come i miei allenatori. Le partite più dure le ho giocate contro Diego Schwartzman e Gaël Monfils ai quarti di finale degli US Open, entrambe durate circa 4 ore ed entrambe portate a casa. Torneo preferito? Essendo romano il Foro Italico ha sicuramente un posto nel mio cuore, Wimbledon è quello che mi affascina di più per tutta la storia che ha dietro.»

«Djokovic, Nadal o Federer? Ognuno ha le sue caratteristiche peculiari, sono tutti dei campioni. Nadal a livello di intensità fisica e mentale è probabilmente il più ostico. Federer è sempre stato il mio idolo, ciò che impressiona è l’estrema facilità con cui riesce a giocare, è il giocatore più completo di tutti. Djokovic è quello che soffro di più, la sua risposta al servizio non ha eguali, riesce sempre ad anticipare la mossa dell’avversario.»

Qualche consiglio per i più giovani: «Le sconfitte aiutano a crescere, per me è sempre stato così. Ho usato la rabbia delle sconfitte per tornare in campo più maturo e preparato. Cerco sempre di mantenere alto l’entusiasmo, se mancano passione e dedizione è difficile arrivare in alto.»

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