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Calcio

Cose dell’altro…Calcio di Mattia Grandi

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La storia di Carlos Henrique Kaiser è un singolare crocevia a sfondo calcistico tra la truffa, l’imbroglio, la menzogna e la semplice genialità. Una vicenda quasi utopica per propria dinamica, un vero cult tra gli amanti delle curiosità pallonare. Vent’anni di calcio professionistico con tanto di ingaggio e benefit di sorta senza calcare il manto erboso. Botafogo, Flamengo, Vasco, Fluminense, América, Bangu, Palmeiras e, infine, in Europa con la maglia dell’Ajaccio. Un palmares di tutto rispetto costruito attraverso una fitta rete di amicizie con campioni anni ’80 del calibro di Carlos Alberto Torres, Rocha, Renato Gaucho, Romario, Edmundo e Branco. In un’epoca priva del web, delle pay tv e con il sistema degli agenti procuratori distante anni luce dalla propria egemonia, Kaiser manipolava la totale mancanza di informazioni. L’ingaggio di uno dei suoi “amici” famosi da parte di un club contemplava l’inserito del geniale stratega nella trattativa  come contropartita tecnica dell’affare. Disciplinato burocraticamente da un contratto “di rischio”, una specie di prova remunerata per circa tre mesi, Kaiser figurava tesserato a tutti gli effetti. Superate le visite mediche, raggirava la prova campo attraverso una mendace dichiarazione di scarsa condizione fisica che lo limitava a semplici giri di campo. La furbata, di difficile gestione nel medio-lungo periodo, trovava la complicità di qualche compagno di squadra al quale commissionava un’entrata dura in allenamento per simulare una distorsione o stiramento. Senza l’ausilio della moderna risonanza magnetica ed altri esami medici specifici le settimane trascorrevano allegramente remunerate ad altezza infermeria. Tutti i compagni conoscevano perfettamente le pieghe della frode ma traevano benefici riflessi. Le amicizie influenti di Kaiser tra i gestori dei night club e delle discoteche di Rio suggellavano una certa movida nelle lunghe giornate in trasferta o in ritiro. Prenotato un albergo da parte della compagine di turno, Carlos arrivava tre giorni prima in loco con decine di ragazze affittando alcune stanze della struttura. Nessuna fuga nascosta, un paio di semplici rampe di scale per l’esclusivo intrattenimento. La diabolicità della corruzione si estendeva anche alla stampa sportiva. Omaggi di magliette autografate, rumors sottobanco e conturbanti mulatte in cambio di articoli giornalistici di elogio utili al proseguo della commedia truffaldina. In vent’anni di onorata carriera, Kaiser calca il campo in match ufficiali un paio di volte. Pochi minuti, giusto il tempo di fingere un infortunio muscolare. E oggi ci sorprendiamo delle imbucate dell’Infiltrato delle Iene, Kaiser docet nei secoli secolorum.

Mattia Grandi

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