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A TU per TU – Intervista esclusiva a Carolina Morace: “Il 4-2-3-1 di Siniša funziona. Penso che Palacio…”

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A piccoli passi ci stiamo (forse) avvicinando alla ripresa del campionato e, nel frattempo, siamo tornati a parlare di moduli e tattiche: per farlo abbiamo avuto l’onore di intervistare Carolina Morace. Considerata una delle calciatrici più forti di sempre, dopo aver allenato il Milan, la Morace è attualmente commenta a Serie A su Sky come opinionista.

Buongiorno, innanzitutto le chiedo come ha trascorso questa quarantena?

“Io cose da fare ne ho trovate perché, alla fine, quando hai tempo libero riesci sempre a trovare qualche attività da svolgere. Ho letto molto, ho svolto degli approfondimenti calcistici ma ho fatto molto altro: trovo abbastanza triste se qualcuno non ha avuto nulla da fare, anche perché penso sia stato difficile. Io ho cercato di fare tutto quello che non riuscivo a fare prima, quindi ti dico che la mia quarantena l’ho vissuta bene”.

Su Youtube ha analizzato tatticamente il Bologna; lei come giudica la squadra rossoblu fino allo stop del campionato?

“Innanzitutto io non giudico se la squadre vincono o, al contrario, perdono. Io ad esempio, nel video dedicato al Bologna su Youtube, ho analizzato la partita contro la Lazio all’Olimpico perché in quel contesto c’è stato un cambio di strategia. Poi è chiaro che la Lazio ha più valori tecnici rispetto al Bologna, ma nonostante ciò la squadra di Siniša si è comportata molto bene. Io ho voluto far vedere come un allenatore reagisce quando ha un problema”.

Nel 4-2-3-1 di Siniša quanto valgono gli esterni, sia di attacco sia di difesa?

“Questo modulo è quello che esalta di più le qualità degli esterni, sia difensivi, sia offensivi. Per quanto riguarda il Bologna c’è un’altra considerazione da fare: anche quando gioca a 4 dietro, alla fine costruisce sempre a 3. Questa è la grande novità del momento, adesso non si cerca di costruire gioco solo con i due centrali, si cerca di usare tutti  e tre i calciatori: il Bologna fa proprio questo, pur giocando a quattro dietro”.

In quali situazioni soffrono di più gli esterni bassi?

“Ad esempio quando ha palla l’avversario che gioca con un 5-3-2; si devono alzare molto e spesso soffrono. In una situazione del genere o danno copertura i due centrali, oppure attaccano la loro zona i due quinti: penso sia questa la situazione di gioco più difficile da studiare per gli esterni bassi”.

Quando invece si esalta il 4-2-3-1?

“Oggi tutte le squadre possono adottare qualsiasi sistema di gioco, dipende sempre dalle potenzialità di una determinata rosa. Un sistema di gioco ha vantaggi e svantaggi, ovviamente sono gli allenatori che devono studiare per diversificare delle tattiche. Ad esempio, il 4-3-3 non viene utilizzato allo stesso modo da tutti gli allenatori che optano per questo modulo, bisogna sempre adattarsi alle potenzialità dei propri calciatori; è difficile dire che cosa può mettere in difficoltà la squadra avversaria. Giocando con due centrali, la zona davanti alla difesa è più scoperta rispetto ad altre parti del campo; poi nei cambi di gioco, se i due trequartisti laterali non recuperano in tempo, potrebbero riscontrarsi delle difficoltà”.

Barrow è schierato spesso a sinistra, in realtà è un centravanti: secondo lei dove rende meglio?

“Lui è molto veloce, quindi a sinistra lo vedo meglio. Da centravanti dovrebbe adottare una posizione del corpo diversa in base a dove si trova la palla, perché deve riuscire a trovarsi sempre di fronte alla porta, se vuole sfruttare la propria velocità. Di solito i calciatori veloci giocano esternamente, ma non è sempre così: il Parma di D’Aversa, ad esempio, fa partire Gervinho sulla fascia ma alla fine si accentra”.

Palacio che giocatore è?

“Rodrigo Palacio è davvero forte, ma non solo: è un grande leader, è uno che continua a correre e – soprattutto – sa dove correre, perché non per tutti è così scontato. Riesce sempre a indirizzare la palla nel migliore dei modi, è un grande campione e questo tutti lo sanno”.

Cosa manca al Bologna per compiere un passo in avanti?

“Questa è una domanda che dovrebbe essere fatta a Siniša, da fuori è difficile dirlo. Di solito le squadre rafforzano la propria spina centrale, non è sempre così ma la maggior parte delle volte accade questo; quindi un attaccante centrale, uno che ti faccia almeno 15 reti, oppure un buon centrocampista centrale, uno capace di smistare il gioco e di creare situazioni ottimali per i propri compagni di squadra”.

Grazie mille per la disponibilità.

“Grazie a lei”.

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