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TRIPLICE FISCHIO – Juve e Lazio, che lotta; l’Inter c’è e non c’è. Oggi spareggi Europa League e…

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Salve a tutti. Non si respira più, ormai ci sono più partite di Serie A che uscite coniugali: “No, che peccato”. Qualcuno dirà mai questa frase? Chissà.

Partiamo dall’Inter, non dalla sfida di stasera contro il Brescia, bensì da quella già vinta – con tanta fatica – a Parma. Si è vista una squadra spenta, troppo Brozo-dipendente: poco gioco, altrettante occasioni e poi c’è Christian Eriksen. Nel bene o nel male si finisce a parlare sempre di lui. Questa volta che voto dargli? Qui iniziano i dibattiti, alla fine, forse, una misera sufficienza potrebbe averla strappata. Ma non basta. Non per Antonio Conte. Siamo sicuri che questa sera farà l’impossibile e, settimana prossima, ci ritroveremo a parlare di un gioiello. Chiediamo scusa in anticipo. Il problema è che la prima stagione di Conte sotto la Madonnina non ha dato i frutti sperati: voleva un grande mercato e l’ha ricevuto, quindi ci sono poche attenuanti. Va bene che siamo al suo primo anno, ma è anche vero che ha trovato una situazione favorevole per poter fare di più, soprattutto in campionato. Il Napoli era in crisi, Roma e Milan non ne parliamo, e la Juventus era forse la peggiore dell’ultimo decennio. Forse, la vittoria dello Scudetto era troppo, ma si pretendeva qualcosa di più. Anche nelle coppe, Champions e Coppa Italia, ci si aspettava di più. Niente. Ora l’ultimo ramo a non esserci ancora spezzato è quello dell’Europa League. le squadre, l’80%, sono alla portata dei nerazzurri. Ora tocca a Conte e alla sua squadra alzare il voto in pagella che, almeno per ora, non è molto alto.

In testa alla classifica continua il tiro alla fune tra Juventus e Lazio. E quanto ci piace. L’anno scorso, in questo periodo, i bianconeri dormivano sonni tranquilli mentre dalla seconda in poi era bagarre per aggiudicarsi un posto europeo. Quest’anno no. La Lazio tiene: soffre, combatte e resiste. La vittoria di ieri, in casa contro i granata, ne è la palese dimostrazione: un primo tempo buio, un Immobile che era immobile e un Toro che si comportava da Toro. Nel secondo tempo spazio ad un altro copione; cambia la trama, le controfigure del primo atto hanno lasciato spazio ai personaggi principali ed ecco che il film si ribalta. Con Immobile, che fa ciò che gli riesce meglio (avete capito cosa?), con Luìs Alberto che comanda il gioco biancoceleste e con Parolo che segna, quasi chiamato dal fato. Un 2-1 fondamentale per i sogni tricolori dell’Aquila, brava a ri-spiccare il volo dopo aver riposato per 45 minuti.

Tiene anche la Juventus, che di essere spodestata dal trono proprio non ci pensa. I biancocelesti chiamano, i bianconeri rispondono. Lo fanno in un Ferraris così vuoto da far sentire il mare, il vento e le urla di Davide Nicola, che nel primo tempo ha assistito a una lezione dal titolo “Come non giocare a calcio”. Un Genoa troppo spento, bloccato nella propria metà campo e in balia degli attacchi, seppur sterili, dell’armata bianconera. Ma una squadra che gioca così può resistere per un po’, perché poi capitolerà. E così è stato. Apre Dybala, che tutto sembra tranne un uomo che ha combattuto contro il Coronavirus per 40 giorni; continua Ronaldo, che trafigge Perin con un tiro “monstre”. La chiude Douglas Costa con una prodezza balistica formidabile: elastico, doppio passo e tiro a giro nel sette. E tanti saluti a Perin. L’unica nota stonata è il gol subito da Szczesny, che manteneva la porta inviolata da un po’ di tempo. Ma la sostanza non cambia: 1-3 e tanti saluti.

Oggi continua la rincorsa Europa. Attenzione a Bologna-Cagliari e a Verona-Parma, che potrebbero valere molto in ottica Europa League. Poi c’è l’Inter, che ospita il Brescia ma attenzione e non farlo stare troppo comodo. Che poi Conte si arrabbia. L’ennesima giornata-spezzatino si concluderà domani con Atalanta-Napoli, big-match tra le due squadre più in forma del campionato, e Roma-Udinese, con una lupa che deve tornare a sbranare gli avversari. Il quarto posto pare essere sfumato definitivamente, attenzione ora a tenere sotto controllo il quinto, perché lì dietro la concorrenza è più spietata che mai. Tante lotte, altrettante battaglie. Ormai non si respira più, ma ammettiamolo: quanto ci piace tutto questo?

Alla prossima.

 

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